LE TRIVELLAZIONI NEL MARE: UN MISERO PRESENTE E UN FUTURO ASSENTE


Arch. Eugenio Lombardi – Ecomuseo Urbano del nord Barese



Ho nei giorni scorsi scritto una lettera aperta al presidente del consiglio Matteo Renzi, il quale aveva invitato pubblicamente gli italiani a non recarsi a votare al referendum del prossimo 17 aprile e palesando rischi di un venir meno di posti di lavoro.  Una visione ottusa e molto corta, considerando il luogo in cui viviamo e la direzione nel frattempo presa da altre nazioni a noi vicine. Nei giorni scorsi la Francia ha posto una pesante moratoria sulla prosecuzione delle trivellazioni in mare.
Il bacino mediterraneo è un’area della Terra di antichissima Storia, segnata profondamente nel suo corso da eventi prodotti dalla natura e dall’uomo. L’Adriatico, poi, ha visto due coste che per millenni si sono confrontate, combattute, scambiate popolazioni, tanto da farci diventare nei fatti un’unica grande area omogenea. Ci differenziano le lingue, le tradizioni, i vissuti, le politiche, ma in realtà il ceppo di partenza era e resta unico.

Bene, Io credo profondamente che i posti di lavoro, il futuro di una nazione come l'Italia non siano legati alle trivellazioni, alla cancellazione dei segni identitari giunti fino a noi attraverso decine di migliaia di anni, ma derivino invece proprio dall'esaltazione di questa Storia e di questi segni. Un bacino mediterraneo che sta vivendo dinamiche conflittuali molto critiche, come già tante volte accaduto in passato,  dovrebbe vedere nella nostra Italia un polo di riferimento socioculturale e di attrazione turistica per eccellenza. Non sono i posti di lavoro legati all’estrazione petrolifera che possono regalarci un futuro, anzi rischiano di portarcelo via. Un territorio nazionale spendibile nella sua interezza per le sue straordinarie e differenziate risorse storiche, culturali, naturalistiche e che ha fatto del mare, del suo splendido mare, uno dei baluardi della sua attrattività, davvero non sa pensare ad altro che al proprio consumo e al proprio suicida sfruttamento?

Un turista dovrebbe scegliere l'Italia sapendo che per un giorno, una settimana, un mese, non avrà tempo se non per la conoscenza, la scoperta, il nuoto in acque limpide, le camminate per gli antichi percorsi di montagna o attraverso uliveti pluricentenari, le soste in piccole trattorie di campagna come in rinomati ristoranti di città per vivere esperienze di gusto inesistenti altrove.
Dovrebbe venir qui consapevole della tristezza del rientro a casa, tale sarà il bombardamento di musica, colori, odori, profumi. Cittadini di tutto il mondo dovrebbero scegliere di vivere in Italia, sapendo di poterci vivere bene, più tutelati, più facilitati nel quotidiano, governati da politici per scelta etica e non fraudolenta.

L'Italia, se si investisse in modo responsabile in Educazione, Didattica, Cultura, Ricerca, sarebbe il Paese al mondo in cui sentirsi fortunati di esserci nati ed in cui scegliere di vivere. Ma oggi ci viene dichiarato che il futuro non può essere qui, perché gli investimenti si limitano solo allo sfruttamento becero e irresponsabile delle risorse petrolifere, che avranno pure un termine! E dopo? Senza dimenticare che gli investitori stanno da anni trovando nell’Italia una nazione da sfruttare e spremere, lasciando davvero briciole di quanto portano via. Eppure, c’è un’intera generazione che sta progressivamente abbandonando l’Italia e cerca altrove, offrendo le proprie competenze e passioni, quello che potrebbe fare pienamente nella propria terra, se fosse messa nelle giuste e opportune condizioni.

Al presidente Matteo Renzi ho scritto che io voglio vivere, non sopravvivere. Ed è per questo che il 17 aprile, benchè mi abbia irresponsabilmente invitato a non farlo,  prenderò parte al referendum e voterò SI, perchè con il mio piccolo contributo si inizi a porre fine ad un'epoca di furbizie e devastante, ignorante distruzione dei nostri tesori e del futuro nostro e di chi verrà dopo di noi.



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