di Rosa Tiziana Bruno
In questi giorni di festa e di gelo, leggere la versione norvegese della fiaba di Cenerentola è proprio quel che ci vuole!
C'era una volta un re, vedovo. Dalla moglie aveva avuto una figlia, che era la più bella e intelligente ragazza del mondo. Il re, dopo molti anni di lutto, si stancò di vivere da solo e si risposò con un'altra regina, che era anch'essa vedova, con una figlia. Ma al contrario della defunta regina, questa era perfida e brutta. La matrigna e sua figlia erano gelose della principessa, perché era bella e gentile, ma davanti al re non osavano maltrattarla, così fingevano di volerle bene.
Tempo dopo, accadde che il re fece la guerra a un altro regnante, e dovette partire; così la matrigna cattiva pensò che finalmente poteva fare come voleva, e cominciò a picchiare e affamare la figliastra, e la cacciava da ogni stanza e angolo della casa. Alla fine pensò che le comodità della casa erano più di quanto meritasse, così la mandò fuori tra il bestiame. Da quel giorno la poverina se ne stava tutto il tempo a pascolare la mandria nei boschi e sulle alture. Le dava molto poco da mangiare, perciò la ragazza crebbe magra e pallida, ed era sempre triste e mesta. Ma tra il bestiame c'era anche un grosso toro grigio, dal pelo liscio e lucente, che un giorno le venne vicino e le chiese come mai se ne stava sempre triste e addolorata: lei non rispose, ma continuò a piangere.
“Anche se non mi racconti nulla, io so già tutto; tu piangi perché la matrigna è cattiva con te, e perché vuole farti morir di fame. Ma d'ora in poi il cibo non ti mancherà più: guarda nel mio orecchio sinistro, vi troverai un panno, prendilo e agitalo, e vedrai comparire tutte le pietanze che vuoi.” Ella fece così, e all'improvviso davanti a lei furono i più ricchi manicaretti, e anche vino, carne e dolci. Ben presto ella riacquistò un colorito roseo e crebbe tanto bella, forte, e florida, che la regina invidiosa e la sua orribile figlia divennero rosse dalla rabbia.
La regina non riusciva a capire come la fanciulla avesse fatto a riprendersi così in fretta, così ordinò a una delle serve di andarle dietro quando si recava con la mandria nel bosco, per spiarla e vedere cosa succedeva, perché sospettava che qualcuno della servitù le portasse da mangiare. La serva seguì la principessa e vide che ella tirava fuori dall'orecchio sinistro del toro un panno, che agitava al vento, per fare apparire d'incanto le più sostanziose pietanze, così da fare tutti i giorni un ricco banchetto. Tornata a casa, la serva raccontò tutto alla padrona.
Accadde poi che il re vinse la guerra e finalmente un giorno ritornò. Il suo ritorno fu motivo di grande e immensa gioia fra tutti nel palazzo, ma ancora più grande fu la felicità di sua figlia. La perfida moglie si finse malata, e pagò lautamente il medico perché dichiarasse al marito che sarebbe guarita soltanto se avesse mangiato un po' di carne di toro.
Come potete ben immaginare, alla principessa piangeva il cuore all'idea di lasciare suo padre, tuttavia, non poteva restare nella stessa casa con la perfida matrigna che probabilmente voleva morta anche lei, e diede la parola al toro che sarebbe partita con lui. Quando calarono le tenebre, mentre erano tutti a dormire, la principessa uscì dal palazzo, scese nella stalla, salì in groppa al toro e insieme si incamminarono via più veloce che potevano.
Poco dopo arrivarono alla fine del bosco, dove il troll con le tre teste li aspettava, e vedendoli, corse minacciosamente verso di loro.
“Chi è che ha toccato il mio bosco?” gridò.
“Il bosco è anche mio” disse il toro, sbuffando, pronto alla lotta, dicendo: “ti sfido a duello!”
“D'accordo!” rispose il troll.
Così dicendo, si corsero incontro con aria di sfida e combatterono, il toro con le corna contro il troll, con tutta la forza che aveva in corpo. Anche il troll era molto forte, così, lo scontro fu molto violento e durò tutto il giorno, e quando alla fine il povero toro ne uscì, era gravemente ferito e sfinito che non poteva più alzare un dito. Furono costretti a rimanere sul posto un giorno più del previsto, e il toro disse alla principessa di cospargerlo con un unguento magico contenuto in un corno che il troll portava alla cintura, e subito egli guarì, e il giorno dopo poterono ripartire.
Dopo un po', salirono su una montagna e si guardarono intorno. “Vedi qualcosa?” chiese il toro. “No, a parte il cielo blu e alte rocce.” rispose la principessa. Allora salirono più su, finché il panorama era più chiaro e si vedeva più lontano. “Adesso vedi qualcosa?” “Si, intravedo in lontananza un castello, molto molto lontano, però..” rispose la principessa. “Buona notizia.” disse il toro “E' lì che tu andrai” disse il toro, “sotto al castello c'è un porcile, dove potrai dimorare. Là ci troverai una veste di legno a strisce. Mettitelo, poi vai al palazzo e dì che ti chiami Kari Veste di legno, e chiedi un lavoro e un posto dove stare.”
La principessa si recò al porcile e indossò la veste di legno come il toro aveva predetto, e così vestita andò a palazzo. Quando fu nelle cucine, chiese un lavoro per mantenersi, e disse di chiamarsi Kari Veste di legno. Le fu accordato un posto di sguattera in cucina, e le fu dato un posto nel retro, dove dormire. Le dissero che poteva andarsene nel momento in cui fosse stata stanca di quella vita, ma ella assicurò che non sarebbe successo mai. Così iniziò per lei una nuova e scomoda vita, lontana dagli agi, e sommersa di faccende faticose.
