di Vincenzo Jacovino
Le narrazioni più fantasiose e accattivanti spirano per l’aere del Paese con il chiaro proposito di catturare più elettori possibili alla propria causa e, così, giù con
le promesse di zucchero che fan correr la lingua
e
Vanno lontane dai vivi. (P.Eluard)
Punge vaghezza che la fabula politica di questi ultimi decenni ha avuto ed ha, tuttora, due vocazioni specifiche: l’una tendente a ovattare i problemi reali della gente attraverso un linguaggio senza peso tanto da immergere il tutto in una leggerissima nebbiolina oltre la quotidianità; l’altra tendente a comunicare l’autoreferenzialità attraverso citazioni e riferimenti di peso, di sicuro spessore rendendo sempre più impercettibili i problemi reali. Pertanto il sound del quotidiano è sempre più sbriciolato con una tendenza spiccata all’inveramento fantastico.
Ciascun oratore per rendere più pregnante la personale fabula politica si parla continuamente addosso. Si cuciono abiti d’alta sartoria tanto che per l’aere del Paese spira solo un fastidiosissimo bla bla vuoto e ingannevole. Questo parlarsi addosso è il luogo di proiezione dal reale. Non cambia mai l’ordito ciò che, in effetti, varia sono le diverse tonalità cromatiche. Ma la capacità della quasi totalità, di questi fabulanti, è nell’estrarre dalla lingua tutte le possibilità emozionali, d’evocazioni, di sensazioni tanto da dare solidità corporea anche alle più astratte speculazioni intellettuali. D’altra parte, poiché la gente non possiede altro che le proprie sensazioni, la fabula politica opera perché in esse la gente creda e si faccia catturare. Alcuni sono, poi, anche buongustai di parole; sono affascinati e si lasciano affascinare dalle stesse e dal suono suadente delle loro voci.
I problemi reali restano, invece, sospesi destinati a marcire co-stringendo i cittadini
ad avere a compagne
solitudine e miseria (A. Repaci)
mentre i fabulanti continuano, e forse continueranno anche dopo, l’avvincente cavalcata nel lussureggiante vocabolario linguistico senza mai toccare e tentare di risolvere le angosciose problematiche quotidiane che affliggono i cittadini, in primis e la società italiana, in generale. Ecco: la fabula politica del nostro Paese è la politica della sospensione, del nulla condito da promesse primavere, ma
non (…) parlate di primavere avvenire
le vostre bocche acide le disseccano (F. Fortini)
rendendo più arido il deserto che è intorno ai cittadini i quali sono, ormai da anni, alla ricerca di un’oasi. La politica della sospensione, del nulla è, purtroppo, concretizzata dal continuo parlarsi addosso non solo della comunità politica e dei suoi più diretti componenti ma anche, e qui punge vaghezza, della società tutta. Nella classe politica e dirigenziale del Paese persiste ancora un deficit culturale e politico di fronte agli estremi e gravi problemi dei cittadini.
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