di Vincenzo Jacovino
Nel
mezzo del giovanile cammino, si era all'inizio della seconda metà del secolo
scorso, la proposta di un'Europa non più parcellizzata ma quale territorio
continentale unico, questa
idea
ci sventolava davanti come una bandiera;
ed era
il
suono di una musica … (E. L. Masters )
suadente che si sarebbe
propagato non solo per le strade italiche ma per tutte le contrade della
divisa Europa: mercato comune, ricerca scientifica comune e libera
circolazione di merci, si ma, innanzitutto, di popoli e culture. Tutto ciò
entusiasmava e coinvolgeva le generazioni, soprattutto quella che aveva
attraversato l'ultimo conflitto e i giovani che lo avevano marginalmente sfiorato, per le ampie prospettive che si profilavano
all'orizzonte.
L'idea
di Europa, quale casa comune, sembrava che iniziasse a prendere corpo e avesse,
finalmente, trovata la sua stabile ubicazione ma così non è o sembra che non
sia perché alla Brexit, strappo lacerante avvenuto qualche tempo fa, si
aggiunge ora il vento disgregante, costituito da un groviglio di formazioni politiche e
non, che soffia e ammorba l'atmosfera
dell'intera area europea. E, di giorno in giorno, si rafforza sempre più
questo vento di protesta che riemerge come un fiume carsico. E la novità sta
nei numeri, nella dimensione e nella varietà del fronte della protesta. Non si
conoscono, purtroppo,
…............
le vie del vento
né
le forze invisibili
che
governano (questi)
processi..... (E. L. Masters )
Si
sta diffondendo, ormai, l'idea che piccoli e soli è più sicuro, più
produttivo. Si è convinti che, ripristinare i confini nazionali, possa
allontanare l'impoverimento generalizzato, la precarietà, nonché la disoccupazione
giovanile di massa. Ma è proprio così? E' possibile che un “paese
piccolo” possa sopravvivere e raffrontarsi, giorno dopo giorno, con
forze ed economie continentali?
Sono le domande che si pone il cittadino medio perché i fantasmi delle tragedie avvenute nel secolo breve, di
tanto in tanto sempre con maggiore insistenza, si profilano all'orizzonte e
così che l'idea di Europa unita volge, improvvisamente, al tramonto come l'idea
di un'Europa non più parcellizzata
muore
ignominiosamente …....
ignominiosamente
la spiano
i suoi molti
bastardi nei suoi ultimi tormenti (M. Luzi )
E' pur vero che l'Europa non è solo
un grande mercato, ma come scrive Marc Fumaroli:ӏ innanzitutto
una comunità intellettuale, spirituale, morale e scientifica
che si è formata nel corso dei secoli” mentre “gli ideali
nazionali” sono “angusti, arcaici o giacobini”.Purtroppo
negli ultimi anni l'Unione
ha smarrito, in effetti, i suoi programmi sociali, quali: l'inclusione,
l'offerta di uguali opportunità, la riduzione delle disuguaglianze, come ha abbandonato per
strada l'idea programmatica di una redistribuzione delle risorse tra i
componenti della comunità e tra le classi all'interno dei medesimi componenti a
garanzia della dignità umana. Ora ci si chiede, ma si è certi che, ritornando
ciascun paese nei propri confini, si realizzino i programmi che l'Unione
ha abbandonato? Potranno attuarli? Ammesso che emerga una forza e volontà
politica. E con quali risorse?
E'
evidente che L'Europa parcellizzata potrebbe trasformarsi in un enorme
naviglio in balia, oltre del mare in tempesta, del suo equipaggio rissoso e
ammutinato divenendo, così, facile preda di tensioni e conflitti. E' legittimo
chiedersi: quale sarà il suo futuro? Ma, soprattutto, quale sarà il futuro di
chi agogna che piccoli e soli è più sicuro?
L'incognita
è sul binario di corsa
o è nell'uomo
che sulla banchina deserta
aspetta
perdutamente il convoglio? - (M. Luzi )
Com'è possibile salvarsi e, poi,
proseguire da soli in un'economia e mercato globalizzato?
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