di Gordiano Lupi
Andrea Mirò e Alberto Patrucco
Degni di nota - tra Gaber e Brassens
Teatro
dell'Olivo a Camaiore, in provincia di Lucca, uno di quei piccoli gioielli che
non ti aspetti in una provincia versiliese montana, una bomboniera di
palcoscenico, tra palchetti e piccola platea. Bellissimo. E poi uno spettacolo
di altissimo livello culturale, capace di unire leggerezza a impegno, di
coniugare il minimalismo di Brassens con il massimalismo di Gaber, in un
alternarsi di voci femminile (Mirò) e maschile (Patrucco) sempre all'altezza
dei testi e delle musiche. Tutto molto bello in questa produzione teatrale
diretta con mano salda da Emilio Russo, due anni di lavoro tra traduzioni,
arrangiamenti e allestimento, ma i frutti si vedono. Un recital giocato sul
filo dell'ironia e del sarcasmo, senza mai eccedere, graffiante critica di una
società post consumistica che ha perso valori e punti di riferimento, frecciate
contro televisione e pseudocultura, ma anche frizzanti punzecchiature politiche
a base di nonsense, assonanze, giochi di parole. Umorismo colto, molto inglese,
ma soprattutto anarchico, alla Gaber - Brassens, veri protagonisti della
serata. Testi di Alberto Patrucco - istrionico attore che quando
canta ricorda il grande De Andrè -, traduttore e arrangiatore del
Brassens meno noto, quello inedito, mai sentito in italiano, che in passato si
è tolto pure la soddisfazione di andare a recitare il suo poeta preferito a
Parigi, in italiano. Tredici testi che si fondono con le parole di Gaber fatte
rivivere dalla splendida voce femminile di Andrea Mirò, calda e intensa,
graffiante e dura quando serve. Uno spettacolo che non è mai retorico e
celebrativo, ma che fa rivivere parole musica di due artisti del secolo scorso,
in un modo o nell'altro capaci di lasciare un segno indelebile nella nostra
cultura. E i testi comici si uniscono bene alla poesia - canzone, perché sono
in linea con la poetica anarchica dei due grandi Giorgio (italiano e francese)
del Novecento, illuminanti e profondi per quanto è vuoto e superficiale il
periodo storico che stiamo vivendo. Se la televisione facesse ancora cultura,
come un tempo, invece di ospitare idioti che naufragano per finta in un'isola dei
Caraibi, sarebbe uno spettacolo da proporre in prima serata. Alla fine il
pubblico applaude a scena aperta e gli attori concedono un bis. Successo meritato.
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