di Valeria Del Forno
DI COSA TRATTA IL DECRETO RONCHI?
Etichette del made in Italy, regolamento d’uso. Una delle novità introdotte dal decreto Ronchi riguarda la regolamentazione dell'uso del made in Italy. Tale denominazione non sarà più data a prodotti assemblati nel nostro paese, ma prodotti altrove. Per evitare, infatti, l'escamotage utilizzato da molte aziende di fare in Italia solo l'ultima fase di lavorazione (quella che dà la denominazione d'origine), il decreto chiede che le etichette abbiano l'indicazione "100% made in Italy" o "100% Italia" o "tutto italiano" per indicare prodotti non solo creati, ma anche nati ed assemblati nel nostro Paese. Per l'uso indebito di questo tipo d’indicazioni o di segni o figure ingannevoli è prevista una sanzione penale.
RIFORMA SERVIZI PUBBLICI LOCALI, LA NORMA CONTESTATA.
Se le novità introdotte dal decreto fanno gola a molti utility, interessate ad allargare il proprio business nel settore del cosiddetto oro blu, dall’altra pone interrogativi agli enti pubblici che detengono quote nelle società. La società acquedotto pugliese appartiene, ad esempio, al 100% alla Regione Puglia. La nuova legge potrebbe sconvolgere gli assetti societari. Situazioni simili in Sicilia e in Calabria, anche se la quota in mano pubblica è molto più bassa e i privati hanno già una compartecipazione. Siciliacque è al 25% della Regione Sicilia, al 75% di soci industriali. Sorical, la società regionale che gestisce gli acquedotti calabresi e il relativo servizio di erogazione idropotabile, è al 53% della Regione e al 47% del colosso francese Veolia.
Aumenti dell'acqua tra il 30% e il 40%. La liberalizzazione peserà sulle tasche dei cittadini con aumenti che, secondo le associazioni dei consumatori, saranno compresi tra il 30% e il 40%. «Si profila una vera e propria stangata - spiega il Codacons - se consideriamo in 3 anni il tempo necessario perché il nuovo sistema vada a regime, alla fine di questo processo il rischio concreto è quello di un aumento medio del 30% delle tariffe dell'acqua». Così, aggiunge, «se nel 2009 una famiglia media italiana spenderà 268 euro, considerando un consumo medio annuo di 200 metri cubi d'acqua, tra 3 anni quella stessa famiglia spenderà in media 348 euro all'anno, con un incremento di 80 euro, pari al +30%». Per il responsabile Servizi a rete del Movimento difesa del cittadino (Mdc), Francesco Luongo, saranno «di oltre il 40% gli aumenti in bolletta», visto che «si aggiungerà la necessità dei profitti delle Spa con inevitabili conseguenze sulle tariffe». Anche secondo l'Adiconsum, oggi «se le tariffe sono le più basse in Europa è grazie al pubblico. Il privato non è garanzia di investimento; è invece certo che ci saranno tariffe più elevate», sostiene il segretario generale Paolo Landi, indicando come «indispensabile un'Autorità che oltre a stabilire parametri di qualità e criteri per le tariffe e gli investimenti disponga di reali poteri di sanzione».
Il timore è che tale liberalizzazione possa portare ad una privatizzazione di fatto e un aumento dei costi senza un miglioramento del servizio. Molto dipenderà da come saranno fatte le gare, se sarà data priorità a investimenti, manutenzione e qualità del servizio. Resta, infine, da sciogliere il nodo dell'organismo di controllo per stabilire le tariffe. Senza questo strumento la riforma è monca.
Tra le norme più contestate del decreto Ronchi vi è la liberalizzazione dei servizi pubblici locali (prevista dall'articolo 15), che comprende la gestione dell'acqua. Ma non è l’unica novità. Di cosa parla esattamente il Decreto Legge? Ecco i principali cambiamenti rispetto alla legislazione precedente.
Con 302 voti favorevoli e 263 contrari la Camera ha dato il via libera al decreto Ronchi (n°135/2009), riportando l’attenzione al tema delle mercificazione delle risorse idriche. Con l’approvazione dell'articolo 15 del decreto legge numero 135, passa, infatti, la contestatissima liberalizzazione dei servizi idrici, contenuta nella riforma dei servizi pubblici locali.
Nel provvedimento, passato da 20 a 32 articoli, nel corso dell'esame al Senato e non modificato dalla Camera, trovano spazio anche una serie di novità che, in questi giorni, sono state oscurate dal clamore della liberalizzazione dei servizi pubblici locali. Si tratta di adeguamenti a direttive europee. Ecco le principali novità.
