Un nuovo affascinante viaggio nell'umano con Rosa Mauro
Confessioni di una scrittrice Asperger
Immaginate di ritrovarvi improvvisamente in un mondo di cui
ignorate tutto. DI più:
immaginate che in questo mondo, in cui siete piombati senza sapere come né perché, vigano delle
regole ferree che dovete rispettare, e che tra queste regole ci sia saper
camminare sul filo, tingersi i capelli di biondo, parlare alla rovescia e
conoscere alla perfezione tutti i principi della meccanica quantistica.. Non ci
riuscite? Fatti vostri: verrete additati come strani, destinati a progetti
differenziati, tagliati fuori dal processo produttivo, e emarginati dal gruppo
dei pari. Ma non è giusto,
penserete voi, in fondo non ho chiesto io di essere qui, e non è colpa mia se non so
camminare sul filo, o se non so la fisica quantistica.
Magari avete anche la sfortuna di essere calvi, e questo vi
complica ulteriormente la vita.
Siete riusciti a farvi un quadro della vostra situazione?
Perfetto.
Sappiate che proprio questo è
ciò che
passano le persone con autismo, in maniera differenziata, come d'altronde
potrebbe capitare a voi nello strano mondo spiegato sopra.
Magari riuscite ad imparare a camminare sul filo e siete biondi
naturali, o comunque non avete difficoltÃ
a tingere i capelli, ma proprio non li sapete conoscere i principi della
meccanica quantistica, o che ne so, c'è
una regola che vi obbliga a nutrirvi di trippa alla romana che voi
proprio non digerite..
Significa che la gente vi guarderÃ
un poco meno in tralice, ma i dubbi su di voi ci saranno sempre,
dopotutto non siete come gli altri.
Tolleranza, accettazione della vostra diversità ?
E perché
mai, dopotutto, quelli che riescono a fare le cose di cui sopra, sono la
maggioranza, e a loro non importa perché
non ci riuscite.
Ah, ho dimenticato: naturalmente parlare a rovescio riuscirà impossibile a
molti di voi, possibile solo in parte ad alcuni, dopotutto, venite da un mondo
in cui si parla in un altro modo.
Non potrete spiegarvi con gli altri che parzialmente, a volte
non troverete le parole giuste per spiegare quello che provate, a volte non le
troveranno gli altri, nei vostri confronti.
E quando per l'ennesima volta non riusciranno a capirvi,
urlerete, o romperete qualcosa, insomma cercherete di attirare l'attenzione.
Cercherete di far capire che se anche non parlate il loro
linguaggio alla perfezione, se anche non camminate sul filo, o sapete la
fisica, avete comunque qualcosa da dire, e loro possono ascoltare, ed imparare
da voi a scrivere poesie, ad esempio.
Il rischio è
che si concentreranno solo sul vostro gesto eclatante, senza capire
proprio nulla del resto.. in fondo, di imparare a scrivere poesie non sanno che
farsene.
Non è su
quello che si basa la loro società ,
non pensano gli serva.. quindi voi non potete dar loro nulla, esattamente come
pensiamo non possano darci nulla le persone con autismo, quando non riescono a
incrociare un qualche bisogno sociale.
Se suonano come Rubinstein, se sono intelligenti come Einstein,
vanno bene, altrimenti non hanno nulla da dirci e da darci.
Meglio rintontirli con le pillole, chiuderli nei centri,
isolarli...
Tentare di farli diventare come noi, anche se sappiamo che non
lo sono, e non perché,
attenzione, a noi non somigliano.
Non lo sono perché
abbiamo stabilito delle regole e loro non vi si adeguano.. e siamo noi
ad aver vinto la lotteria di dominare il "mondo".
Ma abbiamo davvero vinto?
Quando la societÃ
immaginaria di cui ho scritto sopra si nega la possibilità di scrivere
poesie, ha vinto?
Cosa ne sappiamo della meravigliosa, aliena bellezza del mondo
delle persone con autismo? Della loro diversitÃ
di visione, non meno ricca, non meno intensa della nostra, delle loro
emozioni, così delicate
che si infrangono al cospetto di quelle del mondo, come bolle di sapone?
Credetemi, sappiamo, sapete, poco.
E chi questa bellezza, queste emozioni le conosce, perché le possiede, noi
traduttori di questo mondo che disprezzate, non può descrivervele perché ci vorrebbero
parole alla rovescia, per svelarle.
CI vorrebbe la vostra pazienza di ascoltatori, e la presenza di
traduttori anche tra di voi, per costruire fragili ponti tra un mondo e
l'altro, e allora non sentireste più
grida, urli, e lanci di oggetti.
Allora, sapreste parlare alla rovescia, ascoltare una musica non
vostra, danzare in un'atmosfera che, anche se sembra la stessa, è differente.
Ma davvero quando io sono me stessa, una scrittrice Asperger, e
non una compiacente osservatrice del vostro mondo, io sono davvero accettata?
Ho scritto questo pezzo dopo due rifiuti editoriali: uno
attraverso un concorso letterario, l'altro più
diretto.
IN precedenza, un altro concorso perso, un altro rifiuto e una
proposta editoriale a pagamento, di quelle che pubblicano anche l'elenco
telefonico, basta che paghi.
Intendiamoci bene: io ho vinto concorsi letterari, e ho
pubblicato libri. Quando ero meno me, quando il mio lato era più nascosto, e
narravo storie con uno stile che avevo appreso e che non era ancora il mio.
E piaccio quando mi metto nei panni degli altri, quando ho un
ruolo che, pur essendo mio, non include tutte le parti di me.
La so parlare, la lingua di questo mondo in cui sono stata
gettata, direi quasi alle perfezione.
Ma non è
la mia lingua, quella nasce da giorni su un racconto, o su un romanzo,
quella mi può portare
su un pianeta che ruota attorno ad una stella azzurra o nel cuore di qualcuno
che non parla, ma nel suo sorriso rinchiude una bellezza folgorante che nessuno
vede, a parte quelli come me..
Quando scrivo così
torno nel mio mondo, quello di cui ho sempre più nostalgia, che sento come una
farfalla che sbatte le ali in una gabbia troppo piccola, e lascio che la mia
musica aliena canti con me.
E sono felice, davvero felice e finalmente libera da quella
gabbia che volutamente mi protegge.. da voi.
E quando mi rifiutano, ecco vorrei gridare come quelli che voi
chiamate matti, e capisco e comprendo coloro che sbattono gli oggetti contro il
muro che avete costruito contro i
neurodiversi.
E ora, in dirittura finale, mi domando a chi affiderò questa
confessione?
Credo chiederò
aiuto a degli amici veri che ho, persone di cui conosco solo la voce e
la compagnia in internet.
A loro confiderò
il mio dolore e chiederò:
devo svelarmi al mondo?
foto di nadia d'arco
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