di Vincenzo Jacovino
E' da molto, anzi, troppo tempo
che gli organi di informazione, cartacei e non, raccontano con particolari
dovizie di notizie delittuose ove il bubbone è rappresentato dalla corruzione,
dall'appropriazione indebita del denaro pubblico e. quindi, dal furto. La
corruzione è un fenomeno, ormai, così diffuso tanto da essere di casa nelle
istituzioni pubbliche e tra i faccendieri politici. Per tutti costoro c'è la
convinzione di poter arrotondare lo stipendio facendo un po' di nero. Al ladro,
di conseguenza, si attribuisce una colorazione politica come se a rubare fosse
il partito e non il suo rappresentante.
Il
ladro non ha colore politico, non ha appartenenza; è
esclusivamente un ladro. Punto. E' un delinquente che opera al di fuori
della società civile; è colui che, infangando purezza e onestà , si industria
affinché la corruttela e il furto occupino costantemente
la
tavola
il
letto
la
piazza
il
teatro
la casa vicina. (P. Neruda )
Per il
probo cittadino è, ormai, evidente che, chi si butta in politica ( ci si
conceda questa inelegante espressione), abbia avuto in questi ultimi
decenni e continua ad avere una sola ed esclusiva meta o prospettiva: quello di
custodire gelosamente nel borsellino
il
seme
della
pianta crescente
del
denaro (P. Neruda )
insieme a quello del potere, dell'arroganza.
Si, arroganza altra cattiva pianta da estirpare se non si vuol essere accusati,
in sostanza, d'essere collusi con essi.
Sembra che non ci sia possibilità di
estirpare la mala pianta nell'ambito delle istituzioni. Perché mai?
Naturalmente la politica non è del tutto innocente tant'è che c'è una diffusa
mentalità di corruzione pubblica e privata che è riuscita a impoverire una
larga parte della popolazione e a emarginare sempre più i giovani.
Continuare
a dare una colorazione politica ai ladri e faccendieri, qualunque
sia la loro appartenenza politica, è l'indispensabile scappatoia che porta
diritto all'impunità . Il ladro va, invece, punito mettendolo al bando della
società ma, sopratutto, chi ruba il denaro pubblico, il denaro della
collettività va isolato e, poi, rigettato dalla società Il marciume e la
corruzione, che dilagano occupando le istituzioni, si debellano soltanto se si
dà agli autori di queste nefandezze la esatta definizione di ladro
escludendo qualsiasi altra aggettivazione.
Intrecci e complicità aggiuntive
riguardano sempre e solo il mondo dei ladri, che c'entrano gli uomini e il
cromatismo politico?
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