di Gordiano Lupi
Muore Corrado Farina e per me muore un amico, non il
regista di Hanno cambiato faccia e Baba Yaga. Muore l’intellettuale colto,
gentile e raffinato che conobbi a Livorno, in occasione di un Joe D’Amato Horror Festival dove
incontrai un sacco di gente sgradevole e poco interessante, al punto che fu in
tale occasione decisi di non frequentare più i festival di cinema. Il solo bel
ricordo legato a quelle tre giornate livornesi di quasi quindici anni fa resta Corrado Farina, che presentò al
Cinema Gran Guardia il suo Hanno cambiato
faccia su grande schermo. Adesso quel che resta del Gran Guardia è solo il
nome, non è lo stesso cinema ma una tristezza. Muore Corrado Farina e io
ricordo l’umiltà di un grande regista nello scendere a Piombino per ritirare un
Premio Cappelletti alla carriera,
parlare di cinema in una saletta di periferia, raccontare i suoi sogni. Muore
Corrado Farina e io mi ricordo tutti i libri che ci siamo scambiati nel corso
di tanti anni passati a vergare passioni sui fogli. Ricordo la sua rubrica su Nocturno, dove scrisse molto bene di un
mio libro su Fellini e la lunga intervista che mi concesse per la Storia del Cinema Horrior Italiano
volume 4 (“Cosa cavolo c’entro io con l’horror?” mi chiedeva stupito). Ma tra
di noi era scoccata una scintilla, una sorta di affinità elettiva, un reciproco
concederci che entrambi qualcosa di interessante l’avevamo fatto, lo stavamo
facendo. Certo, lui molto più di me, in tutti i sensi. E se c’è una cosa di cui
vado orgoglioso è di aver pubblicato la sua autobiografia, Attraverso lo specchio - film fatti e film visti, che nasce da una
mia idea, da un mio input. Ci vedemmo in uno squallido bar di Venturina, in una
giornata di pioggia per firmare il contratto, come se tra me e lui fossero
serviti i contratti, ma Corrado era un uomo preciso, al limite della pignoleria.
E il contratto andava firmato. Venne da me a Venturina, in compagnia della sua
signora, ci vedemmo per l’ultima volta, gli detti il mio libro su Franco &
Ciccio, poi ci siamo messi a fare il libro, che per fortuna è uscito. Ricordo
che a un certo punto lo chiamò al telefono suo figlio Alberto e lui con la
grande modestia che lo contraddistingueva gli disse: “Sai che c’è un editore
folle che vuole pubblicare un libro sulla vita di tuo padre?”. Ecco tutto quel
che mi resta di Corrado, a parte i suoi film, i suoi libri, le sue parole. Ecco
che mi viene ancora a mente il suo stupore: “Ma tu pensi che ci sia davvero qualcuno
disposto a leggere quel pensa Corrado Farina sul cinema?” Penso proprio di sì,
Corrado. Penso proprio di sì. Come so che mi mancherai.
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