Silvia Avallone - Acciaio




di Gordiano Lupi

Silvia Avallone, Acciaio, Rizzoli editore

Acciaio ĆØ uno di quei romanzi che ti riconciliano con la letteratura italiana contemporanea. Mentre scorri le pagine assorto nella lettura commenti a voce alta: “Non ĆØ vero che il romanzo ĆØ morto”, “Si scrivono ancora le storie”, “Non ĆØ finito il tempo di raccontare i sentimenti”. Era dalla lettura di romanzi come Lo schiaffo e Alla larga dai comunisti, entrambi di Luigi Carletti - editi da Baldini e Castoldi nel 2008 e nel 2009 - che non m’imbattevo in una cosƬ evidente capacitĆ  di raccontare storie, in questo caso ancor piĆ¹ sorprendente perchĆ© l’autrice ha soltanto venticinque anni.

Acciaio di Silvia Avallone ĆØ un romanzo di formazione che attualizza la lezione di Salinger e del suo fondamentale Giovane Holden. Racconta la storia della profonda amicizia tra Francesca e Anna, due ragazzine di tredici anni che diventano donne in una provincia depressa popolata da operai siderurgici, adulti disillusi bruciati da troppe sconfitte e ragazzi che sognano la fuga. Piombino ĆØ il palcoscenico degradato su cui recitano i personaggi, sempre curati e credibili, mai ridotti a stereotipi e a macchiette fumettistiche. Una via Stalingrado di pura fantasia - localizzabile nel quartiere periferico di mare noto come Salivoli e identificabile nel rione operaio dei Lombriconi - presenta casermoni in stile sovietico dove vivono operai della Lucchini, famiglie marginali, piccoli spacciatori, ladruncoli, perdigiorno, studenti e ragazzi che in estate popolano la piccola spiaggia davanti all’Isola d’Elba. Silvia Avallone sceglie di dare un nome di fantasia al teatro principale delle vicende perchĆ© rappresenta in un luogo geografico definito la vita problematica di ogni piccola cittĆ  bastardo posto di gucciniana memoria. Non Ć© Piombino l’obiettivo, ma la provincia italiana che cambia e la vita che pulsa lontana, distante milioni di anni luce dalle speranze dei giovani.

Ecco via Stalingrado a giugno, bruciata dal sole, descritta dalla penna ispirata di Silvia Avallone: Da una parte c’era il mare, invaso di adolescenti in quell’ora bestiale. Dall’altra il muso dei casermoni popolari. E tutte le serrande abbassate lungo la strada deserta. Il mare e i muri di quei casermoni sotto il sole rovente del mese di giugno, sembravano la vita e la morte che si urlavano contro. Non c’era niente da fare: via Stalingrado, per chi non ci viveva, vista da fuori, era desolante. Di piĆ¹: era la miseria.

L’autrice riesce a raccontare la disillusione di una generazione che non crede piĆ¹ a niente e non si entusiasma per la politica, soprattutto non trova una via di fuga lottando per un ideale ma soltanto costruendosi un mondo irreale. Silvia Avallone racconta la droga presa nei cortili dei palazzi per noia, abitudine, per trovare il coraggio di affrontare un lavoro che distrugge la vita, per sentirsi uomini e affrontare una serata in discoteca o in un night a caccia di emozioni.

Il tema principale ĆØ l’amicizia tra due ragazzine, una bionda e l’altra mora, entrambe di una bellezza solare e sfacciata che vedono crescere i corpi femminili sotto lo sguardo interessato degli uomini. Un’amicizia che sfocia nel rapporto lesbico, appena sfumato dall’autrice che non calca la mano sui momenti morbosi e racconta con grazia i sentimenti, ma subito dopo muore per futili incomprensioni e gelosie, forse perchĆ© i loro giochi di ragazzine si sono spinti oltre il consentito. Francesca tenta di sostituire l’amica con Lisa, ma non ĆØ la stessa cosa, comincia un percorso di autodistruzione che la porterĆ  a perdere la propria giovinezza sul palcoscenico del Gilda, un night club dove ballerĆ  nuda e si concederĆ  alle voglie represse di un pubblico di operai che sfoga le frustrazioni nel sesso.

