di Flavio Scrucca
Secondo uno studio del Centro Internazionale per la Ricerca
su Clima e Ambiente di Oslo, per la prima volta nella storia la Cina ha
prodotto più emissioni di CO2 degli Stati Uniti, in virtù
dell’incremento del 10,4% che ha registrato nel 2010.
Si direbbe dunque che i “paesi poveri” (o “in via di
sviluppo” per utilizzare un termine politically correct) inizino a non avere
più scuse per non impegnarsi concretamente nella lotta ai cambiamenti
climatici, anche se vanno fatte alcune precisazioni.
Uno: riportando i valori delle emissioni al numero degli
abitanti, le emissioni pro-capite della Cina restano ancora di gran lunga
inferiori a quelle degli USA.
Due: la Cina ha mostrato molto più impegno nel ridurre le
proprie emissioni di quanto abbiano fatto altri paesi ricchi, tra cui gli
stessi USA. È proprio di questi giorni, la notizia di un’apertura della Cina ad
obblighi vincolanti sul clima. A Durban (Sudafrica), nel corso del vertice ONU
sui cambiamenti climatici, il ministro cinese Xie Zhenhua, incontrando le Ong,
ha rivelato che "dopo il 2020" si potrà pensare "anche a
negoziare un documento giuridicamente vincolante", a patto che i negoziati
avvengano nell’ambito di un”Kyoto 2” e che il supporto finanziario ai Paesi in
via di sviluppo sia rinnovato e incrementato.
Insomma, almeno per il momento, Cina batte USA 1 a 0.
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