di Gordiano Lupi
Ippolita (Gravina) è una ricca e nobile donna romana che da bambina ha subito un grave incidente d’auto. Non ha riportato lesioni, ma è rimasta paralizzata alle gambe e deve muoversi con l’aiuto di una sedia a rotelle. Ippolita soffre di disturbi psichici, la sua paralisi è nervosa, frutto di uno shock violento, causato dalla morte della madre nello stesso incidente. La ragazza conta molto sull’affetto del padre (Ferrer) e del fratello (Girone), ma il suo fragile equilibrio si incrina quando si rende conto che il genitore vorrebbe sposare Greta (Strindberg). Ippolita viene accudita da un’infermiera (Valli) che ormai è diventata una persona della famiglia, perché presta servizio da molti anni. Il padre prova la strada del miracolo, ma alla fine pensa che uno psichiatra (Orsini) possa riuscire a far camminare la figlia. Il metodo di cura prevede l’ipnosi con regressione all’infanzia per ricordare l’episodio traumatico. Ippolita rivede lo spettacolare incidente, il padre che esce di strada, la mamma che muore e la sua salvezza tra le fiamme. Lo psichiatra fa ricordare alla donna una vita passata in cui è stata una strega condannata dalla Santa Inquisizione. In realtà si tratta di un’antenata che per non entrare in convento divenne adoratrice di Satana e finì sul rogo. Assistiamo ai primi indizi di possessione demoniaca quando Ippolita scatena la sua rabbia su una fotografia del padre, accoltellandola e spaccando il vetro. Il padre fa l’amore con la sua donna e la figlia stringe la foto del genitore al petto, si contorce in smorfie di dolore mentre rivede sequenze della vita precedente. Ippolita rivive la possessione dell’antenata che in punto di morte salvò la sua anima strappando il crocifisso a un prete. De Martino è molto bravo a raccontare la possessione demoniaca durante un sabba nel bosco e mostra un rapporto sessuale con un essere dalla maschera infernale. Molto realistica la sequenza del rospo spremuto con il sangue che cola sul talamo e la testa divorata dalla strega. La donna ha un rapporto con il diavolo e diventare una posseduta, ma l’elemento scatenante è l’odio nei confronti del padre. Vediamo Ippolita guarita che adesca un giovane, ci fa l’amore in una catacomba e poi lo uccide torcendogli il collo. Molto spettacolare - pure se a imitazione de L’esorcista - tutta la parte in cui Ipolita si rivela come posseduta. A tavola insulta la donna del padre, secerne bava dalla bocca, fa muovere tavoli, oggetti, finestre, mobili, pronuncia suoni gutturali e si esprime con voce maschile, profonda, cavernosa. Intuiamo soltanto il rapporto erotico con il fratello, immaginato attraverso gli occhi dell’infermiera che spia la sequenza morbosa, ma è proprio da un atto incestuoso che Satana vuol generare l’anticristo. Mario Saccia interpreta un santone di paese chiamato a scacciare il demonio, ma rischia di venir soffocato dalla potenza del male. Abbondano le sequenze a imitazione de L’esorcista: finestre che si aprono, mobili che si muovono, smorfie demoniache e levitazione del corpo di Ippolita che vaga per la stanza. Non poteva mancare il vomito di sostanza verde in una sequenza piuttosto disturbante che mostra il santone convinto da Satana a leccarlo. Il padre lascia la sua donna per facilitare la guarigione di Ippolita, ma ormai è tardi, perché il diavolo si è impossessato di lei al punto che tenta di strozzare il genitore con la sua stessa cravatta. A questo punto lo psichiatra viene licenziato, perché tutti si convincono che Ippolita è un’indemoniata. In un primo tempo è lo zio prete (Kennedy) che prova a scacciare il maligno, ma non ci riesce, anzi deve subire gli insulti della donna e la macabra confessione che ha fatto l’amore con il fratello e attende il figlio del demonio. Ottimi effetti speciali: un rospo ucciso, la Bibbia che prende fuoco, gli occhi bianchi, la bava alla bocca, mobili e cassetti che si muovono. Non serve a vincere il male neppure un crocefisso applicato sul corpo. Si ricorre a un vero esorcista, un vecchio frate (Coulouris) autorizzato dalla Chiesa. Il demonio è sempre più padrone del corpo di Ippolita, che adesso mostra piaghe sul corpo, vomita roba verde e frantuma specchi. L’esorcismo ricorda la stessa sequenza del film statunitense, ma ci sono elementi originali come le piaghe prodotte dall’acqua benedetta e il serpente che funge da simbolo demoniaco. Il finale è del tutto originale, perché Ippolita fugge di casa, forse vorrebbe suicidarsi, raggiunge il Colosseo, ed è là che il padre riesce a farle abbracciare la croce, mentre il frate insiste con le preghiere. Stupende le ultime sequenze sotto la pioggia, mentre la ragazza abortisce il figlio del demonio e torna finalmente libera. L’anticristo non nascerà, la fede ha scacciato il diavolo che vola via sconfitto da un corpo abbandonato in una notte di tregenda.
