La caccia agli sciacalli (veri e falsi) e l'Italia (vera) che non fa notizia




di Paola Iacopetti


Fa la voce grossa il premier Berlusconi, sanzioni severe contro gli sciacalli! Non essendo una giurista non so dire se sia proprio necessario istituire un nuovo reato o se sia sufficiente sanzionare lo sciacallaggio come aggravante del furto, ma certo siamo tutti d’accordo nel condannare l’atto ignobile di chi coglie nella disgrazia altrui un’occasione di guadagno, perdipiù illecito e nell’affidare alle forze di polizia il compito di vigilare e arrestare i colpevoli. Attenzione agli allarmismi però, fino ad ora non c'è stato nessun arresto; le due persone fermate nei giorni scorsi hanno dimostrato che i soldi che avevano con sé erano loro, oggi ci sono stati dei nuovi fermi.

A noi, cittadini, elettori, utenti dell’informazione, spetta un altro compito, quello di sanzionare, con le nostre scelte quotidiane, il nostro voto e il telecomando, un’altra forma di sciacallaggio che si sta svolgendo sotto i nostri occhi senza oltrepassare i limiti della legalità, ma non per questo meno ignobile.

Stefania Pezzopane, presidente della Provincia dell'Aquila, attacca la sfilata di ministri sulle macerie della città: "Dieci ministri in tre giorni. Incredibile, adesso finalmente si ricordano di noi...". Ieri è stata è la volta del ministro Gelmini, ciascuno naturalmente è accolto da un dispiegamento di uomini e mezzi. La Pezzopane esprime dubbi sull'utilità di tutte queste visite per le popolazioni colpite dal terremoto e avanza un sospetto: "Non vorrei che si utilizzasse questa vicenda come una vetrina per le Europee".

Il TG1 fornisce i dati sui picchi di ascolto durante i servizi sul terremoto come se fosse un risultato di cui vantarsi: incredibile? Guardate il video: http://it.peacereporter.net/videogallery/video/11903. Comportamenti che non hanno bisogno di ulteriori commenti, come quelli di giornalisti che vanno ad importunare con microfono, fari e telecamera gli sfollati che stanno passando la notte in auto chiedendo loro "come mai siete qui?" o che intralciano le ambulanze, gettando ingiustamente discredito su un'intera categoria professionale.

Ora e nei prossimi mesi - e qui esprimo l'auspicio che non diventino anni - occorre vigilare sulle decisioni in materia di ricostruzione e chiedere con forza una partecipazione degli abitanti a tali decisioni. Il dibattito sull'idea della "New Town", L'Aquila 2 come Milano 2, lanciata dal nostro premier, è già aperto, ne parlano i politici, gli architetti, gli "esperti": qualcuno si preoccupi di chiedere alle persone colpite dal terremoto, che sono nate e cresciute in luoghi carichi di storia, se vogliono andare ad abitare in una New Town oppure se vogliono tornare nella loro città, nel loro paese, ricostruito con criteri antisismici e nel rispetto della storia e dell'ambiente. Persone colpite da lutti, costrette a dormire in una tenda difficilmente avranno la forza di organizzarsi, proporre, protestare; approfittare di questo, sì, sarebbe sciacallaggio.

I veri sciacalli riescono a fare grandi danni, ma per fortuna sono una minoranza. Guardiamoci attorno: il nostro Paese, le nostre città, il nostro quartiere, sono pieni di persone non solo oneste e corrette, ma disposte a spendersi gratuitamente per il bene del prossimo. Ci vuole un terremoto perché queste persone facciano notizia, ma lo spazio loro riservato è scarso persino in questa occasione, al di là delle affermazioni un po' retoriche sull'efficienza della "macchina" del volontariato che quasi fanno dimenticare che la "macchina" è fatta di centinaia di persone che prontamente, molti di notte, hanno infilato qualche indumento in uno zaino e sono partite per andare a scavare tra le macerie, curare i feriti, montare tende, preparare pasti caldi per chi non ha più una casa, rimandando tutti i loro impegni, rinunciando a tutte le comodità, in maniera totalmente disinteressata. Non ci sarà nessun "ritorno d'immagine", i conti in banca rimarranno come sono, non c'è nessun secondo fine nell'agire di queste persone che semplicemente "fanno ciò che è giusto". E non solo nel momento dell'emergenza, ma tutti i giorni. Se in Italia i "furbetti di quartiere" la fanno troppo spesso da padroni forse è perché non siamo sufficientemente consapevoli che "noi" persone perbene, anche se facciamo meno chiasso e non appariamo sugli schermi televisivi siamo tante, siamo la maggioranza, il tessuto connettivo sano del Paese. Proviamo a non credere all'immagine di un'Italia corrotta e piena di delinquenti che ci rimanda la TV e a guardare la realtà con i nostri occhi: questo ci darà la forza necessaria per contrastare gli abusi, l'illegalità, lo sciacallaggio (quello vero).


1 Commenti

  1. condivido,ma vallo a spiegare alla maggioranza degli elettori. Loro guardano GF e simili trasmissioni e credono che la TV sia un mezzo di comunicazione anzichè un mezzo d'imposizione. Siamo cattolici fino al midollo, è dura.

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