LA SCUOLA E' DI TUTTI?



ALCUNE RIFLESSIONI DI ROSA MAURO, GRANDE RITORNO,
SULLA SCUOLA E LA SUA ESPERIENZA CON IL FIGLIO AUTISTICO.
LA DOMANDA CHE SEMPRE ALEGGIA E' COME POTER INSERIRE SERIAMENTE
LA DISABILITA' A PARI DIGNITA' NELLA SCUOLA PUBBLICA, QUANDO E COME
AMMETTERE DEI LIMITI E QUANDO E COME PRETENDERE UN DIRITTO ALLO STUDIO
ESIGIBILE. DOMANDE APERTE ANCORA E SEMPRE


                                                      Scuola di tutti?
Salve!
In questi giorni sta terminando la scuola e, mentre scrivo, non so ancora come finirà davvero per mio figlio.
In teoria, sarebbe tutto semplice: esiste una legge che gli garantisce non solo l’ammissione agli esami, ma il loro svolgimento secondo le modalità più idonee per la sua disabilità.
Giovanni, ragazzo autistico che non legge e non scrive, ma parla e apprende secondo le sue modalità, anche se non standard, avrebbe dunque tutte le possibilità di svolgere un esame sul suo PEI, che ha diligentemente svolto durante l’anno con insegnante di sostegno, aec e assistente tiflodidattica.
Quest’anno è stato pure fortunato: per il suo ultimo anno alle scuole medie il suo team si è stabilizzato ed ha lavorato coerentemente su un programma condiviso sulle autonomie, condiviso e discusso nell’unico GLH svolto.
Tutto bene dunque?
No.
Perché nella scuola, la coordinatrice della disabilità e il consiglio di classe hanno deciso che non sapevano se mandare avanti o no Giovanni e, sopratutto se, fargli fare o meno gli esami.
In barba alla legge,  e in barba sopratutto ad ogni esigenza di tutela e di non discriminazione di un alunno che ha fatto si o no cinque assenze in tutto il corso di studio, una dall’inizio di questo terzo anno.
Senza parlare, ma parliamone pure, perché no? della mancanza di rispetto verso tutto il suo team, che si è impegnato ed è riuscito ad ottenere ottimi risultati sulle autonomie e sulla capacità di gestione sociale di Giovanni.
Sono andata personalmente a a fargli presente la legge e vi assicuro, non sono stata tenera, non lo sono mai, quando subodoro malafede ed ignoranza.
Mi sono sentita ridere in faccia e citare che loro avevano più esperienza di me, povera mamma già solo per questo considerata un poco cretina.
Per fortuna c’era mia madre con me, che ha insegnato per 35 anni e ha fatto presente che anche lei, in quel momento non nonna ma prof con esperienza molto maggiore di loro, non ha mai sentito che non si ammettesse all’esame un allievo disabile con un pei regolare e capacità di affrontare un esame, essendo un autistico verbale.
hanno ribadito che faranno quello che credono giusto e a quel che so, al GLH di istituto, a cui sappiatelo i genitori dei ragazzi in questione NON sono stati invitati, hanno proposto bontà loro l’ammissione ma senza esame finale.
Cosa molto grave, non è stato nemmeno invitato il team di Giovanni, che avrebbe giustamente spiegato che Giovanni era perfettamente in grado di sostenere un esame sul suo programma.
Un esame che forse, anzi senza forse, non serve a conseguire un diploma come gli altri, ma mette un punto ad un lavoro di formazione personale e di crescita sociale, compito che dovrebbe essere primario per la scuola.
Non sono le nozioni che dovrebbero prevalere, non è sapere quando e come è nato Manzoni, ma la capacità dei ragazzi di diventare uomini in grado di inserirsi socialmente e trovare il proprio cammino, e la propria utilità nel mondo.
Questo dovrebbe valere per tutti e non solo per i ragazzi come Giovanni, che sono lì proprio per insegnarci che fare scuola non è solo mettere insieme pagine di libri letti.
La sfida di Giovanni e degli altri disabili dovrebbe rendere onore ad una scuola di tutti e per tutti, dovrebbe essere una occasione irripetibile per andare oltre e rivedere finalmente il proprio ruolo primario, al di là di prove invalsi e schedature che davvero lasciano il tempo che trovano.
Per tutti e cinque i ragazzi disabili del loro istituto, la scuola vuole escludere la possibilità di un congedo reale, come fossero dei paria che non hanno diritto nemmeno a terminare come gli altri il corso di studi.
Non ho idea di come abbiano preso le altre mamme questa carità pelosa, che hanno giustificato prima con una attenzione premurosa per quei ragazzi che non volevano mettere sotto stress ( con un esame personalizzato? non credo sia possibile), poi con una più autentica si fa per dire preoccupazione.
In quei giorni ci son anche gli esami degli altri ragazzi, quelli che la scuola considera propri, che fanno i test invalsi e vanno in fila per tre.
Devono fare gli scritti e se poi i nostri ragazzi li disturbassero?
E’ indubbiamente per questo che non ci hanno voluti a questo GLH: temo che a quel punto sarei passata sopra qualcuno con la mia carrozzina.
Dunque, finalmente si getta la maschera, dopo tre anni di finta solidarietà, ma di rospi ingoiati per prof che mandavano Giovanni sempre fuori dalla classe, di rassicurazioni di uguaglianza ma di dimenticanze curiose di gite, del tipo ooops ma perché lui ci voleva venire?
L’amarezza è tanta, ma io spero ancora facciano la cosa giusta.
Per loro, ancor prima che per Giovanni, perché una scuola di questo tipo, non preparerà un domani cittadini in grado di creare una società giusta e libera.
In questi giorni è in discussione una legge per l’autismo portata avanti di Nicoletti, so che riguarda anche la scuola, ma voglio ricordare a Nicoletti che le leggi ci sono, per tutti i disabili, belle e giuste.
L’importante, anzi l’essenziale, è che esse vengano conosciute e applicate da tutti..
Dirò di più, la gente deve arrivare ad amare queste leggi.
perché scuola ed umanità vera siano sinonimi.
Rosa Mauro

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