Il film è scritto dal regista con la collaborazione di Gianfranco Clerici e Vincenzo Mannino, autori di sicura esperienza, che infarciscono la pellicola di effetti speciali demoniaci, ma realizzano un horror inquietante e originale. I momenti migliori del film sono giocati nelle atmosfere claustrofobiche degli interni e in una suspense magistralmente costruita anche per merito del commento musicale di Ennio Morricone e Bruno Nicolai. Ottimi gli attori, soprattutto Carla Gravina nel ruolo della posseduta, ma non sono da meno Alida Valli e Umberto Orsini. La fotografia è del grande Aristide Massaccesi, meglio noto come Joe D’Amato. Gli effetti speciali sono di Carlo Rambaldi, che rende credibile persino il purè di piselli come vomito diabolico. L’originalità della pellicola nei confronti de L’esorcista sta in abbondanti dosi di erotismo morboso e in molti effetti speciali eccessivi e truculenti. Non meno interessante la parte iniziale con la rappresentazione realistica di una processione a un santuario dove vengono condotti a chiedere la grazia indemoniati e malati. Da vedere.
L’anticristo (1974) è uno dei migliori film a tematica esorcistica usciti negli anni Settanta dopo il successo de L’esorcista (1973) di William Friedkin. Interpreti: Carla Gravina, Alida Valli, Remo Girone, Anita Strindberg, Mario Scaccia, Mel Ferrer, Arthur Kennedy, Umberto Orsini , George Coulouris, Bruno Tocci e Vittorio Fanfoni.
Ippolita (Gravina) è una ricca e nobile donna romana che da bambina ha subito un grave incidente d’auto. Non ha riportato lesioni, ma è rimasta paralizzata alle gambe e deve muoversi con l’aiuto di una sedia a rotelle. Ippolita soffre di disturbi psichici, la sua paralisi è nervosa, frutto di uno shock violento, causato dalla morte della madre nello stesso incidente. La ragazza conta molto sull’affetto del padre (Ferrer) e del fratello (Girone), ma il suo fragile equilibrio si incrina quando si rende conto che il genitore vorrebbe sposare Greta (Strindberg). Ippolita viene accudita da un’infermiera (Valli) che ormai è diventata una persona della famiglia, perché presta servizio da molti anni. Il padre prova la strada del miracolo, ma alla fine pensa che uno psichiatra (Orsini) possa riuscire a far camminare la figlia. Il metodo di cura prevede l’ipnosi con regressione all’infanzia per ricordare l’episodio traumatico. Ippolita rivede lo spettacolare incidente, il padre che esce di strada, la mamma che muore e la sua salvezza tra le fiamme. Lo psichiatra fa ricordare alla donna una vita passata in cui è stata una strega condannata dalla Santa Inquisizione. In realtà si tratta di un’antenata che per non entrare in convento divenne adoratrice di Satana e finì sul rogo. Assistiamo ai primi indizi di possessione demoniaca quando Ippolita scatena la sua rabbia su una fotografia del padre, accoltellandola e spaccando il vetro. Il padre fa l’amore con la sua donna e la figlia stringe la foto del genitore al petto, si contorce in smorfie di dolore mentre rivede sequenze della vita precedente. Ippolita rivive la possessione dell’antenata che in punto di morte salvò la sua anima strappando il crocifisso a un prete. De Martino è molto bravo a raccontare la possessione demoniaca durante un sabba nel bosco e mostra un rapporto sessuale con un essere dalla maschera infernale. Molto realistica la sequenza del rospo spremuto con il sangue che cola sul talamo e la testa divorata dalla strega. La donna ha un rapporto con il diavolo e diventare una posseduta, ma l’elemento scatenante è l’odio nei confronti del padre. Vediamo Ippolita guarita che adesca un giovane, ci fa l’amore in una catacomba e poi lo uccide torcendogli il collo. Molto spettacolare - pure se a imitazione de L’esorcista - tutta la parte in cui Ipolita si rivela come posseduta. A tavola insulta la donna del padre, secerne bava dalla bocca, fa muovere tavoli, oggetti, finestre, mobili, pronuncia suoni gutturali e si esprime con voce maschile, profonda, cavernosa. Intuiamo soltanto il rapporto erotico con il fratello, immaginato attraverso gli occhi dell’infermiera che spia la sequenza morbosa, ma è proprio da un atto incestuoso che Satana vuol generare l’anticristo. Mario Saccia interpreta un santone di paese chiamato a scacciare il demonio, ma rischia di venir soffocato dalla potenza del male. Abbondano le sequenze a imitazione de L’esorcista: finestre che si aprono, mobili che si muovono, smorfie demoniache e levitazione del corpo di Ippolita che vaga per la stanza. Non poteva mancare il vomito di sostanza verde in una sequenza piuttosto disturbante che mostra il santone convinto da Satana a leccarlo. Il padre lascia la sua donna per facilitare la guarigione di Ippolita, ma ormai è tardi, perché il diavolo si è impossessato di lei al punto che tenta di strozzare il genitore con la sua stessa cravatta. A questo punto lo psichiatra viene licenziato, perché tutti si convincono che Ippolita è un’indemoniata. In un primo tempo è lo zio prete (Kennedy) che prova a scacciare il maligno, ma non ci riesce, anzi deve subire gli insulti della donna e la macabra confessione che ha fatto l’amore con il fratello e attende il figlio del demonio. Ottimi effetti speciali: un rospo ucciso, la Bibbia che prende fuoco, gli occhi bianchi, la bava alla bocca, mobili e cassetti che si muovono. Non serve a vincere il male neppure un crocefisso applicato sul corpo. Si ricorre a un vero esorcista, un vecchio frate (Coulouris) autorizzato dalla Chiesa. Il demonio è sempre più padrone del corpo di Ippolita, che adesso mostra piaghe sul corpo, vomita roba verde e frantuma specchi. L’esorcismo ricorda la stessa sequenza del film statunitense, ma ci sono elementi originali come le piaghe prodotte dall’acqua benedetta e il serpente che funge da simbolo demoniaco. Il finale è del tutto originale, perché Ippolita fugge di casa, forse vorrebbe suicidarsi, raggiunge il Colosseo, ed è là che il padre riesce a farle abbracciare la croce, mentre il frate insiste con le preghiere. Stupende le ultime sequenze sotto la pioggia, mentre la ragazza abortisce il figlio del demonio e torna finalmente libera. L’anticristo non nascerà, la fede ha scacciato il diavolo che vola via sconfitto da un corpo abbandonato in una notte di tregenda.
Il film è scritto dal regista con la collaborazione di Gianfranco Clerici e Vincenzo Mannino, autori di sicura esperienza, che infarciscono la pellicola di effetti speciali demoniaci, ma realizzano un horror inquietante e originale. I momenti migliori del film sono giocati nelle atmosfere claustrofobiche degli interni e in una suspense magistralmente costruita anche per merito del commento musicale di Ennio Morricone e Bruno Nicolai. Ottimi gli attori, soprattutto Carla Gravina nel ruolo della posseduta, ma non sono da meno Alida Valli e Umberto Orsini. La fotografia è del grande Aristide Massaccesi, meglio noto come Joe D’Amato. Gli effetti speciali sono di Carlo Rambaldi, che rende credibile persino il purè di piselli come vomito diabolico. L’originalità della pellicola nei confronti de L’esorcista sta in abbondanti dosi di erotismo morboso e in molti effetti speciali eccessivi e truculenti. Non meno interessante la parte iniziale con la rappresentazione realistica di una processione a un santuario dove vengono condotti a chiedere la grazia indemoniati e malati. Da vedere.
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