La domenica successiva furono annunciati ospiti al palazzo, per cui Kari domandò se per caso dovesse portare l'acqua per il bagno al principe. Ma per tutta risposta le risero in faccia e le dissero: “E che cosa pensi di fare, tu, piccola sguattera, al cospetto del principe? Non penserai mica che egli possa trovarti interessante!”
Ma ella non vi fece caso, e continuò a pregare e a chiedere il permesso. Alla fine la lasciarono andare; salì le scale, e il suo involucro di legno cigolava e faceva talmente tanto rumore, che fece accorrere il principe, che si affacciò e chiese:
“Chi va là? Chi siete?”
“Maestà, vengo a portarvi l'acqua per il bagno.” rispose Kari.
“Sai che ci faccio io adesso con quell'acqua?” rispose il principe, e così dicendo, le gettò l'acqua addosso. La poverina dovette rinunciare a compiacere il principe. Poi però chiese il permesso di andare in chiesa, e il permesso le fu accordato, perché la chiesa era appena fuori del palazzo. Prima di andare, la principessa salì alla roccia, e batté un colpo con il bastone, come il toro le aveva detto, e subito comparì un vecchio, che le chiese:
“Qual'è il vostro desiderio?” La principessa rispose che voleva andare in chiesa ad assistere alla messa, ma non aveva nessun vestito adatto, ed egli le portò una veste, che era luminosa e brillante come la foresta di rame, e le fu portato anche un cavallo e una sella. Quando giunse in chiesa, era così bella ed elegante, che tutti si chiesero chi fosse quella bellissima dama, e furono tutti distratti dal suo fascino, intenti com'erano a rimirarla, incantati. Alla messa c'era anche il principe, il quale come la vide se ne innamorò perdutamente, che non poté staccarle gli occhi di dosso un momento.
Quando la messa fu finita ed ella corse fuori, il principe la inseguì, e lasciò il portone della chiesa aperto per lei, e afferrò uno dei suoi guanti, che erano rimasti impigliati. Ella montò sul suo cavallo e corse via.
La principessa tornò ancora in chiesa la domenica successiva. Quando arrivò in chiesa, tutti sembravano essere in attesa di lei. Il principe le corse incontro e voleva trattenerle il cavallo, ma ella rispose che non ce n'era bisogno. Allora tutti entrarono in chiesa, ma erano troppo distratti dalla sua vista per poter ascoltare il sermone, e non facevano altro che chiedersi chi mai fosse quella misteriosa fanciulla; il principe, sempre più innamorato pazzo, non aveva occhi e orecchie che per lei. Il sermone finì, ma questa volta il principe aveva fatto versare della pece sul pavimento del portico, ma Kari non se ne accorse, e mise un piede proprio nella pozza di pece, ma all'improvviso una delle sue scarpette d'oro rimase incollata per terra.
Il principe si avvicinò e le chiese chi lei fosse e da dove venisse, ma lei fuggì via di nuovo. Allora il principe fece proclamare in tutto il regno che avrebbe sposato la fanciulla proprietaria della scarpetta d'oro. Tantissime donne vennero a palazzo da ogni dove, per provare la scarpetta, belle o brutte che fossero, ma nessuna di loro aveva un piede abbastanza piccolo da entrare nella minuscola scarpetta. Passò tanto tempo, e alla fine si presentò anche la matrigna cattiva di Kari con la figlia, ed ella poté calzare la scarpetta, ma era talmente brutta e odiosa, che il principe pensò quasi di rimangiarsi la parola data. Quando venne il giorno delle nozze, la sorellastra di Kari fu agghindata e preparata per sposarsi, ma quando furono sulla carrozza, diretti verso la chiesa, un uccelletto si posò su un ramo e cantò:
“Un pezzetto di tallone
un pezzetto di piede
ma la scarpettina di Kari Veste di legno
tutta insanguinata ora si trova.”
A udir queste strane parole, tutti si guardarono fra di loro, e guardarono il piede della sposa, e videro che effettivamente l'uccellino aveva detto il vero, e un fiume di sangue fuoriusciva dalla scarpa. Allora fu chiaro l'imbroglio, e tutte le donne che si trovavano davanti alla chiesa dovettero rifare la prova della scarpa, ma a nessuna di loro calzava bene. Allora il principe chiese dove fosse Kari Veste di legno, ricordandosi il canto dell'uccelletto.
“Proprio lei? La sguattera sporca con le gambe di legno?” dissero in tono canzonatorio i servi.
“E' vero, ma dal momento che tutte le dame hanno provato la scarpa, deve provarla anche Kari.” rispose deciso il principe. Allora chiamò Kari a gran voce, e lei timidamente salì le scale, facendo un fragore terribile.
“Kari, devi provare a indossare questa scarpetta, e fare la principessa.” dissero le altre serve in tono canzonatorio, ridendo di lei.
Kari non badò a loro, e indossò la scarpetta, che calzava a pennello; allora si tolse lo scomodo involucro di legno, ed ecco davanti a loro, la scintillante e meravigliosa dama con il vestito d'oro intarsiato di diamanti, dalle scarpette d'oro, che tanto aveva fatto girare la testa al principe.
Quando il principe riconobbe in lei la fanciulla che lo aveva affascinato, le corse incontro e le mise le braccia al collo, e la baciò; e quando lei spiegò che era figlia di re, egli fu ancora più contento, e prese la sua sposa per mano e la festa di nozze cominciò.
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