2009-2010, l’anno (scolastico) che verrà

di Roberto Tortora

Numerose novità entreranno nella scuola con l’apertura dei cancelli prevista, in molte regioni, intorno alla metà di settembre.
Val la pena ricordare che all’origine dei vari provvedimenti già varati dal Governo o in via di approvazione ci sono due obiettivi dichiarati: tagli alla spesa e meritocrazia.
Per quanta riguarda gli alunni, la novità più importante interessa i maturandi: da quest’anno sarà necessaria la sufficienza in tutte le materie per essere ammessi all’esame di Stato. Nello scorso mese di giugno, invece, era sufficiente avere la media del sei: un nove generosamente elargito in condotta o in educazione fisica bastava a sanare un tre in Italiano o in matematica. Dunque, si richiede un impegno più costante agli studenti del quinto anno delle superiori che non potranno trascurare nessuna disciplina e dovranno osservare un comportamento corretto. Resta valido il principio in base al quale con il cinque in condotta si è automaticamente esclusi dall’esame.
Regole più severe riguardano anche gli alunni di terza media. Riportare il massimo dei voti all’esame di licenza sarà impresa riservata a pochissimi, perché il voto finale scaturisce dalla media aritmetica tra prove scritte, prove INValSI, colloquio e voto di ammissione.
Fin qui, la valorizzazione del merito.
Ma il clima di Viale Trastevere diventa rovente quando si tocca il posto di lavoro di migliaia di precari.
Il ministro Gelmini, proseguendo su una rotta già tracciata dal governo Prodi, procede ad un drastico taglio di spesa che lascerà a casa più di 16.000 docenti che l’anno scorso avevano avuto supplenze annuali. Da un lato il maestro unico o prevalente, dall’altro l’aumento del numero degli alunni nelle classi, fanno sì che il numero dei nuovi assunti (docenti, ma anche personale di segreteria e collaboratori scolastici) sia di gran lunga inferiore al numero di chi rimane senza lavoro. Per protestare contro una manovra economica che ricade pesantemente proprio sull’istruzione, in questi giorni sono nati comitati di precari che portano avanti una lotta senza quartiere contro le scelte del Governo.
Le altre novità in corso di approvazione riguardano le classi di concorso, i centri di educazione degli adulti, la riforma dei Licei, la riforma dell’istruzione tecnica, la riforma degli istituti professionali.
Dell’intero pacchetto, la questione più rilevante è quella relativa alla scuola superiore, non solo perché è direttamente collegata alla formazione culturale dei giovani e alla loro preparazione al mondo del lavoro, ma soprattutto perché è condizionata dai tempi di approvazione. Infatti è necessario che vengano acquisiti una seconda approvazione da parte del Governo, il parere favorevole del Cnpi, della Conferenza unificata, del Consiglio di Stato e, infine, la registrazione da parte della Corte dei Conti. Tutto questo lungo iter dovrebbe concludersi entro dicembre, per dare modo agli alunni di conoscere bene l’indirizzo di studi al quale iscriversi e che li terrà impegnati per cinque anni. In caso di ritardi, il Governo potrebbe optare per il rinvio della riforma all’anno scolastico successivo oppure procedere ad una attuazione in forma sperimentale.
Le conseguenze sarebbero gravi sia per il Governo, che non conseguirebbe i risparmi previsti, sia per gli studenti, che si troverebbero iscritti ad un corso di studi destinato a trasformarsi strada facendo.

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