Nel provvedimento, passato da 20 a 32 articoli, nel corso dell'esame al Senato e non modificato dalla Camera, trovano spazio anche una serie di novità che, in questi giorni, sono state oscurate dal clamore della liberalizzazione dei servizi pubblici locali. Si tratta di adeguamenti a direttive europee. Ecco le principali novità.
DI COSA TRATTA IL DECRETO RONCHI?
Etichette del made in Italy, regolamento d’uso. Una delle novità introdotte dal decreto Ronchi riguarda la regolamentazione dell'uso del made in Italy. Tale denominazione non sarà più data a prodotti assemblati nel nostro paese, ma prodotti altrove. Per evitare, infatti, l'escamotage utilizzato da molte aziende di fare in Italia solo l'ultima fase di lavorazione (quella che dà la denominazione d'origine), il decreto chiede che le etichette abbiano l'indicazione "100% made in Italy" o "100% Italia" o "tutto italiano" per indicare prodotti non solo creati, ma anche nati ed assemblati nel nostro Paese. Per l'uso indebito di questo tipo d’indicazioni o di segni o figure ingannevoli è prevista una sanzione penale.
Fondi per infrastrutture guardia di finanza. Saranno previsti dei fondi per i programmi pluriennali di ammodernamento infrastrutturale della Guardia di finanza.
Società miste Anas-Regione per autostrade locali. Le società miste Anas-Regione create per la realizzazione di autostrade dovranno limitarsi a infrastrutture di solo interesse regionale e interamente ricadenti nel territorio della regione.
Norme anti-mafia per Expo 2015. Il prefetto di Milano gestirà il coordinamento e l'unità di indirizzo di tutte le attività di prevenzione delle infiltrazioni della criminalità organizzata nell'affidamento degli appalti per la realizzazione delle opere per l'Expo 2015.
Slitta primo decreto attuativo del Federalismo fiscale. Fra le altre novità slitta al 30 giugno 2010 la data entro la quale il governo deve varare il primo decreto attuativo del federalismo fiscale. Sempre in tema di federalismo fiscale viene stabilito che entro 30 giorni dall'entrata in vigore di questo provvedimento, gli enti trasmettano alla commissione paritetica per l'attuazione del federalismo i dati sul patto di stabilità.
Sanatoria farmacie. Viene sanato il cumulo di attività di distribuzione all'ingrosso di medicinali e gestione di farmacie comunali in capo a società che, appunto, distribuiscono medicinali all'ingrosso.
Tirrenia. In attesa del completamento processo privatizzazione le attuali società del gruppo saranno operative fino al settembre 2010.
Società miste Anas-Regione per autostrade locali. Le società miste Anas-Regione create per la realizzazione di autostrade dovranno limitarsi a infrastrutture di solo interesse regionale e interamente ricadenti nel territorio della regione.
Norme anti-mafia per Expo 2015. Il prefetto di Milano gestirà il coordinamento e l'unità di indirizzo di tutte le attività di prevenzione delle infiltrazioni della criminalità organizzata nell'affidamento degli appalti per la realizzazione delle opere per l'Expo 2015.
Slitta primo decreto attuativo del Federalismo fiscale. Fra le altre novità slitta al 30 giugno 2010 la data entro la quale il governo deve varare il primo decreto attuativo del federalismo fiscale. Sempre in tema di federalismo fiscale viene stabilito che entro 30 giorni dall'entrata in vigore di questo provvedimento, gli enti trasmettano alla commissione paritetica per l'attuazione del federalismo i dati sul patto di stabilità.
Sanatoria farmacie. Viene sanato il cumulo di attività di distribuzione all'ingrosso di medicinali e gestione di farmacie comunali in capo a società che, appunto, distribuiscono medicinali all'ingrosso.
Tirrenia. In attesa del completamento processo privatizzazione le attuali società del gruppo saranno operative fino al settembre 2010.
Passaporto per ogni persona. Già a 10 anni si potrà avere il passaporto individuale (fino ad oggi il limite era di 16 anni), anche se i minori di 14 anni devono viaggiare accompagnati o con l'indicazione dell'affidamento. Il passaporto può essere rilasciato anche ai minori di dieci anni purché utilizzato esclusivamente nei casi in cui il minore sia accompagnato da uno dei genitori o da chi ne fa le veci. La nuova norma risponde al principio "un passaporto, una persona", così da evitare di iscrivere i minori sul documento dei genitori come avvenuto fino ad ora.
Elenco per non ricevere più spot telefonici. Chi non vorrà più ricevere promozioni e spot via telefono dovrà semplicemente iscriversi in un apposito registro gestito dal garante della privacy esercitando il proprio diritto di opposizione. E' stata, infatti, proporogata di sei mesi la legge che consente agli operatori telefonici di accedere alle liste di nominativi costituiti sulla base degli elenchi telefonici (solo se l'utente non ha esercitato il diritto di opposizione).
