Ikea sfida la crisi e annuncia 1000 assunzioni in arrivo. Che cosa nasconde il mito della casa che piace a tutti, si espande e batte la recessione?

di Valeria Del Forno


Il 2009 di Ikea in Italia si profila in crescita con nuove aperture e mille nuovi posti di lavoro. Il colosso svedese non sembra quindi accusare la crisi finanziaria. Il merito non è solo della “filosofia” del low cost coniugata a funzionalità e qualità. Ikea sviluppa la produzione con un occhio anche alle risorse umane, alla responsabilità sociale e ambientale. Ecco la ricetta vincente a prova perfino di recessione mondiale.


Crolla la Borsa. Scendono i consumi. Molte multinazionali chiudono stabilimenti e tagliano personale. Il colosso svedese dell’arredo a basso costo va invece controtendenza: nessun licenziamento e nessuna cassa integrazione bensì investimenti e nuove assunzioni. Il piano di crescita Ikea in Italia per il 2009 prevede l'apertura di 4 nuovi punti vendita che si vanno ad aggiungere ai 14 negozi già presenti sul territorio nazionale. Entro l'estate verranno inaugurati i centri di Collegno (Torino), Baronissi (Salerno) e Rimini, mentre quello di Villerese (Gorizia) entro l'autunno.
L’investimento previsto per questi progetti è di 200 milioni di euro. La bella notizia è che tutto questo creerà oltre 1000 posti di lavoro, oltre ai circa 1500 derivati dall’indotto per i servizi di supporto alla vendita come trasporti, montaggi, manutenzione, pulizie, ecc. Una crescita propizia in una fase difficile della storia economica mondiale.
L’anno fiscale 2008, chiuso il 31 agosto dello scorso anno (in lieve anticipo sullo start della parte più dura della crisi, ovvero settembre), ha premiato Ikea anche dal punto di vista del fatturato, che ha raggiunto in Italia 1,334 miliardi di euro, in crescita del 5,8% sull'esercizio precedente. Non nascondiamo che il ritmo di crescita è rallentato: negli ultimi anni era sempre stato a due cifre e nel 2007 aveva registrato un più 12%. Il risultato rimane comunque soddisfacente, basta pensare al mobile made in Italy, diretto concorrente, che, di certo, non dorme sogni tranquilli e, più in generale, alle svariate aziende a rischio fallimento.

Come spiega l'amministratore delegato italiano di Ikea, Roberto Monti, il calo dei consumi nel settore in cui opera c’è stato ma i crolli finanziari in atto non spaventano l’azienda tanto da manifestare una decisa volontà di continuare a investire in Italia. C’è, infatti, in cantiere il terzo punto vendita a Milano e Roma, e la volontà di aprire a Pescara. Ma su tempi ed esiti dei progetti Monti aggiunge “anche Ikea si scontra spesso coi meandri di un sistema Italia che incoraggia poco pure chi è stradisposto a investirvi”. Il riferimento è alla complessità dell’iter normativo per le realizzazioni di costruzioni oltre i 10.000 metri quadrati.

“Continueremo sulla strada del prezzo basso a prescindere dalla crisi. La nostra offerta - ha aggiunto Monti - si sposa bene con il fabbisogno di oggi, la gente ora è più sensibile a come spendere i soldi”. Ikea ritiene l’attuale situazione anche un’occasione per attirare nei negozi, visitati nel 2008 da oltre 37 milioni d’italiani (quasi due persone su tre, se non si considerano le visite multiple), nuovi target di consumatori di cui la crisi acuirà l’attenzione al fattore prezzo-qualità. “A noi non servono promozioni spot. In vent’anni abbiamo limato i prezzi del 20%, lavorando a monte, mentre il costo della vita saliva del 25%”, ha rivendicato Monti.
La crisi economica ha pertanto solo rallentato la crescita della multinazionale svedese che continua a chiudere i suoi bilanci in attivo grazie alla politica dei prezzi bassi che adotta da sempre. Senza ricorrere a saldi e offerte promozionali il gruppo prevede un aumento dei ricavi del 5 %, anche grazie all’apertura dei nuovi punti vendita.

I SEGRETI DEL SUCCESSO DELL'AZIENDA SVEDESE

Sui segreti del successo dell'azienda svedese, sui pregi e i difetti del suo modello “fai da te”, si è discusso a lungo. Ikea è da sempre nota per fare di funzionalità, qualità e prezzi bassi i suoi punti di forza. Ma pochi sanno che, oltre a venire incontro alle esigenze di chi ha un piccolo budget a disposizione, può mettere sul tavolo carte di tutto rispetto in tema di Corporate social responsibility. Coerentemente con la propria mission, "creare una vita quotidiana migliore per la maggioranza delle persone", Ikea promuove e sviluppa la produzione con un occhio anche alle risorse umane, alla responsabilità sociale e ambientale con scelte produttive orientate verso soluzioni sostenibili. Sono questi gli ingredienti del successo del colosso dell’arredo e della sconfitta della crisi finanziaria in corso.

