di Chiara Di Salvo
“La Chie ArtGallery nasce dalla mia esperienza nel campo dell’arte e dell’antiquariato europei ed orientali ma è stato un profondo amore per l'arte che mi ha spinto ad ampliare le mie esposizioni al contemporaneo”. Un passaggio naturale che ha portato Chie Yoshioka, giapponese con una grossa passione per la cultura italiana, a inaugurare la sua galleria d'arte a Milano, determinata a far parlare gli artisti di sé. “Nel 2009, quando ho aperto la galleria, era un momento talmente buio per l'economia che solo una pazza poteva pensare di farlo. Ebbene, io lo dico sempre che sono un pazza!”. Sorride e si accende una sigaretta, poi continua: “Voglio dare spazio alla creatività , che sia figurativa o astratta, composta da arte sacra o informale la mia filosofia è Respirare l’Arte in tutte le sue sfaccettature perchè è uno strumento di comunicazione e di arricchimento culturale”. L'entusiasmo con cui parla è frizzante ma una domanda provocatoria devo fargliela, così la stuzzico: “Chie, ma non hai paura che parlare di un'arte 'a portata di tutti' possa far cadere il livello qualitativo delle mostre?”. “No! Assolutamente!” - ribatte – “certo il rischio c'è ma le opere vengono attentamente selezionate da me e dai miei assistenti. All'inizio queste mura hanno ospitato opere di svariati autori che si affacciavano al mondo artistico; nel corso del 2010, con la collaborazione dell’Associazione Bice Bugatti, sono approdati circa 50 artisti di alto livello tra cui Alessandro Savelli di cui apprezzo i colori e il tratto delicato e Ugo Sambruni, artista di cui conservo un ricordo particolarmente affettuoso anche perché ha esposto da me poco prima che ci lasciasse. Tra gli scultori, Ida Rosa e Mauro Ceglie che, seppur diversi nel loro genere, raggiungono una notevole capacità espressiva. Tra i nostri artisti più affezionati, voglio ricordare Angelo De Francisco, il cui lavoro si articola tra fotografie e video in cui il computer diviene la matrix che dà vita alle sue opere: il suo obbiettivo fotografico è solo un pretesto per catturare le immagini che nel computer prendono vita alchemicamente. Tra il 2010 e il 2011 ho ospitato fotografie, video arte e performance e per il futuro ho nel cassetto una mostra di Conte a settembre e progetti di respiro internazionale già dal prossimo autunno tra cui New York e Tokyo”. “Un desiderio da esprimere?” - le chiedo. “Desidero che la galleria diventi un punto d'incontro delle diverse forme d’arte con un tocco d'internazionalità mettendo a confronto l’arte orientale con l'occidentale ed africana. Piano piano sarà così!”.
Facciamo uno spaccato su quello che ospitiamo oggi ed entriamo in galleria: dal 21 giugno al 2 luglio è presente una collettiva, unicamente al femminile, dedicata alla Bellezza e intesa come valore, come emozione o stupore. Le nostre donne si sono confrontate su quello che la loro femminilità le ha ispirate, motivate e, perché no, impaurite. Allora vediamo una 'Eva' sensuale e introversa circondata da fiori opulenti e succosi dalle tinte brillanti e fotografiche per la giapponese Fujii Nobue, sguardi aperti e penetranti per le donne di Annamaria Artegiani che propone un concetto di arte spirituale, spiritualità che affiora dagli sguardi delle donne, fiere di esserlo e custodi del segreto della Dea. Non ultima, Isa Di Battista Gorini che nella sua continua tensione emotiva verso l'alto, si mantiene salda a terra attraverso l'umano gioco plastico e cromatico dei suoi lavori. Il 5 luglio, invece, inauguriamo la bi-personale di Silvana Castellucchio e Fernando Spanò. Silvana non dipinge, parla. Ogni sua tela è un racconto, una storia scandita da un inizio, spesso drammatico seguito da un climax centrale che lascia poi lo spazio alla catarsi finale. La sequenza si sviluppa su più livelli, strati di spatolate e gettate di colore che affiorano tutte, distintamente, nella visione finale dell'opera appagando sguardo e ventre. Dalle 'storie' di Silvana scivoliamo nelle tele oniriche di Fernando che ci introduce nel suo mondo con dolcezza e senza fretta, quasi a dire: l'attimo che ho fotografato l'ho reso senza tempo. È in questo 'assoluto' che i personaggi di Fernando si muovono sulla trama della tela come in quella di un film francese: con amoroso distacco. Presenti ma lontani, portano per mano lo spettatore nel loro mondo quasi senza volersi scomporre ma, paradossalmente, guardandolo sempre negli occhi.
www.chieartgallery.com
Posta un commento