PER SEMPRE ADDORMENTATO NEL SUO GREMBO

ROSA MAURO QUESTA VOLTA AFFRONTA UN TEMA DELICATO, QUALE COMPLESSITA' C'E' NEL RAPPORTO MADRE-FIGLIO CON DISABILITA'! QUESTO
FATTO DI CRONACA RIPORTATO IN MANIERA SCARNA LASCIA ATTONITI E CHISSA' COSA HANNO AVUTO DENTRO LA MADRE E IL FIGLIO PRIMA DEL GESTO ASSOLUTO DELLA MORTE. ROSA IN QUANTO MADRE DI UN RAGAZZO AUTISTICO IN QUESTO PEZZO METTE IL CUORE, L'ANIMA E L'AMORE IMMENSO PER SUO FIGLIO. A NOI NON RIMANE CHE LEGGERE CON UN ASSOLUTO RISPETTOSO SILENZIO

                                                       Per sempre addormentato sul suo grembo
       

 E così, te ne sei andato.
Portando tua madre con te.
Rimangono solo le tue iniziali, a dire che sei esistito, e il dolore di chi resta, eppure questo non è ancora il peggio.
Ma come è possibile ci sia di peggio della morte, in un bel pomeriggio di inizio estate, sul ponte di Ariccia?
Il modo con cui è stata raccontata quella morte, ecco cosa c’è di peggio.
Ti hanno negato perfino la volontà di farla finita, l’hanno regalata solo a tua madre, per la quale hanno parlato di disperazione per la tua malattia, l’autismo.
Nessun giornalista ha pensato a cercare di capire te, eppure, molto probabilmente, il suicidio era tuo, non di tua madre.
Sei stato tu a scavalcare per primo il parapetto, tu ad arrivare al bordo della rete per farti cadere giù ancora, e trovare quella pace che il mondo non poteva darti.
Io non credo che tua madre volesse morire.
ma cosa gli rimaneva, dopo averti visto volare giù?
Lei ti ha portato in grembo, come io ho portato in grembo mio figlio, anche lui un ragazzo con autismo.
Lei sapeva capire il tuo silenzio, e ormai, dopo tanto tempo, vedeva il mondo come lo vedevi tu.
Lo vedeva per quello che era, questo mondo che non ti voleva, che non ti aveva dato un lavoro, un amore, un’amicizia.
Tu eri solo, con tua madre lei forse sperava che continuasse a bastarti quello che lei poteva darti, ma non era così.
nessuno ha parlato del dolore che ti ha spinto a fare quel gesto.
E doveva essere un dolore forte, per permetterti di proseguire anche dopo la prima caduta, per cercarla ancora, quella morte, fino a raggiungerla.
Io so che tua madre non se la prende se parlo di te e non di lei, che ti ha visto volare via, e ti ha raggiunto perché ormai, in questo mondo, per lei non c’era più posto.
Perché non voleva vivere in un mondo così ipocrita che non ti aveva voluto, che ti aveva costretto a tanto.
IO voglio parlare di te, perché nessuno lo fa, e piangeranno solo tua madre.
Tutti , leggendo quella notizia, sarà a lei che penseranno, perché lei era normale “una di noi”, che doveva e poteva vivere…
Però io voglio piangere per te, creatura diversa che è vissuta tra di noi, 34 anni di fatica infinita, di tentativo di parlare, di vivere, di essere amata.
Quanta fatica, devi avere pensato, e per cosa? Non sarà mai il mio mondo.. Nessuno vedrà mai il mio lato in fiore, perché questo fiore, il mio fiore, nessuno lo vuole.
Mi credono un peso, mi danno i farmaci, cercano di “curarmi”.
Come se, da sempre e per sempre, il mio essere fosse solo una malattia, senza cercare di capire, senza volere nessuno dei miei doni.
Molto meglio volare via, per un attimo avrò le ali, e chissà forse dall’altra parte, la diagnosi di autismo non ci sarà più.
Magari non hai nemmeno pensato ad un altro mondo, ma solo a riposare e chissà se hai visto che la tua compagna di sempre, tua madre, ti ha raggiunto.
Io spero di si, che tu lo sapessi che lei, cui non importava se parlavi o meno e come parlavi, era con te in quel momento.
Perché sono sicura che anche questo ha spinto lei ha seguirti, non ti ha lasciato solo, voleva regalarti ancora una volta la sua vita.
E così siete volati giù insieme, determinati, nessun grido, nessun addio.
hai sentito l’aria fischiare intorno a te?
magari amavi l’aria, e te ne sei sentito come cullato.

