Aspettando Godot



di Vincenzo Jacovino




Sembra che i capricci del clima di questo periodo siano in simbiosi con le odissee e le tribolate peripezie del popolo invisibile che vive nelle contrade del bel Paese. Difatti le dense ondate di nuvoloni neri hanno sollevato e continuano a sollevare raffiche di venti che castigano la grazia della vegetazione e del panoramico orizzonte ma non hanno, perĆ², smosso nĆ© abbattuto l’indolenza dei potenti e degli amministratori pubblici. Anzi tutto questo pare che ben pro faccia a costoro ma non, comunque, al popolo invisibile costituito da giovani e da una schiera foltissima di gente, ossia: ceti o gruppi “dell’insignificanza sociale”, che ĆØ in attesa perenne, in attesa di Godot.

Scampato ai cento naufragi

questo popolo invisibile

………insegue senza speranza


anzi ha rinunciato alla speranza perchĆ© l’attesa protratta di Godot ha generato e fatto attecchire l’idea che i giochi sono fatti e che non ĆØ possibile far piĆ¹ nulla dal momento che

………senza sostegno alcuno

pur avendo

..…..lottato cosƬ furiosamente
con le onde altissime della tempesta
(C. Francavilla)

si continua ad avere tra le mani un’agenda senza impegni, ore vuote con il languore dell’inedia addosso e l’inevitabile disperazione come meta certa.
E’ legittimo, quindi, chiedere e chiedersi, ma che futuro puĆ² avere la nostra societĆ  se giovani e gruppi o ceti “dell’insignificanza sociale”, privati da rassicuranti prospettive per il futuro, sono costretti a rinunciare ad esso?
Si continua a magnificare una realtĆ  inesistente tanto che “le cose della vita reale che in accordo con noi stessi piĆ¹ dovremmo sentire, diventino (col trascorrere dei giorni) dei fantasmi” (F. Pessoa). PerchĆ© fantasmi sono i disoccupati in crescita, i precari allo sbaraglio, cassintegrati sempre piĆ¹ numerosi. E i giovani? Non ĆØ dato saperlo, comunque non risultano essere tra i fantasmi e cosƬ le necessitanti utopie, una soprattutto quale: il lavoro, fuggono dall’orizzonte della societĆ  e del loro domani.


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