Gordiano Lupi
In
Italia il calcio è lo sport più popolare, ma sia in letteratura che al
cinema non ha mai riscosso grandi successi, nonostante buone opere come Azzurro
tenebra di Arpino e Ultimo minuto di Avati. Vogliamo peccare di
immodestia e metterci anche il mio Calcio e acciaio, selezionato al
Premio Strega nel 2014? Facciamolo. Tanto non costa niente. Aggiungo che
il calcio ha dato vita a gustose parodie cinematografiche come Il
presidente del Borgorosso con Sordi, I due maghi del pallone con
Franco & Ciccio, L'allenatore nel pallone interpretato da
Banfi e Mezzo destro e mezzo sinistro con Gigi & Andrea. L’elenco
non sarebbe finito, anche se di successi veri e propri - se non in ambito
comico - non ce ne sono mai stati. Come dice Pupi Avati, la gente il calcio lo
vuol vedere allo stadio, partecipando al rito collettivo della gara calcistico,
non leggerlo tra le pagine di un libro o guardarlo in un film. Forse ha ragione
il grande regista bolognese, ma per me cresciuto a pane, calcio e fumetti
(educazione postmoderna!) il calcio resta affascinante anche da
leggere, da scrivere e da vedere nella sala di un cinema di periferia (ce
ne sono ancora?). Alberto Facchinetti deve pensarla come me, se ha messo su una
casa editrice che pubblica solo libri di calcio e se scrive quasi
esclusivamente biografie romanzate, affascinanti come quelle su Julio Libonatti
e Vittorio Scantamburlo (lo scopritore di Del Piero), documentate ed esaustive
come la sua ultima fatica: La versione di
Gipo. Titolo azzeccatissimo, che ricorda un romanzo di successo, ma che in
realtà nasconde la vita avventurosa del grande Gipo Viani. Certo, ai ragazzini
che seguono il calcio artefatto dei nostri tristi anni Duemila - che a me
interessa zero, dico la verità - è un nome che non dirà niente, ché non si
faceva tatuaggi e non si scopava le veline, ma era soltanto uno capace di
lavorare sodo. Facchinetti ripercorre l’epopea di un calciatore di buon
mestiere, ma soprattutto di un grande allenatore, inventore di nuove tattiche e
schemi, vero e proprio punto di non ritorno tra il calcio del passato e quello
degli anni Sessanta, dove sono cresciuto anch’io, prima modesto calciatore poi arbitro
della vecchia Lega Semiprofessionisti. Viani si racconta, come in
un'immaginaria intervista, come se stesse scrivendo brani di diario della sua
vita, tracciando brandelli di un’esistenza che attraversa tutto il calcio
italiano degli anni Sessanta. Un libro che fa tornare alla memoria nomi troppo
amati da un bambino che collezionava figurine Panini e che ci giocava nel
tinello componendo formazioni e inventando immaginarie partite: Rocco, Rivera,
Janich, Brera, Pascutti, Carniglia, Nicolè, Pelé... e poi si parla del Milan,
del Bologna, della Nazionale, della coppa dei Campioni dei tempi in cui si
fremeva nell’attesa di vedere la partita televisiva del mercoledì. Insomma, La versione di Gipo è un libro che profuma
di tempo perduto per noi che siamo nati negli anni Sessanta (io nell'anno zero!),
che fa commuovere mentre pensiamo a quanto eravamo ingenui e a quanto fosse genuino
il calcio d'allora. Tornare indietro è impossibile, quel bambino non può
riprendere la pallina del calcio balilla per giocare partite sulle mattonelle,
immaginando Peirò centravanti dell’Inter e Pizzaballa portiere del Verona. Ma leggere questo
libro ci fa star bene. E tanto basta.
Alberto Facchinetti
La versione di Gipo
Edizioni Incontropiede – www.incontropiede.it
Pag.- 170 - Euro 16,50
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