Classica casual

Giuseppe Gavazza



Ho letto pochi giorni fa sul New York Time : “The Pianist Is Casual in All Things but Music, da cui stralcio: “If classical music is dying, as we’ve been hearing for years, why are so many rock clubs suddenly presenting it? (…) Dressed for the occasion in a gray T-shirt, black jeans and running shoes, and given to chatting amiably between works about the music to be performed, Mr. Denk began with a Bach Partita and an Ives Sonata, hitting the 19th century only after the intermission, with works by Chopin and Liszt. (As originally announced, the program was also to have included works by Ligeti and Debussy, but these were dropped, apparently because the Highline had to set up for a later show.)”

Su queste colonne avevo scritto (5 giugno) : “
Far crescere il pubblico (e ringiovanirlo) non è un problema di repertorio: è anche, credo sopratutto, un problema di marketing.” Mr.Denk, il pianista casual di cui all'articolo, certo non concede sconti sul programma: Bach, Ives, Chopin, Liszt, Ligeti, Debussy. Bello e impegnativo.

Forse marketing non è il termine più adeguato ma il pubblico - in diminuzione e sempre lo stesso, quindi sempre più vecchio - e con il pubblico molti responsabili artistici e addetti ai lavori, si ostina a non rendersi conto che non è il repertorio a tenere lontano un pubblico giovanile più curioso di quanto si voglia credere (certo più curioso del pubblico classico della musica classica) ma è la forma, la confezione: i luoghi, i modi, gli spazi, gli orari, …. L'aura accademica e seriosa che circonda la Musica Classica intimorisce e allontana; o forse semplicemente annoia prima ancora di dare alla musica la chance di farsi ascoltare.E non è abbassando il livello delle proposte artistiche (servirebbe solo a spacciare per colto ciò che colto non è) che si rimedia, appunto.

Nell'articolo del NYT si cita il grandissimo compositore (scomparso nel 2006)
György Ligeti. I suoi studi per pianoforte sono straordinari e di grande spessore e complessità musicale e certo non sono facili ne per chi li suona ne per chi li ascolta; L'escalier du diable è, di questi studi, uno dei più difficili e conosciuti.

Su Youtube o altri siti di videosharing si trovano alcune eccellenti interpretazioni; tra queste, a mio avviso, spicca quella di Greg Anderson: non so se sia musicalmente la migliore e poco m'importa. Ma immagino che un giovane (o anche un meno giovane) non avvezzo alla Musica Classica, si fermerebbe però ad ascoltare e vedere proprio questa.

Il video non è un video semplicemente ripreso in studio o in concerto: è uno spot fatto con tempi e tecniche (semplici) di trailer cinematografico. Nei primi 8 secondi si crea una tensione ed un'aspettativa, si presenta il titolo del brano con un tema (“immaginate di essere all'inferno e di voler fuggire”) thrilling, con alcuni suoni esplosivi tipici delle soundtrack e poche inquadrature zoom su chi parla; e chi dice le parole è tutto tranne che l'immagine classica del Pianista con coda per Pianoforte a coda: giovane, viso grintoso, canotta, jeans sdruciti, scalzo, siede con autorevolezza incontestabile al Grand Piano in una sala vuota a metà tra una grande palestra ed una chiesa moderna, certo non cattolica.

Ascoltate e guardate questo
Escalier du diable (o Devil's Staircase) e poi andate a vedere un altro spot-trailer-thriller-musicale-classico-pianistico niente male: sempre Greg Anderson in duo con Elizabeth Roe: Reimagine" Trailer #1 (Anderson & Roe Piano Duo).
Dopo un secolo
Sacre du Printemps di Stravinsky resta sconvolgente e questo spot, più sofisticato ma nella stessa linea spettacolare del precedente, ne rende giustizia in un paio di minuti. I due sono bravi, belli, giovani: normali "giovani di oggi" prima di mettersi alla tastiera.

Ho ascoltato Sacre du Printemps, sempre nella versione per due pianoforti, al Conservatorio di Torino un paio di anni fa in una interpretazione indimenticabile del Duo De Stefano: ventenni, gemelli, calabresi, strepitosi tecnicamente e musicalmente. Non posso giudicare se la loro interpretazione mi piace di più di quella di Anderson&Roe (dovrei ascoltare dal vivo anche questi) ma certo sono ambedue comparabili e di alto livello.

Vedendo questo spot ho ricordato la cena con i due giovani, dopo il concerto: discreti, timidi, un poco introversi, tolti dalle loro tastiere sembravano sperduti.

Meritano e spero ottengano un successo proporzionato alla loro bravura, quindi grandissimo, ma non credo che raggiungeranno la fama e la celebrità del duo di New York.

Il mondo corre e la musica non invecchia.

Play your time on timeless music






Giuseppe Gavazza

2 Commenti

  1. fiuuu! Una boccata d'ossigeno per chi si era rassegnato all'imperversare del "genio della musica classica", tale G. Allevi.
    http://www.youtube.com/watch?v=U1Fgi8rOY6U&feature=related

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  2. detesto Allevi e l'operazione costruita attorno. E', nel piccolo campo della Classica Contemporanea (anni fa lo avevano lanciato come pianista jazz, ora si autodefinisce Compositore Classico Contemporaneo) un'operazione di arrembaggio e imbarbarimento simile ad altre che avvengono in Italia in campi pubblici: tv, giornali, editoria, politica, .... Ho partecipato e alimentato forum su Facebook sul tema: in breve la mia posizione è: aprite le orecchie, ascoltate con attenzione e curiosità le 1000 possibilità di ascolto che offre internet (mettete "piano new age" in Google) e troverete altri 1000 Allevi con nomi diversi) e decidete. Ne ho scritto qui su Terpress il 31 luglio, alla rubrica Ears Wide Shut :

    http://terpress.blogspot.com/search/label/EARS%20WIDE%20SHUT

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