Van Gogh, Mozart e la mucche della Si La


Giuseppe Gavazza

Tenders tranche
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Un esperimento condotto per circa due anni su un campione di quattrocento capi in un allevamento della Si La ha rivelato che le vacche cui vengono mostrati quadri di Van Gogh, proiettati sulle pareti e sul soffitto per almeno dodici ore al giorno, hanno una produzione di latte superiore del 14,8% e paiono godere di migliore salute.
Le foto mostrano le stalle in cui vivono i bovini: grandi capannoni in cui gli spazi di movimento sono limitati così come le superfici vetrate. La proiezione dei quadri di Van Gogh sulle pareti e sul soffitto ha aumentato di molto la luminosità degli spazi e qualcuno ha proposto di fare un test analogo proiettando immagini che avessero valori di luminosità e colore simili alle proiezioni di Van Gogh. L'esperimento é in corso e i primi risultati paiono confermare che Van Gogh o immagini casuali con simili contenuti luminosi hanno lo stesso effetto sulla produzione del latte e sulla benessere dei bovini.
Se la notizia qui riportata vi sembra interessante e verosimile tenete conto che é del tutto inventata in imitazione a molte notizie simili (presumibilmente vere) che si leggono spesso, a cicli periodici, relativamente al presunto apprezzamento di musica eccellente (si tratta quasi sempre di Mozart) da parte di animali (quasi sempre vacche da latte).
Non so se nessuno abbia mai fatto verifiche facendo ascoltare alle mucche altra musica simile a quella di Mozart in termini sonori: sequenze di accordi consonanti sulla base delle regole semplici che si studiano nel corso di armonia complementare di Conservatorio oppure, perché no, qualche composizione del bistrattato Salieri.
Sarebbe interessante e significativo: sono pronto a scommettere che le mucche non saprebbero distinguere Mozart da Salieri o da uno pseudo Mozart fatto da un diligente studente di composizione o magari prodotto da un fido computer addestrato con i software di David Cope che avevano avuto una certa notorietà agli albori dell'era informatica di grande diffusione, nei primi anni '90. E credo funzionerebbero altrettanto un Van Gogh o un Mozart frammentati e ricomposti casualmente (anagrammati).
Ma si sa che il luogo comune della musica come linguaggio universale immediatamente accessibile a tutti é ben radicato e difficile da sconfessare. Un destino simile a quello delle donne nelle società maschiliste: fonte di piacere, se non di estasi, facile e immediato e, soprattutto, meglio se non intelligenti o complesse da comprendere. 
Da godere con i sensi ma non con la mente.
Personalmente talvolta contesto pure il termine di musicoterapia: in moltissimi casi preferirei la si chiamasse suonoterapia. 
Quanto a Mozart e Van Gogh lasciamoli a chi li vuole e li sa capire e apprezzare e che le vacche in ogni parte del mondo, possano vivere felici in grandi prati che risuonano della musica e dei colori della natura.

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