Esame di Stato. Il sud è più maturo.


Raffaello, La scuola di Atene (fonte: beniculturali.it)


di Roberto Tortora


Prima di tutto, i fatti. Nella classifica provvisoria stilata a metà agosto dal Ministero della Pubblica Istruzione, gli studenti delle regioni meridionali si aggiudicano il più alto numero di 100 e Lode all’Esame di Stato. Per la precisione, Calabria, Sicilia e Puglia. Dato numerico, dunque incontrovertibile. Anche a fronte di una generale – e auspicata – riduzione complessiva dei punteggi massimi assegnati dalle Commissioni. A Luglio, infatti, già qualcuno aveva salutato con entusiasmo il nuovo corso “serio e severo” della scuola italiana: in aumento i non ammessi per scarso profitto e in forte aumento i non ammessi per motivi disciplinari. Era ora! Ricordate la questione del cinque in condotta?
Bene. Poi sono arrivati i risultati dell’Esame di Maturità, con le statistiche, le scomposizioni, gli scorpori eccetera eccetera. E le differenze apparivano distribuite in base a tre fasce: i bravissimi al di sotto della linea Garibaldi, dal Volturno in giù (Basilicata, Puglia, Calabria, Sicilia); i bravini al di sotto della linea Bossi (Emilia, Marche, Umbria); i meno bravi al nord (non più di otto lodi per Istituto nelle regioni Piemonte, Veneto, Friuli, Lombardia).
Adesso proviamo a capire questo singolare fenomeno geografico-culturale, proviamo a farcene una ragione. Naturalmente le cause possono essere tante, ma qui elencheremo solo le più probabili, le più attendibili.
1) Al nord, durante l’esame di Stato i membri delle commissioni presidiano lo svolgimento delle prove scritte e orali in tuta mimetica e armati fino ai denti (il pugnale di riserva è nascosto negli anfibi). In quelle condizioni, i candidati devono vedersela da soli: guai a copiare dal compagno di banco e se vengono sorpresi a sfogliare un temario nascosto nello zainetto rischiano il deferimento alla corte marziale. Al sud, i professori sono asfissiati dal gran caldo. Sono costretti a lasciare il posto di sorveglianza a turno – ma anche tutti insieme in lieta brigata – alla ricerca di ventilatori, distributori di bibite ghiacciate e, nei giorni più afosi, vanno a fare un tuffo giù in spiaggia. In queste condizioni, gli alunni sono liberi di scaricare direttamente da Internet le soluzioni delle prove.
2) Dal momento che la prima e la seconda prova scritta vengono decise dal ministero – che ha sede a Roma ladrona – e dal momento che anche i programmi della prova orale sono per definizione “ministeriali” – cioè stilati dai funzionari che abitano e lavorano a Roma ladrona – è evidente che per affinità elettiva, culturale, comportamentale, politica ed etica gli studenti meridionali risultano più preparati in tutte le discipline. Come dire? Più “in sintonia”.
3) In questo particolare momento storico, la cultura meridionale vanta eredità di maggior prestigio e peso rispetto alla cultura settentrionale. Arabi-Sassoni: 1 a 0. Anzi, tre a zero, visto che – perbacco!- ben tre hostess si sono convertite all’Islam in un solo giorno. E dove? A Roma, guarda un po’. In altre parole, Siciliani e Calabresi , vista anche la prossimità geografica, beneficiano ancora dei contributi filosofici e scientifici elargiti dalla cultura araba.
4) Nel Mezzogiorno i ragazzi studiano perché non hanno altro da fare. Tanto, non c’è lavoro. Non ci sono fabbriche. Le imprese chiudono. Non si sa come passare il tempo. Anche briscola e tressette finiscono con l’annoiare. Perciò, meglio mettersi sui libri. Su, al contrario, a tredici anni si va a lavorare. Puoi fare quello che vuoi, muratore, piastrellista, tornitore. E se ci metti un po’ d’impegno, con la maggiore età ti porti a casa il Porsche cayenne. Vuoi mettere? E allora, chi te lo fa fare di anchilosarti le gambe dietro un banco in una squallida aula scolastica?
5) Gli studenti del sud studiano di più per ragioni di carattere climatico. Un Palermitano, un Cosentino, un Leccese, disponendo di luce solare tutto l’anno sono invogliati a tenere il naso sui libri. Le pagine sono ben illuminate. Gli organi sensoriali preposti all’apprendimento sono confortati dalla temperatura gradevole e priva di sbalzi estremi. In zona cisalpina, invece, i ragazzi sono paralizzati dai brividi di freddo, la lettura dei testi scolastici è offuscata dal fiato che condensa nell’aria gelida, le giornate sono buie e tempestose. Nella Bassa bergamasca gli Istituti, resi invisibili e irraggiungibili a causa della nebbia, chiudono i battenti.

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