Une larme


Giuseppe Gavazza

Una delle cose che più mi dispiacciono della vicenda brexit é che non ho letto praticamente nulla (non in articoli e commenti di professionisti e neppure in commenti di persone in rete) che consideri ciò che accade da un punto di vista diverso da quello pratico, di fatto economico: si presentano opinioni diverse, punti di vista, previsioni, considerazioni, che (quasi) sempre portano a sostegno della propria opinione il vantaggio/svantaggio economico o, al più, politico. Mi dispiace vedere (forse più in queste reazioni che nella vicenda in sé, ancora troppo fresca e confusa per essere compresa) l’assenza di che quello che per me è e che, secondo me, dovrebbe essere per molti cittadini europei, la cosa più importante del progetto Europeo: un progetto di unione culturale e umana. Un’utopia ed un sogno da concretizzare. Credo e spero che la parte chiassosa, come nei ristoranti affollati, non sia una maggioranza bensì una minoranza che ostacola l’ascolto. Spero che sia maggioritaria invece la parte di chi, come me, ha visto e vede nell’Europa una possibilità di vita più ricca per i suoi cittadini. Non perché le borse, le valute, i pil, le tasse, gli stipendi, i prezzi, ... salgono o scendono: perché più ricca di occasioni di scambio fertile umano e culturale. Per me l’Europa unita è stato un tema che ai tempi di medie e liceo (anni ‘70) era già presente e che non capivo molto: l’ho capito bene quando ho iniziato a muovermi per studio e lavoro in alcuni stati europei, vedendo le frontiere aprirsi, i riconoscimenti reciproci di competenze e titoli di studio o di lavoro, le occasioni di scambio e viaggi aumentare, così come ho visto aumentare la facilità di comunicare. Mi sento tuttora più italiano che europeo ma mi sento molto più europeo che mondiale: sono uscito dalla mia provincia italica a vantaggio di un po’ di cosmopolitismo in più, ma senza alcuno spaesamento.
Non parlo qui delle questioni economiche non perché non le consideri importanti ma perché sono già loro al centro delle attenzioni dei più: so che avere di che nutrirsi e di che vivere dignitosamente è un diritto prioritario di ognuno e che, comunque vada, il rischio che il numero delle persone in difficoltà potrebbe aumentare. Ma credo che nella dignità del vivere ci sia non solo il denaro, e ciò che il denaro può comprare (deve comprare per creare altro denaro) ma anche spazio per la cultura, le relazioni umane, il sogno e le utopie. Qualcuno pensa che con la cultura non si mangi, ma senza cultura si vive male anche a pancia piena. Ma forse ai più questo non interessa.

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