Dicevano gli antichi Senoi …”non aver paura di sognare”



di Enza Di Lallo

Gli psicoanalisti sostengono che tutti indistintamente sognano; e per dimostrare questo sono state impiegate macchine sofisticatissime, oltre che disinteressate. A partire dagli anni Cinquanta infatti ricercatori di diverse parti del mondo si sono presi la briga di tenere in osservazione migliaia di dormienti per arrivare a scoprire che, in certe fasi del sonno, gli occhi si muovono sotto le palpebre chiuse, come se stessero guardando un film o una partita allo stadio.

Il sogno è fatto di immagini misteriosamente correlate fra loro, e anche in chi non ha mai conosciuto l ‘esperienza del vedere sviluppa in modo straordinario altri sensi: il tatto, l ‘udito, l’olfatto, sognano suoni, odori…. La mediazione della ragione, ossia la facoltà di pensare, stabilendo rapporti e legami logici, o formulando giudizi come vero, o falso, o sbagliato, nei sogni sembra essere addormentata. Eppure vi è una folta schiera di persone che sostiene di non sognare, di non ricordarli, e addirittura accompagna la propria affermazione con una nota di superiorità e di disprezzo per chi presta attenzione agli inutili e fallaci fantasmi della notte; oppure vi è chi, con un accenno di amarezza parla dell’ingiusta privazione di una esperienza che ad altri è invece donata.

Nessuno può spiegare invece perché alcune mattine ci si sveglia di malumore e altre ancora ci si sente irragionevolmente ottimisti, sereni e pieni di voglia di vivere, ma credo che in comune ci sia la paura di sognare……di doverci poi fare i conti al proprio risveglio, di non saperne accettare il messaggio. Per migliaia di anni, in realtà, l’uomo ha convissuto con i sogni in modo costruttivo. A partire dai personaggi della Bibbia, cui il testo sacro attribuisce sogni profetici e visioni rivelatrici.
Anche gli antichi Greci avevano gran rispetto per i sogni, che dividevano in due categorie: piccoli e grandi sogni. I primi riguardavano l’individuo e la sua vita privata, i secondi invece interessavano la comunità e perciò come tali venivano messi in discussione in pubbliche assemblee. Chi non riusciva comprendere o gestire il messaggio del sogno privato, soprattutto se attinente allo stato di salute, andava a farsi aiutare dai sacerdoti. A Roma invece la grandezza di un sogno era proporzionale alla grandezza , ossia al potere e al prestigio del sognatore.

Dopo l’affermarsi di un sapere arricchito dalle scoperte e dalle conquiste della scienza, frutto di un uso produttivo della ragione, la sapienza del sonno ha perso gran parte del suo prestigio, anche se non ha smesso di rivestire la sua importanza , tanto che proprio un medico di formazione scientifica regolare ha proposto all’attenzione dei colleghi un ‘interpretazione dei sogni che dava loro una sensata ragione di essere e che si è rivelata una quasi rivoluzione.
I legami fra la veglia e il sonno diciamo hanno registrato da sempre un divario fra l’immaginazione e la sensibilità collettiva da una parte, e la cultura aristocratica della scienza dall’altra.

Di certo non possiamo attingere alle indicazioni di antiche popolazioni indigene, come i Senoi,che fino all’alba dell‘ultima guerra mondiale abitavano indisturbati nelle giungle montuose dell’Asia sudorientale, e cercare di realizzare in concreto i nostri desideri inconsci , una volta che siano resi espliciti con un’analisi interpretativa; convinti che, tutto ciò che nella vita di una persona viene represso o lasciato nell’ombra, acquista forza e tende poi ad esplodere in modo incontrollato, tanto si abituavano sin da bambini a esternare le emozioni dei loro sogni, tanto più credevano che durante il sonno giungessero all’individuo messaggi di natura soprannaturale. Si può però imparare da loro forse ad avere rispetto per la parte in ombra di noi stessi, semplicemente, ad essere più tolleranti , meno schiavi del giudizio altrui e della morale repressiva,e più aperti a sopportare le debolezze degli altri...

Questo atteggiamento è forse la condizione necessaria perché chi dice di non sognare mai incominci a farlo , o meglio, a ricordare i suoi sogni e a trarne insospettabili soddisfazioni.

1 تعليقات

  1. Antonio da Francavilla27 فبراير 2010 في 5:32 م

    Gentilissima Enza, ammesso, per un’impossibile ipotesi, che fossi una persona molto informata su tutti gli argomenti, avrei sempre qualcosa da imparare. Le confesso che non sapevo nulla del popolo dei Sinoi. Non sapevo che questo popolo avesse fatto del processo onirico un vero e proprio progetto di educazione. Negli anni lontanissimi in cui frequentavo la scuola secondaria superiore, il professore di filosofia ci insegnò Froid e dei suoi studi sui sogni. Ricordo che ne ero affascinato. Sembra che essi siano dettati dall’esperienza della giornata che in qualche modo abbiamo rimosso perché sgradevoli. Non ne sono mai stato convinto di questa teoria. Continuando nella lettura del suo servizio, ho appreso che una nutrita schiera di persone nega questa realtà. Davvero strano. È verissimo quanto afferma a proposito degli antichi popoli che ai sogni davano un significato di presagio. Così come i medici curavano le malattie, altri esperti erano proprio incaricati di dare un significato al sogno del potente che in quel momento regnava. All’ora del caffè, con mia moglie, parliamo spesso dei sogni. Lei, a differenza di me, li ricorda e posso assicurarle che i racconti sono davvero strani e che non siamo mai riusciti a collegarli alla realtà, né tanto meno pretendiamo di interpretarli. Mi piacerebbe tanto sapere perché non tutti ricordano le loro visioni oniriche. Mi piacerebbe davvero, gentilissima Enza, anche apprendere quale procedura potrebbe insegnarmi a trarre giovamento dai sogni notturni. Di solito, i miei, sono sempre angosciosi e il loro ricordo mi traumatizza. Quando ero ancora giovane, tanti anni or sono, ho desiderato mettere in pratica proprio ciò che le ha fatto con il suo articolo. Parlare, raccontare i miei sogni. Al libro che ne sarebbe dovuto uscire avevo anche dato un titolo. “Il vagabondo delle stelle”. Del progetto è rimasto solo un sogno. Non ricordo da quando è iniziato il progetto di cercare di interpretare i sogni. Forse sin dai di Seneca. Chiudo con un desiderio e con un auspicio. Che il suo sogno, gentilissima Enza, qualunque esso sia, possa realizzarsi e darle tutte quelle soddisfazioni che indubbiamente merita.

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