La natura non giudica, e nemmeno stavolta lo ha fatto.
Il dolore si è finalmente placato, di parlare non ce ne sarebbe stato mai più bisogno, né di scuse, magari per avere fatto qualcosa che non riuscivi ad impedirti di fare.
Tutti quelli sguardi, tutti quei giudizi a volte espliciti, a volte silenziosi, i ragazzi, poi gli uomini della tua età che voltano le spalle, tu li vedevi ma loro no, non ti vedevano mai.
Chissà se, come a volte fa mio figlio, li apostrofavi dicendo ad alta voce il tuo nome, o disturbando, come dicono gli altri, con interiezioni o movimenti.
per diventare meno invisibile, perché qualcuno guardasse oltre.
Non lo saprò mai, perché di te resta solo quel momento, quello in cui tu ti sei buttato, volando per la prima e ultima volta.
Il mondo che ne è uscito ancora una volta sconfitto, invece delle fanfare di una triste giornata di inizio primavera, dove tutti hanno parlato e e nessuno ha ascoltato, dovrebbe chinare la testa, e fare silenzio, perché tu lo hai rinnegato come lui ha rinnegato te.
E lasciami pensare che il tuo ultimo pensiero sia stato come il primo quando sei venuto al mondo, guardando il viso di tua madre accanto al tuo:
“Che bello , da oggi sarò per sempre addormentato sul tuo grembo!”


Rosa Mauro

1 Commenti

  1. cosa avrebbe potuto fare il mondo? È una domanda vera - non provocatoria o retorica - di chi ha conosciuto l'autismo solo di lontano trovandocisi, spesso, disorientato. Le uniche esperienze con l'autismo le ho avute con il figlio di una carissima amica che vive in Inghilterra: lui, il ragazzo, ha ora più di venti anni, capisce e parla italiano e inglese e la nostra frequentazione é stata di alcuni giorni di convivenza nella stessa casa più volte negli ultimi dieci anni circa. MI ricordo, con emozione, una delle prima volte in cui ero da loro e dopo qualche giorno si é venuto a sedere vinco a me cercando il contatto fisico: ho capito dallo sguardo della madre, che era un fatto raro e importante. O quando, una delle volte seguenti (e sempre mi ha riconosciuto anche dopo più di un anno di assenza mia) me lo sono trovato ad aspettarmi in bicicletta, solo, a qualche centinaio di metri da casa, ad aspettarmi dopo che ero andato a fare una passeggiata che era durata più di un ora. Conosco la situazione di imbarazzo che si solleva ad esempio nei ristoranti dove i vicini di tavolo guardano talvolta sospettosi a volte palesemente infastiditi da comportamenti non invasivi, ma semplicemente inusuali per un'apparenza fisica (intendo dire che un bambino che frigna anche se fa più chiasso viene accettate con più facilità, perché é normale).
    Quindi la domanda "Cosa avrebbe potuto fare il mondo?" è cosa posso fare io quando mi trovo di fronte ad una persona autistica. Perché non credo, nel caso detto e in altri di contatti più sfuggiti, di aver tenuto un atteggiamento di rifiuto o di ostilità, ma l'imbarazzo a mettersi in contatto o, semplicemente, a comportarsi, c'é ed é difficile capire cosa possa essere la "cosa giusta" da fare, di fronte a codici di comportamento che mettono in discussione e in crisi i nostri codici standard di normalità.
    Spiegare cosa potrebbe fare il mondo può aiutare chi, almeno, é disposto ad accettare. Forse sono stati scritti libri e articoli, ma io non ne conosco.

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