Camminatori di città.





di Alessandro De Sanctis


Domenica ore 10, appuntamento a Porta Portese, luogo di mercati, mercanti e magazzini dall'epoca dei romani (quelli antichi), siamo accanto al Tevere, nell'area dove venivano scaricate in città le navi che provenivano dal mare risalendo il fiume. Qui, qualche secolo dopo, continuavano ad essere costruite quelle stesse navi, per i Papi però. Fra il milleseicento ed il millesettecento, all'epoca di Papa Clemente XI (1649-1721), veniva edificato un bellissimo manufatto produttivo artigianale, l'Arsenale Papale, ora e da anni sede di un rivenditore di materiali edili, che lo ha tenuto, colpa anche delle varie Sovrintendenze, nell'incuria più totale, fino ad arrivare ad uno stentato e non concluso restauro.
Così comincia la prima delle mie bellissime camminate metropolitane organizzate dai gruppi Stalker e Primavera Romana.
Stalker è stato un importante film di Andrej Tarkovskij, gli Stalker erano delle guide che portavano le persone nella Zona Proibita, in cui si diceva ci fosse una stanza in cui si potevano avverare i “desideri più intimi e segreti”, “i luoghi cambiano con le emozioni delle persone che vi passano”.
Questi camminatori sottolineano l'importanza dell'attraversamento dei luoghi, la loro scoperta e riscoperta, il mondo che ci sta attorno spesso non lo vediamo più, per abitudine, noia, mancanza di tempo, mancanza di qualcuno a cui farlo vedere. Queste persone, questo movimento di persone, in tutti i sensi, ci spinge a valorizzare l'esistente, a tenerlo caro, a non buttarlo via al primo alito di vento, come ci suggerisce la civiltà della pubblicità e del consumo fine a se stesso, consumare-buttare-ricomprare, questo vale anche per gli spazi, perchè continuare a costruire e consumare suolo prezioso mentre ci sono migliaia di case sfitte? Non sono le case che mancano, ma i soldi per comprarle, e allora camminiamo e ci verranno idee meravigliose, obbligo di camminata per tutti i politici almeno una volta a settimana!
Camminiamo, attraversiamo, inciampiamo pure, ma ci rialziamo, siamo una piccola mandria, entriamo nei luoghi un tempo di tutti, oggi recintati, segregati, sporcati, abbandonati, preda, proprio per questo abbandono colposo, degli speculatori, degli accaparratori economici, facciamo vedere che amiamo le nostre città, riprendiamole, puliamole, disegnamole, cantiamole.
Passiamo dal lungotevere all'argine abitato da povera gente, in baracche di fortuna, risaliamo, superiamo ostacoli (come in un videogioco o in un esercizio di rafforzamento psicofisico, o è un percorso karmico, un Mandala vivente?), siamo tanti, non siamo più soli, c'aiutiamo, facciamo amicizia, inciampiamo ma poi ci rialziamo, ascoltiamo le storie di quelli che conoscono la tappa che abbiamo raggiunto.
Poi si legge qualche brano di scrittori che sono passati di lì, fisicamente o solo mentalmente, Pasolini alla Magliana e al Forlanini, Cederna allo scandaloso Hotel Hilton (frutto della corruzione anni 50-60).
Questo safari mette in circolo il sangue, le idee, l'energia creativa, e per “contagio” gli abitanti che ci vedono passare (chiedendo immancabilmente: di dove siete?) s'inorgogliscono, dopo un momento di stupore, riprovano piacere nel vedere il loro quartiere, la loro via, meta di pellegrinaggio (“nomade” direbbe lo stalker). Qualche anno fa venne bandito un concorso per la valorizzazione del Foro Boario, un area prima sede del macello di Roma, in cui si era insediata, in una sua piccola parte residuale, una pacifica comunità di rifugiati curdi, vinse chi scelse di fare una semplice foto dell'area, tal quale, vissuta e vagamente decadente.
Ponte Sublicio. Disegno a china. Alessandro De Sanctis

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