In materia di risorse umane, emergono dati decisamente particolari per il contesto italiano.
Nonostante la crisi economica si faccia sentire, in Italia l'azienda mantiene un trend di crescita più alto rispetto a quello di altri paesi dove è presente. Al 2008, l'86% dei 6.400 collaboratori di Ikea Italia è assunto con un contratto a tempo indeterminato. Il 46% ha un'età compresa tra i 25 e i 34 anni e l'età media è di 35 anni. Le donne rappresentano il 58% dei collaboratori e il 41% dei manager. Il part-time, inoltre, riguarda ben il 65% della forza lavoro.
Oltre alle 1.000 assunzioni previste in concomitanza con l’apertura dei 4 nuovi punti vendita, ogni negozio genera un indotto commerciale di circa 100/120 posti di lavoro nei servizi di supporto alla vendita (trasporti, montaggi, manutenzione ecc.). Cifre che fanno dell'Italia il 3° produttore per Ikea nel mondo.

La responsabilità sociale Ikea la interpreta, invece, con alcune attività in Italia a favore di minori in situazioni di sofferenza o di disagio, portatori di diversità e soggetti senza fissa dimora. Tali azioni vengono promosse sia attraverso partnership con associazioni internazionali che operano nel sociale (Save the Children, Unicef e Medici Senza Frontiere), sia con associazioni no profit che operano nel territorio di riferimento dei singoli.

Passando , infine, al versante della responsabilità ambientale spicca un dato su tutti: il 91,3 per cento dell’energia utilizzata l’anno scorso da Ikea Italia proveniva da fonti rinnovabili.
"Il nostro obiettivo Рha detto Monti Р̬ quello di acquistare o produrre il 100 per cento di energia da fonti rinnovabili".

Un impegno che Ikea persegue su due fronti: quello dell’efficienza energetica e quello delle energie rinnovabili.
La strategia della società si basa anche sulla realizzazione di propri impianti di generazione che sfruttano nuove tecnologie. In Italia è emblematico il caso del punto vendita di Corsico (Milano), dove è stato installato uno degli impianti geotermici più grandi d’Europa.
Un’esperienza che ora Ikea vorrebbe replicare anche negli altri negozi sparsi per la Penisola ed è già in fase di realizzazione a Rimini e Parma. Quest'ultima ha difatti scelto come risorsa il calore della terra sfruttato grazie a un sistema costituito da 213 geosonde chiuse a sviluppo verticale, che arrivano a una profondità di 150 metri, in grado di sviluppare 1200 kW frigoriferi e di 1200 kW pari al consumo in un anno di ben 2mila barili di petrolio.

Oltre all’energia, l’impegno ambientale di Ikea si concretizza anche nelle scelte produttive orientate verso soluzioni sostenibili, grazie al coinvolgimento di tutti i fornitori e i subfornitori, ai quali è richiesto, fin dal 2000, di rispettare standard e requisiti fissati dall’azienda nel proprio codice di condotta: l’Iway (Ikea Way of Purchasing Home Furnishing Products), che definisce oltre agli aspetti ambientali, anche aspetti sociali fondamentali, quali la sicurezza e salute sul luogo di lavoro.

Anche sulla gestione dei rifiuti c’è un obiettivo preciso: ridurli con la raccolta differenziata, che ha portato nel 2008 a recuperare l’85% degli scarti. Ikea ha inserito oltre 80 referenze biologiche nei suoi ristoranti di negozio, con due scopi: favorire le aziende agricole che si impegnano a preservare la qualità della terra (1.080 tonnellate di prodotti biologici acquistati da Ikea in Italia nel 2008) e offrire ai clienti la possibilità di scegliere alimenti sani.

La multinazionale scandinava dimostra che è quindi possibile resistere, anzi rilanciarsi, anche in clima di recessione. Chi dice che in questa fase di crisi non si può fare innovazione, sbaglia. Chi vuole e sa, la fa. Per gli altri la crisi sarà più dura.

1 Commenti

  1. A onor del vero, bisogna dire che non è tutt'oro quello che luccica:
    http://www.altreconomia.it/site/fr_contenuto_detail.php?intId=1887&fromHP=1
    Paola

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