Silvia Avallone ha una capacitĆ  descrittiva tipica solo dei grandi scrittori, perchĆ© riesce a catturare i sentimenti nelle frasi e a comunicare sensazioni descrivendo luoghi con un tono a metĆ  strada tra l’elegiaco e il poetico. Il complesso di quattro casermoni da cui piovono pezzi di balcone e di amianto in un cortile dove i bambini giocano accanto a ragazzi che spacciano e vecchie che puzzano ĆØ il luogo dove si dipanano le esistenze dei protagonisti. Uomini e donne che si fanno un’idea del mondo restandone ai margini, credendo normale non andare in vacanza, non andare al cinema, non sfogliare il giornale e non leggere libri. Troviamo persino una citazione de La pioggia nel pineto di dannunziana memoria che costruisce una cadenza di eventi intorno a un tragico incidente avvenuto sotto la pioggia. La descrizione degli operai siderurgici e dei luoghi dove vivono ĆØ certosina, paziente, evoca sentimenti e ricordi.

Il Cotone, il quartiere dell’acciaio. Nudo come una tomba. Non una panetteria, un alimentari, un’edicola. Forse la serranda abbassata di un’officina. Lo spolverino prodotto dal carbone te lo sentivi entrare nei polmoni, appiccicarsi addosso, annerire la pelle.

Silvia Avallone racconta l’adolescenza, un’etĆ  potenziale dove tutto puĆ² ancora accadere e ogni possibile strada da prendere ĆØ ancora aperta, ma non scrive un facile romanzo giovanilistico alla Moccia che strizza l’occhio agli adolescenti. Acciaio ĆØ un romanzo problematico che parla di padri violenti che picchiano figlie disinibite ma sono loro i primi cattivi esempi, racconta di genitori assenti che fuggono da un destino operaio per trafficare in opere d’arte rubate e denaro falso, descrive il dramma delle morti sul lavoro in un’industria siderurgica, narra la perdita dei valori di una societĆ  che non crede piĆ¹ a niente, a parte sesso e denaro. I ragazzini sono la speranza, come diceva Pasolini, ma pure loro si perdono, purtroppo, perchĆ© diventano uomini e donne. Un romanzo pervaso da un pessimismo di fondo e da un andamento malinconico, come una poesia di Giovanni Pascoli o una ballata di Fancesco Guccini, ma che si legge con passione dalla prima all’ultima pagina, parteggiando per i protagonisti e fremendo per le loro vicissitudini. Acciaio appassionerĆ  gli adolescenti che ci rivedranno la loro vita e tutte le persone che cercano in una storia la cruda realtĆ  della vita quotidiana. Non piacerĆ  a chi cerca l’elegia provinciale, il mito del cantuccio d’ombra romita, rifugio tranquillo dove stemperare i problemi quotidiani. La provincia toscana non ĆØ piĆ¹ cosƬ. Una raccomandazione: non fateci un film perchĆ© distruggerete l’incanto e la poesia della pagina scritta, non riproducibile dallo scarso mestiere di certi registi italiani contemporanei che seguono le orme di Moccia e Muccino. A meno che non si scoprano nuovi emuli di Pasolini e Germi, capaci di farsi cantori di un’epopea ambientata ai tempi in cui la classe operaia non puĆ² andare in Paradiso.

Silvia Avallone ha venticinque anni ed ĆØ al suo primo romanzo.

Al contrario dei suoi protagonisti - ha trovato la sua strada.

3 Commenti

  1. Un tono a metĆ  strada tra l'elegiaco e il poetico? Ma se il vocabolo piĆ¹ utilizzato ĆØ "Smadonnare"?! Ridicolo. Ridicolo l'articolo, chiaramente venduto, ridicolo il libro, che, come un pasto da Mc Donald's, ha il solo pregio di poter essere consumato velocemente.

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  2. Non ho capito k fine fa Mattia, investe alessio e poi??

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  3. a me "acciaio" non ĆØ piaciuto proprio per niente. l'Avallone avrĆ  trovato anche la sua strada, ma la prossima volta il pieno di carburante lo paga senza i miei soldi.

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