Poetica dell'assenza

di Roberto Tortora

Il 23 agosto, a Formia, presso l'Associazione Antorema, verrĆ  inaugurata una mostra di Tito Rossini, che Otello Lottini ha definito “uno dei piĆ¹ intensi e stimati interpreti e continuatori della tradizione pittorica italiana del ‘900”.
Tito Rossini ha dipinto cortili in cui brilla la viva fiamma di un falĆ². Ma non c’ĆØ nessuno che vi sieda intorno. Ha raffigurato piatti forbiti, tazze terse, tavole imbandite prive di commensali; e portici deserti, stanze e arcate spopolate, lindi vicoli lungo i quali non si aggira anima viva.
Lungo i quali, si direbbe, non si aggira la vita.
Eppure questi luoghi fissati in una perfetta, silenziosa, eterna immobilitĆ , questi luoghi sottratti al fluire caotico del tempo e degli impegni, sono gravidi di vita. In essi non v’ĆØ nulla di stantio, nulla di spento. Tutt’altro. A guardar bene vi si scorgono residui della vita che ĆØ passata e che continua, presagi di altra vita che germoglia. Le tovaglie, ad esempio: buone dita ne hanno pizzicato i lembi e le hanno ripiegate e poi spiegate seguendo passo passo un protocollo senza tempo fatto di gesti accorti, di lenta operositĆ , di misurata perizia stratificata e tramandata lungo arcate temporali che dilatano i confini della tela incorniciata. E i muri delle case, spessi quanto basta per farne un approdo sicuro, non sono stati sagomati dal prudente capomastro che ĆØ sparito dalla scena? E poi le finestre incollate listello su listello, le porte, i tavoli, il telaio dei portaritratti, tutto un mondo che chiama in scena l’alacritĆ  del falegname, dell’artigiano che s’attarda all’opra lenta, che non vediamo dipinto, ma che di lĆ  certo ĆØ passato.
Arcani legami percorrono le tele di Tito Rossini: puĆ² succedere che su una spiaggia una barchetta di carta e un gozzo arenato risultino uniti da un ampio giro di corda; un remo appoggiato al muro forse non ĆØ lƬ per caso, come una cosa dimenticata, ma ĆØ la probabile ipotenusa di un triangolo trascendentale, un triangolo che invita a percorrere itinerari verticali. E il refolo che benedice le terrazze e le spiagge della riviera formiana - quel soffio vitale che smuove le lenzuola stese ad asciugare e le tende della camera da letto - forse non ĆØ solo brezza antelucana.
Un’eco morale pervade le tele, profondissima quanto piĆ¹ essa ĆØ solo suggerita. Alla buona madre, al capomastro, al falegname, che hanno procurato la forza protettiva del nostro microcosmo, alla sapienza del vasaio che nella terracotta ha plasmato un ampio ventre accogliente, risponde la prudenza del pittore che perpetua l’incanto stemperando i suoi grumi tonali.
D’un tratto, allora, ogni cosa ĆØ al suo posto. Come nei versi di M. Luzi, in questo mondo apparentemente spopolato un prodigio sta per compiersi e all’assenza succede l’attesa: tempo sospeso ad alcunchĆ© tra oscuro/ e manifesto quando pare certo/ che il vero non sia in noi, ma in un segreto/ o un miracolo prossimo a svelarsi.
http://www.titorossini.it/

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