Bach to the future

Arnaldo Firmani

Il ritmo, il pulsare della vita unisce gli umani, ci collega l’uno all’altro consottilissimi fili di un grande disegno, un’ opera dove noi con i nostri pensieri, le nostre parole e i nostri gesti ne componiamol’armonia, mentre ognuno di noi ne ĆØ anche melodia, la propria.


Il nostro vivere da esseri unici ma in uncontesto sociale socializzante, crea la “poliritmia”.
GiĆ  come parola/nome/significato/significante, la poli-rit-mia descrive da sola lasua appartenenza ad ognuno di noi e a tutti. La poliritmia puĆ² avvicinare esseri umani di diverse zone del mondo senza che siconoscano fisicamente, semplicemente per il loro essere parte di una sinfonia globale. Il tribalismo che unisce attraverso ilpensiero (aborigeni australiani), l’azione visiva ( levitazione africana) il linguaggio percussivo ( tam tam ), il gesto segnico ( lapittura murale) raggiungono luoghi animici distanti tra loro ma in realtĆ  vicini, come possiamo riconoscere nei percorsi artistici cheattraverso l’ascolto interiore vanno alla ricerca di se, dell’essenza piĆ¹ ancestrale fino ad arrivare ad una possibile origine, o ad unritorno?
La matematica consapevolezza che la scomposizione atomico/chimica della vita (come nella musica i quarti, gli ottavi, isedicesimi, i trentaduesimi i sessantaquattresimi e cosƬ via), ci riporta ad una veritĆ  indivisibile, all’ essenza dell’unitĆ  assoluta.Questo fino a quando non troveremo/varcheremo la soglia di una nuova dimensione, dove gli schemi rompendosi creeranno altreporte/finestre o schemi/non schemi con cui esprimersi.
Solo liberando la fantasia in quella apparente griglia musicale che sembraessere a volte una gabbia costrittiva, scopriamo come una pulsazione ritmica di un essere umano europeo puĆ² combaciare,racchiudersi, in una pulsazione ritmica di un essere umano latino/americano e viceversa. E’ certo che ognuno di noi almeno unavolta nella vita si ĆØ scoperto sentire il proprio cuore sintonicamente, sincronicamente, sistolicamente parte di un altro cuore.

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