Milano, centinaia in marcia contro l'omofobia e la transfobia

di Beatrice Pozzi


Milano, martedì 21 settembre 2010.
E' una piccola folla, non confrontabile con le grandi masse che si radunano in occasione dei Pride, quella che si concentra verso le 20.30 presso Porta Venezia pronta a dirigersi, fiaccole in mano, verso il centro della città attraverso la grande arteria che sbocca direttamente in Piazza San Babila.
E' una manifestazione silenziosa, che non troverà grande spazio sulla stampa cittadina, ma è importantissima: è uno di quei momenti in cui con l'esistenza della comunità LGBT di Milano - e questa è solo una piccola parte - devono fare i conti tutti, anche quelli che non vogliono, anche quelli che guardano dalla finestra e quelli che passano in macchina e a cui magari dà fastidio perchè il traffico rallenta. Certo, di gay, lesbiche, bisessuali e transessuali è piena, Milano, più di altri posti, ma a meno di vivere fuori dai classici luoghi di ritrovo non è facile vederne tanti, tutti insieme, al di fuori del Pride. Tante facce comuni, di quelle si incrociano per strada tutti i giorni, che si ritrovano insieme per dire basta all'omofobia, alla transfobia, tante fiammelle strette intorno ad una grossa bandiera arcobaleno.
La serata, una delle ultimissime della stagione, è stata scelta dal comitato organizzatore "E io non ho paura" per chiudere simbolicamente un'estate segnata, più di altre, da ripetuti episodi di omofobia, l'ultimo dei quali avvenuto proprio la notte precedente, quando una coppia italo-inglese legalmente sposata in Inghilterra è stata malmenata in un paesino in provincia di Frosinone. Tra gli altri episodi, ricordiamo la coppia di uomini allontanata da una spiaggia di Torre del Lago, storica località di villeggiatura della comunità LGBT italiana, per essersi scambiata effusioni in pubblico, o i manifesti contro l'omofobia affissi a Udine la scorsa primavera, subito coperti da attivisti di destra e condannati anche da esponenti locali di partiti di centro-sinistra, o la denuncia uscita proprio dalla sezione Arcigay di Milano, che ad agosto aveva registrato un aumento degli episodi discriminatori verso le persone LGBT di quella che vorrebbe essere la città più europea del Paese. O i licenziamenti, il recente tentativo di suicidio di un transessuale logorato da anni di mobbing sul lavoro in provincia di Latina. O le strumentalizzazioni mediatiche avvenute in occasione di Miss Italia. O tutti gli episodi che non conosciamo perchè restano sommersi, soprattutto al Sud ma non solo. Sulla pagina di Facebook dalla quale è stata fatta girare la voce, che ha raccolto più di un migliaio di iscrizioni, oltre al dettato dell'articolo 3 della Costituzione era presente anche un invito: "Ricorda che il tuo esserci sarà di sostegno a chi non è dichiarato e non può scegliere se essere o non essere presente".
Il sostegno è arrivato, oltre che dalle associazioni LGBT cittadine (Arcigay, ArciLesbica, Milk Milano, GayLib, il Gruppo Soggettività Lesbica, Certi Diritti, i collettivi omosessuali dell’Università degli Studi), anche da persone esterne alla comunità: nomi noti (il Ministro Carfagna, la cantante Mariella Nava), e non - in particolare madri di famiglia che hanno scritto sul sito aperto dal comitato organizzatore toccanti interventi di testimonianza del loro impegno nell'educazione dei figli al rispetto delle differenze e all'integrazione.
Il corteo è partito, con una dedica a Marcella Di Folco che ha raccolto un'ovazione, e ha attraversato la piazza, ignorando le proteste dei clacson, bloccando la circolazione che era anche più intensa del solito perchè era la sera prima dell'apertura ufficiale della Settimana della Moda. Poi in marcia verso San Babila, scortati dalle forze dell’ordine, e sulla piazza gremita l’urlo “E io non ho paura!” che si è alzato verso il cielo. Con la speranza che finalmente si possa aprire un tavolo di confronto, per quanto riguarda la realtà milanese, con le autorità comunali. E in attesa di un nuovo passaggio in Parlamento della legge contro l’omofobia, in discussione proprio da martedì in Commissione Giustizia.

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