Natty Patanè
la musica, il silenzio, le domande che puntano l'orizzonte
la musica, il silenzio, le domande che puntano l'orizzonte
Lontano dal frastuono Alessandro si è fatto versare un altro campari soda, dopo la pioggia del pomeriggio la sera sembra come quelle di un’estate vera.
In ogni piazza la musica si spande e rimbalza arrampicandosi sui portali barocchi e diluisce ansie e paure di una generazione che appare come stanca di guardare. Il campari va giù e lascia una fettina di limone solitaria in fondo al bicchiere, Alessandro la fissa per qualche istante e pensa che in fondo si sente come quel pezzo di limone, appena bagnato di rosso e lasciato sul vetro, la fissa appena un attimo, giusto il tempo di farsi trascinare verso un’altra piazza. La gente parla, beve, ride, lui guarda l’amica che gli cammina al fianco, le sorride pensando che lo mette di buon umore, poi, toccandole lievemente la spalla comincia a correre
- dove scappi! Scemo! Torna qua -
gli urla Greta inseguendolo ridendo, corrono, sempre più forte come se la gara fosse col tempo, il tempo da azzannare, agguantare, domare, l’aria che gli accarezza le guance sembra spazzare via la stanchezza, l’alcool e il pensiero degli esami sempre più vicini, l’aria che gli accarezza le guance si mescola alle urla di Greta e scaccia via il pensiero di un amore forte e violento, uno di quegli amori che serra forte lo stomaco e schiaffeggia con furia. Dietro un angolo qualcuno vomita arrivato già al capolinea della resistenza, più in la altri amoreggiano poggiati su scalini di un monumento intarsiato dai baci di tante promesse, per lo più mancate.
Alessandro si ferma poggiandosi sulle ginocchia, Greta lo raggiunge, si guardano ansimanti annullando gli anni fra di loro
- ma che mi fai fare? -
gli chiede sbuffando fra il sorriso e la fatica della corsa, Ale sente vicino il suo profumo, vede gli occhi profondi che lo scrutano e gli sembra quasi d’esser nudo fasciato amorevolmente da quello sguardo che sente come seta sulla pelle.
Bevono una birra attutendo una schitarrata che rotola giù dal palco
- Andiamo al mare? –
Propone qualcuno che spera d’aspettare l’alba in quello sprazzo d’est dell’Italia terminale.
Si accoccolano infreddoliti fra due barche capovolte alzando il capo versandosi sorsi abbondanti e biondi.
Ale guarda dove non può vedere e brinda in silenzio ai suoi 19 anni, guarda dove nessun altro può vedere e cerca di trovare un’indicazione precisa. Greta gli sta accanto e tace che tanto sa quali fantasmi stanno danzando nella mente dell’amico.
Tacciono infreddoliti e aspettano l’alba che sta arrivando. Alessandro sa che si farà trovare pronto dalla prima luce, coi sui bagagli pronti e le idee confuse. Alessandro non sa che tutto sta per avere inizio e nel non sapere sente d’aver paura, lui che ora sa dare il nome a quello che sente sa d’aver paura, magari non sa bene di cosa, del futuro? Delle scelte? Della nuova vita da universitario? Guarda il mare per minuti che sembrano eterni poi guarda Greta e sorride come solo con lei riesce
- sta per cominciare –
Le sussurra mentre le scosta con un dito una ciocca di capelli sulla guancia e sulla sua lingua ritrova per un istante il sapore del campari
In ogni piazza la musica si spande e rimbalza arrampicandosi sui portali barocchi e diluisce ansie e paure di una generazione che appare come stanca di guardare. Il campari va giù e lascia una fettina di limone solitaria in fondo al bicchiere, Alessandro la fissa per qualche istante e pensa che in fondo si sente come quel pezzo di limone, appena bagnato di rosso e lasciato sul vetro, la fissa appena un attimo, giusto il tempo di farsi trascinare verso un’altra piazza. La gente parla, beve, ride, lui guarda l’amica che gli cammina al fianco, le sorride pensando che lo mette di buon umore, poi, toccandole lievemente la spalla comincia a correre
- dove scappi! Scemo! Torna qua -
gli urla Greta inseguendolo ridendo, corrono, sempre più forte come se la gara fosse col tempo, il tempo da azzannare, agguantare, domare, l’aria che gli accarezza le guance sembra spazzare via la stanchezza, l’alcool e il pensiero degli esami sempre più vicini, l’aria che gli accarezza le guance si mescola alle urla di Greta e scaccia via il pensiero di un amore forte e violento, uno di quegli amori che serra forte lo stomaco e schiaffeggia con furia. Dietro un angolo qualcuno vomita arrivato già al capolinea della resistenza, più in la altri amoreggiano poggiati su scalini di un monumento intarsiato dai baci di tante promesse, per lo più mancate.
Alessandro si ferma poggiandosi sulle ginocchia, Greta lo raggiunge, si guardano ansimanti annullando gli anni fra di loro
- ma che mi fai fare? -
gli chiede sbuffando fra il sorriso e la fatica della corsa, Ale sente vicino il suo profumo, vede gli occhi profondi che lo scrutano e gli sembra quasi d’esser nudo fasciato amorevolmente da quello sguardo che sente come seta sulla pelle.
Bevono una birra attutendo una schitarrata che rotola giù dal palco
- Andiamo al mare? –
Propone qualcuno che spera d’aspettare l’alba in quello sprazzo d’est dell’Italia terminale.
Si accoccolano infreddoliti fra due barche capovolte alzando il capo versandosi sorsi abbondanti e biondi.
Ale guarda dove non può vedere e brinda in silenzio ai suoi 19 anni, guarda dove nessun altro può vedere e cerca di trovare un’indicazione precisa. Greta gli sta accanto e tace che tanto sa quali fantasmi stanno danzando nella mente dell’amico.
Tacciono infreddoliti e aspettano l’alba che sta arrivando. Alessandro sa che si farà trovare pronto dalla prima luce, coi sui bagagli pronti e le idee confuse. Alessandro non sa che tutto sta per avere inizio e nel non sapere sente d’aver paura, lui che ora sa dare il nome a quello che sente sa d’aver paura, magari non sa bene di cosa, del futuro? Delle scelte? Della nuova vita da universitario? Guarda il mare per minuti che sembrano eterni poi guarda Greta e sorride come solo con lei riesce
- sta per cominciare –
Le sussurra mentre le scosta con un dito una ciocca di capelli sulla guancia e sulla sua lingua ritrova per un istante il sapore del campari
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