Commercializzazione di elettrodomestici e lampadine a basso impatto ambientale. Dal 1° gennaio 2010 e dal 1° gennaio 2011 elettrodomestici e lampadine potranno essere messi in commercio solo se rispettano i requisiti minimi di eco-compatibilità previsti dall'Unione europea.
Elenco per non ricevere più spot telefonici. Chi non vorrà più ricevere promozioni e spot via telefono dovrà semplicemente iscriversi in un apposito registro gestito dal garante della privacy esercitando il proprio diritto di opposizione. E' stata, infatti, proporogata di sei mesi la legge che consente agli operatori telefonici di accedere alle liste di nominativi costituiti sulla base degli elenchi telefonici (solo se l'utente non ha esercitato il diritto di opposizione).
Commercializzazione di elettrodomestici e lampadine a basso impatto ambientale. Dal 1° gennaio 2010 e dal 1° gennaio 2011 elettrodomestici e lampadine potranno essere messi in commercio solo se rispettano i requisiti minimi di eco-compatibilità previsti dall'Unione europea.
RIFORMA SERVIZI PUBBLICI LOCALI, LA NORMA CONTESTATA.
Con l'articolo 15 del decreto arriva la liberalizzazione dei servizi pubblici locali, compresa l'erogazione dell'acqua potabile. Le gare ad evidenza pubblica diventano la regola per l'affidamento ai privati della gestione dei servizi pubblici locali (ad eccezione della distribuzione dell'energia elettrica, del trasporto ferroviario regionale e delle farmacie comunali). Entro il 2011 le aziende pubbliche dovranno cedere almeno il 30% del capitale a soggetti privati. Decadranno tutte quelle che non lo avranno ceduto. Dovrebbero bloccarsi anche le gestioni in house cioè controllate direttamente dagli enti pubblici locali, a meno che non cedano a privati una quota non inferiore al 40%. Diverso il discorso per quanto riguarda le società quotate che hanno tre anni in più per adeguarsi a patto che abbiano almeno il 40% di quota di partecipazione pubblica al 30 giugno 2013, quota che scende al 30% al 2015.
Se le novità introdotte dal decreto fanno gola a molti utility, interessate ad allargare il proprio business nel settore del cosiddetto oro blu, dall’altra pone interrogativi agli enti pubblici che detengono quote nelle società. La società acquedotto pugliese appartiene, ad esempio, al 100% alla Regione Puglia. La nuova legge potrebbe sconvolgere gli assetti societari. Situazioni simili in Sicilia e in Calabria, anche se la quota in mano pubblica è molto più bassa e i privati hanno già una compartecipazione. Siciliacque è al 25% della Regione Sicilia, al 75% di soci industriali. Sorical, la società regionale che gestisce gli acquedotti calabresi e il relativo servizio di erogazione idropotabile, è al 53% della Regione e al 47% del colosso francese Veolia.
Aumenti dell'acqua tra il 30% e il 40%. La liberalizzazione peserà sulle tasche dei cittadini con aumenti che, secondo le associazioni dei consumatori, saranno compresi tra il 30% e il 40%. «Si profila una vera e propria stangata - spiega il Codacons - se consideriamo in 3 anni il tempo necessario perché il nuovo sistema vada a regime, alla fine di questo processo il rischio concreto è quello di un aumento medio del 30% delle tariffe dell'acqua». Così, aggiunge, «se nel 2009 una famiglia media italiana spenderà 268 euro, considerando un consumo medio annuo di 200 metri cubi d'acqua, tra 3 anni quella stessa famiglia spenderà in media 348 euro all'anno, con un incremento di 80 euro, pari al +30%». Per il responsabile Servizi a rete del Movimento difesa del cittadino (Mdc), Francesco Luongo, saranno «di oltre il 40% gli aumenti in bolletta», visto che «si aggiungerà la necessità dei profitti delle Spa con inevitabili conseguenze sulle tariffe». Anche secondo l'Adiconsum, oggi «se le tariffe sono le più basse in Europa è grazie al pubblico. Il privato non è garanzia di investimento; è invece certo che ci saranno tariffe più elevate», sostiene il segretario generale Paolo Landi, indicando come «indispensabile un'Autorità che oltre a stabilire parametri di qualità e criteri per le tariffe e gli investimenti disponga di reali poteri di sanzione».
Il timore è che tale liberalizzazione possa portare ad una privatizzazione di fatto e un aumento dei costi senza un miglioramento del servizio. Molto dipenderà da come saranno fatte le gare, se sarà data priorità a investimenti, manutenzione e qualità del servizio. Resta, infine, da sciogliere il nodo dell'organismo di controllo per stabilire le tariffe. Senza questo strumento la riforma è monca.
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