Più veloci della luce


di Roberto Tortora

Swhishhh… Fiùùù…

Li avete visti? No? Accidenti, che cosa vi siete persi! Un fascio di neutrini che viaggiava a velocità supersonica, anzi superottica, più veloci della luce.

Noi c’eravamo. Eravamo seduti in prima fila, dietro le transenne. Sulle tribune allestite dai bidelli di tutte le scuole d’Italia nel Tunnel che il Ministero della Pubblica Istruzione ha contribuito a finanziare grazie a un investimento di 45 milioni di Euro. Un tunnel lunghissimo che parte da Ginevra e arriva in Abruzzo. Uno dei vanti del nostro governo. Fatti concreti, tanto per esser chiari, mica chiacchiere.

Insomma, eravamo lì dalle prime ore del giorno per non perderci lo spettacolo. E noi di Terpress, insieme ad altri colleghi della stampa estera, abbiamo avuto l’onore di sederci sulla linea del traguardo, che passa sotto il Gran Sasso, provincia dell’Aquila.

Un funzionario della Direzione Generale del Ministero - che per l’occasione aveva indossato una divisa bianca e un cappellino con visiera, proprio come un bravo giudice di gara - ha distribuito cronometri di precisione. Con tre pulsanti: Avvio, Stop, Azzeramento. E’ stata raccomandata a tutti la massima concentrazione, perché la posta in gioco era niente meno che un aggiustamento della Teoria della Relatività. Il funzionario di bianco vestito ci ha presi in disparte con la scusa di volerci offrire un caffè e ci ha detto: “Uè ragazzi, se quei neutrini lì arriveranno anche solo un’ora prima del previsto, vorrà dire che Einstein non aveva capito un tubo! Perbacco, è di certezze che abbiamo bisogno, altro che relatività!” Era uno di quelli abituati a rimboccarsi le maniche. Sul serio.

Quando siamo ritornati ai nostri posti dopo la pausa caffè, non siamo riusciti a stare seduti. Adrenalina a mille. Usciva a fiotti dai nostri corpi e invadeva l’intera cubatura del Tunnel scavato nella roccia. Noi guardavamo quell’opera di ingegneria estrema e sentivamo il cuore palpitare di orgoglio patriottico e ministeriale. Immaginavamo i direttori generali del Ministero della Pubblica Istruzione nell’atto di prestare il loro contributo fisico alla realizzazione della galleria, grattando via la terra con le unghie mentre ripassavano a memoria la triste vicenda di Rosso Malpelo.

Eravamo commossi.

Ma ecco che ad un tratto qualcuno ha dato il via. Una voce stentorea che ha attraversato i 750 chilometri del Tunnel. Ha urlato: “Sono partiti!”

“Sono partiti!” ha ripetuto il funzionario ministeriale. “Forza con quei cronometri!”.

Eravamo tutti in piedi, sudati, tesi, con i tendini pronti a scattare, l’indice posizionato sul tasto STOP. Chi si alzava sulla punta dei piedi, chi allungava il collo. Qualcuno ha tirato fuori il binocolo.

Ed è stato allora che li abbiamo visti passare… Che spettacolo! Neutrini gialli, rossi, arancione, fucsia…

E dietro? Non ci crederete. Dietro veniva un’automobile blu ministeriale. A prima vista sembrava un Audi A 6 che correva all’impazzata con le bandierine verde padano posizionate sopra i fanali anteriori. Ripeto, non ci crederete, ma l’automobile riusciva a stare incollata a quei neutrini mezzo elvetici che galoppavano come furie. Naturalmente non siamo riusciti a capire chi ci fosse a bordo. Troppo veloce, impossibile sbirciare all’interno, anche a causa dei cristalli fumé. Quel che è certo è che doveva trattarsi di personale governativo, lesto, pratico, abituato a risolvere i problemi che affliggono la Scuola di questo paese ad una velocità superiore a quella della luce.

Ma non ci siamo lasciati distrarre. Presi come eravamo dall’incarico assegnatoci, al passaggio del primo neutrino sul filo di lana abbiamo arrestato le lancette. Poi abbiamo annotato i tempi su un taccuino e operato i dovuti calcoli. Tutto secondo protocollo.

Il funzionario ministeriale in divisa candida, rosso in viso per l’eccitazione, si è avvicinato.

“E allora?” ha chiesto. Per la tensione si era tirato su le maniche della camicia.

“Bè,” abbiamo detto noi, “l’esperimento è riuscito. I neutrini viaggiano più veloci della luce.”

“Di quanto?”

“Sessanta miliardesimi di secondo.”

“Così poco!”

“Considerate le grandezze in gioco, è pur sempre qualcosa. Un gran risultato.”

L’uomo si è tolto il berretto ed è rimasto in silenzio a contemplare il tunnel. Quella lunga, lunghissima galleria sotterranea nella quale il Ministero aveva ciecamente, quasi sotterraneamente creduto, e che meritava ben altri record. Non sembrava per nulla soddisfatto dell’impresa scientifica.

Lo abbiamo visto allontanarsi mogio mogio, scuotendo il capo, come un uomo che abbia visto crollare tutte le sue certezze.


Nella foto: Tito Rossini, Composizione per sarto, olio su tela

1 Commenti

  1. Grazie Roberto di questo bellissimo intervento! Anche a questo riguardo mi viene da chiedermi, come mai le destre abbiano sempre bisogno di credere che esistano "buchi" e "gallerie da percorrere"...forse non sono abituati a fare le cose "alla luce del sole" ....?

    RispondiElimina

Posta un commento

Nuova Vecchia