Scarpinando per il web alla ricerca di emozioni







di Vincenzo Jacovino

Un tempo nelle città, anche in quelle di provincia, si andava per gallerie allietando occhi e mente con le opere di nuovi artisti o con quelle di amici la cui frequenza spesso era diradata dalla lontananza. Oggi, purtroppo, questo piacevole vagabondaggio non è più realizzabile perché le nostre città, soprattutto le provinciali, mancano di gallerie d’arte. Ora sono i grandi eventi pittorici a nutrire occhi e mente, ma bisogna viaggiare. E, oggi, non sempre è possibile per più varie e disparate ragioni. Scarpinare, pertanto, per le vie cittadine ha perso, in effetti, quel sapore di sorpresa del bello anche se non mancavano, a volte, anche alcune brutture. E brutture, anche oggi, non mancano specie nella periferia dell’impero perché gli artisti della domenica sono sempre in agguato presso angoli e luoghi più impensati.
Se mancano nelle nostre città di provincia, ormai, le opportunità di andar per gallerie c’è, oggi, per i cultori dell’arte e del bello il modo di allietare occhi e mente mutandosi in internauti; e, invece di scarpinare per le vie cittadine, si può scarpinare comodamente stando in casa per le autostrade del web. Anch’esse sono inondante di tante brutture, è vero, ma siti ove il bello cattura e suscita emozioni, siti ove è possibile individuare giovani artisti ci sono.
Nella nostra navigazione a vista l’attenzione è stata più volte catturata da alcune opere di giovani sconosciuti che avremmo voluto vedere vis a vis per meglio apprezzare, valutare e comprendere quali siano le tendenze del loro fare in arte. Si può, quindi, capire le numerosi difficoltà che si frappongono. E’ un modo, però, di procedere che non serve e non deve servire a valutare ma a segnalare o, meglio, ad individuare l’attitudine a raccontare, attraverso l’arte, la maniera di percepire e interpretare il mondo circostante con i suoi annessi e connessi dell’artista che ha catturato l’attenzione. Accade che l’incontro con gli artisti, che popolano il web, nel tentativo di ampliare il territorio della narrazione impongono, non a caso, balzi che vanno da una pittura per linee e colori all’iconografia figurativa e paesaggistica.
Nevil Hechavarria sembra che faccia lo stesso percorso narrando le sue vicende emotive attraverso l’impercettibilità dell’immagine femminile ( quarto quadro partendo dall'alto) ove linee e colori si concatenano in maniera che luci e riflessi cromatici si susseguono l’uno dietro l’altro. A volte, però, le linee o i segni grafici risultano graffianti come a voler impedire che la fragile immagine femminile emerga in tutta la sua allusività ( terzo quadro partendo dall'alto), una figuralità sorprendente che, seppur solo accennata, comunque intriga. Altrove non è, solo, la fragilità o, meglio, l’insostenibile leggerezza femminea a respingere il nero notte che vuol avanzare ma il colore primario, il bianco, qua e là ferito e violentato a confliggere con il neronotte ( secondo quadro partendo dall'alto).
Hechavarria, però, si avventura anche nell’iconografia paesaggistica e le immagini inserite in rete non rendono molto. In queste opere è evidente lo sforzo dell’artista di afferrare e fermare la realtà, il mondo che lo circonda. C’è in queste opere, oltre al predominio del colore vivo e spesso acceso, l’intima urgenza di aggiungere più che sottrarre cromatismo. Predomina, almeno nelle opere che circolano in rete, l’azzurro e il verde nelle più disparate tonalità tale da raggiungere un’apprezzabile esito monocromatico nel “Ciclista” (primo quadro partendo dall'alto). Sono evidenti, in questo giovane, i rimandi e le influenze di molti maestri, però una volta onorato il debito culturale è necessario che l’Hechavarria si emancipi se vuol dare alla sua narrazione artistica una personale e precisa connotazione.
Non si vuole, tuttavia, ignorare che le opere viste tramite il lucore del monitor possano essere diverse da quelle realizzate per una galleria o viste in uno studio d’arte, Perché, quasi sempre, i riflessi e le opacità del monitor sono cangianti, mutevoli.

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