Deve invece muovere a condannare il comportamento in sé, l’azione violenta e l’integralismo che la provoca e giustifica.
Forse così si limita il rischio di spirali aggressive (modello vendette di faida infinite) che - semplificando - sono alla base di ogni conflitto.
Il fatto é evidente a chiunque appartenga ad un « insieme » umano (quindi ognuno): ogni appartenente ad un insieme (nazionalità , religione, politica, …… ) si scontra con e detesta - spesso odia - altri appartenenti al medesimo insieme. Se qualcuno condannasse l’insieme - e tutti i suoi appartenenti - sulla base delle azioni fatte da quella parte di individui che il nostro appartenente di cui sopra detesta, probabilmente tale condanna gli parrebbe profondamente sbagliata e «ottusa»: di certo ingiusta.
Un esempio. Io tifoso della squadra A detesto, per la loro violenza e aggressività , gli ultras della squadra B. Un esterno non interessato allo sport (a quello sport) condanna tutti i tifosi portando a testimonianza le documentazioni (foto, dichiarazioni, video, registrazioni di frasi, slogan, …..) di comportamenti estremi e inaccettabili degli ultras della squadra B e usa questo per condannare anche me (in quanto appartenente all'insieme dei tifosi) che quelle azioni che mai ho fatto ne pensato di fare, anzi ho denunciato e combattuto:
inaccettabile. Magari anche buon motivo di vendetta - al di fuori dell’insieme - per subita ingiustizia . E così via.
Questo lo vedo accadere quotidianamente nei social network e penso che sia un buon carburante per conflitti improvvisi, imprevisti e devastanti estesi al mondo reale.
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