foto: P. Bruegel, La torre di Babele (fonte : Beniculturali.it)
di Roberto Tortora
20 febbraio 2010: a Salò, in provincia di Brescia, una dodicenne è stata stuprata.
Dai suoi compagni di classe.
In aula.
Durante l’interrogazione di Francese.
Penso a questa ragazza. Cerco di immaginarla, di vederla con i miei occhi, prima di provare ad entrare nel suo cuore. Naturalmente non la conosco, ma non importa. Somiglia di sicuro ad una delle alunne che incontro ogni mattina a scuola, con lo zainetto sulle spalle. Una delle tante adolescenti che popolano la nostra scuola. Guardo il calendario, lascio scorrere gli occhi sulla fila dei numeri e ne scelgo uno a caso, un giorno qualsiasi, di una qualsiasi studentessa dei nostri giorni.
Dopo fisso l’orologio. Scelgo un’ora come un’altra, uno dei dodici (o dei ventiquattro) numeri scritti sul quadrante. E finalmente mi domando: “Di cosa ha bisogno quella ragazza, di cosa hanno bisogno i suoi compagni di classe in un’ora qualunque di un giorno qualunque della loro vita? Cosa è importante che apprendano per vivere, per vivere bene, per vivere meglio, anche solo per continuare a vivere? Cosa è indispensabile che imparino dai loro insegnanti e dai libri di testo che sono o dovrebbero essere depositari della cultura, dei principi dell’istruzione, dei valori che educano alla vita? Chi riuscirà ad “intercettare” le esigenze formative degli adolescenti che frequentano la scuola con la speranza di uscirne migliori e più attrezzati a fronteggiare i misteri della crescita?”. Questo mi domando.
Nel frattempo il governo lavora ad un nuovo testo sulle “intercettazioni” telefoniche. Si tratta di stabilire chi-cosa-come-quando-perché intercettare. E anche con quali strumenti, per quanto tempo, con quali conseguenze. Un groviglio di dilemmi. Un labirinto giuridico-tecnologico.
Negli stessi giorni i commentatori politici hanno dichiarato sulla stampa che la principale forza di opposizione del nostro paese non riesce più a “intercettare” i bisogni reali della gente, di un elettorato deluso, scontento, che manifesta il proprio disagio con la scelta dell’astensionismo.
E quasi nelle stesse ore – ma forse con qualche presunzione urlata – cinquemila scienziati del CERN di Ginevra, dopo aver impiegato venti anni a progettare e costruire LHC (il Large Hadron Collider, l’acceleratore di particelle più grande del mondo), dichiarano di essere vicini a un traguardo epocale che rivoluzionerà la storia della scienza: “intercettare” il bosone di Higgs, altrimenti definito “La particella di Dio”.
Ecco, all’inizio di questa primavera che tarda a scaldare l’aria si registrano scampoli di conversazioni telefoniche; i partiti si interrogano sullo scontento della “gente”; i ricercatori osservano lo scontro tra protoni. Sembrerebbe che tutta l’umanità sia seriamente occupata a captare qualcosa. A “intercettare” accadimenti.
Ma chi intercetterà il disastro morale ed esistenziale in cui annaspano gli adolescenti, i nostri alunni?
20 febbraio 2010: a Salò, in provincia di Brescia, una dodicenne è stata stuprata.
Dai suoi compagni di classe.
In aula.
Durante l’interrogazione di Francese.
Dai suoi compagni di classe.
In aula.
Durante l’interrogazione di Francese.
Penso a questa ragazza. Cerco di immaginarla, di vederla con i miei occhi, prima di provare ad entrare nel suo cuore. Naturalmente non la conosco, ma non importa. Somiglia di sicuro ad una delle alunne che incontro ogni mattina a scuola, con lo zainetto sulle spalle. Una delle tante adolescenti che popolano la nostra scuola. Guardo il calendario, lascio scorrere gli occhi sulla fila dei numeri e ne scelgo uno a caso, un giorno qualsiasi, di una qualsiasi studentessa dei nostri giorni.
Dopo fisso l’orologio. Scelgo un’ora come un’altra, uno dei dodici (o dei ventiquattro) numeri scritti sul quadrante. E finalmente mi domando: “Di cosa ha bisogno quella ragazza, di cosa hanno bisogno i suoi compagni di classe in un’ora qualunque di un giorno qualunque della loro vita? Cosa è importante che apprendano per vivere, per vivere bene, per vivere meglio, anche solo per continuare a vivere? Cosa è indispensabile che imparino dai loro insegnanti e dai libri di testo che sono o dovrebbero essere depositari della cultura, dei principi dell’istruzione, dei valori che educano alla vita? Chi riuscirà ad “intercettare” le esigenze formative degli adolescenti che frequentano la scuola con la speranza di uscirne migliori e più attrezzati a fronteggiare i misteri della crescita?”. Questo mi domando.
Nel frattempo il governo lavora ad un nuovo testo sulle “intercettazioni” telefoniche. Si tratta di stabilire chi-cosa-come-quando-perché intercettare. E anche con quali strumenti, per quanto tempo, con quali conseguenze. Un groviglio di dilemmi. Un labirinto giuridico-tecnologico.
Negli stessi giorni i commentatori politici hanno dichiarato sulla stampa che la principale forza di opposizione del nostro paese non riesce più a “intercettare” i bisogni reali della gente, di un elettorato deluso, scontento, che manifesta il proprio disagio con la scelta dell’astensionismo.
E quasi nelle stesse ore – ma forse con qualche presunzione urlata – cinquemila scienziati del CERN di Ginevra, dopo aver impiegato venti anni a progettare e costruire LHC (il Large Hadron Collider, l’acceleratore di particelle più grande del mondo), dichiarano di essere vicini a un traguardo epocale che rivoluzionerà la storia della scienza: “intercettare” il bosone di Higgs, altrimenti definito “La particella di Dio”.
Ecco, all’inizio di questa primavera che tarda a scaldare l’aria si registrano scampoli di conversazioni telefoniche; i partiti si interrogano sullo scontento della “gente”; i ricercatori osservano lo scontro tra protoni. Sembrerebbe che tutta l’umanità sia seriamente occupata a captare qualcosa. A “intercettare” accadimenti.
Ma chi intercetterà il disastro morale ed esistenziale in cui annaspano gli adolescenti, i nostri alunni?
20 febbraio 2010: a Salò, in provincia di Brescia, una dodicenne è stata stuprata.
Dai suoi compagni di classe.
In aula.
Durante l’interrogazione di Francese.
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