di Natty Patanè
sottofondo musicale
consigliato:
“Too good at goodbyes”
- Sam Smith
“Via del campo” -
Fabrizio De Andrè
Cara
Astrid,
Mo
basta! Si si, hai capito bene! Adesso smettiamola, mi hai segnato la
vita, oh! Non rinnego niente sai? Però è ora di smetterla. Tirare
le somme direbbero quelli avvezzi ai bilanci.
Falegnameria?
Non pervenuta.
Si si mi sono anche dilettato ma le statuette non le
so intagliare, mi dispiace!
Vacanze
su isole quiete e piene di baite in legno? Zero.
Di isole ne continuo
a praticare solo una, quella grande, infuocata che nulla ha a che
vedere con quelle fredde e nordiche che raccontavi tu.
Certo per un
breve periodo ho anche avuto un bellissimo Gutzman con quell'aria
triste e distaccata che se mi guardo allo specchio mi pare di vedere. Come dici? Era un cane? Un San Bernardo? Si si lo so! parlo proprio di
lui, ti sembra strano che io gli somigli? Boh fai tu! Che poi dovrei
andare a ricercare come lo avevi chiamato in realtà nella tua lingua
ma so che ti sta bene anche quello che gli avevano dato gli
adattatori italiani.
Ebbene
si! tutta quell'aria di libertà incombente, anelata, non è che poi
la si viva facilmente! Certo ogni tanto la sfiori, o meglio, ti
sembra di sfiorarla ma sono attimi, persi tra un appuntamento e
l'altro, tra una rata e l'altra, tra un cambio dell'olio e l'altro e
poi li perdi, diluendoti nelle appartenenze altrui.
Torniamo
a noi che è meglio. Ti dicevo di quanto mi hai accompagnato, si lo
so che suona meglio rispetto al “segnato” che ho usato prima, e
in fondo te lo devo un minimo di ossequio, ma sai un po' di
dissacrazione ogni tanto ci sta, così giusto per sentirsi come
quegli artisti che azzeccano un capolavoro da giovani, si godono gli
osanna di critica e pubblico e poi, quasi storditi, tornano
lentamente nel silenzio, dimenticati, d'altra parte qualsiasi alba ti parla del suo stesso tramonto. Potrei farti nomi ma forse non li
conosceresti proprio, passati in un tempo che non era già più il
tuo.
E
sai, oggi mi venivi in mente, e mi veniva in mente la persona che ho
deciso ti dovesse somigliare, probabilmente perchè anche lei
nordica, si, certo, mica quanto te! ma sempre qualche migliaio di
chilometri più a nord c'era nata!
Edda era minuta e con gli occhi acquosi, si muoveva con
garbo e movimenti lenti fendendo l'aria con grazia, quasi a
spostarla. Se sedeva, stava con le mani raccolte una nell'altra,
posate lievemente, quasi levitanti, sulle ginocchia, protendendosi ad
ascoltarti mentre sorseggiavi il the o addentavi un biscotto al burro
che aveva elegantemente posato su un piattino di porcellana coperto
da un tovagliolo ricamato. Spesso indossava camicette in seta, ne
ricordo una con un grande fiocco sul davanti, che acuivano l'aria di
signora dell'alta borghesia che sfiora il tavolo veneziano per
trovare piccole tracce di polvere ma, in realtà , lei non aveva nulla
di tutto questo, era solo baciata dall'eleganza e memore della sua
giovinezza nelle campagne friulane.
Proprio là , da contadina orfana, si era trovata di fronte un piccolo soldato dalla fronte larga e
dagli occhi piccoli e svegli malgrado il terrore da disertore
braccato. Sai, non aveva avuto esitazioni e insieme alla madre lo
avevano nascosto fino alla fine della guerra, per poi seguirlo in una
terra così lontana dalla loro.
Insieme, io e lei, guardavamo fuori dal terrazzo
dell'attico la scogliera lavica, il castello d'Aci e una Catania che
svuotava i bordelli di San Berillo e apriva pub. Chissà quanta solitudine in quegli occhi azzurri e stanchi.
Si
Astrid, sono proprio convinto che dovesse somigliarti e ora è bene
che vi lasci andare, entrambe, che bisogna assaporare anche il gusto
del silenzio oltre che quello delle nostalgie.
Oggi
forse è arrivato il freddo, quello atmosferico, quello vero, che
quello dell'anima ti può arrivare quando vuoi. Qualche giorno fa il
mare scardinava ogni appiglio e si mangiava il lungomare ma era solo
un preludio d'inverno, qualche giorno dopo sul porticciolo un
pescatore “arricciava” violentemente polpi mentre altri offrivano
cassette di pescetti ma il sole dominava illudendo.
Ma
tu dell'arricciatura dei polpi che ne sai? E soprattutto che te ne
fregherebbe? Parlavamo di mettere le cose a posto, di riappropriarsi
dei propri natali ed io, omaggiandoti ancora una volta torno ai miei
di natali, quelli fatti di pesci, pescherie, sguardi torvi, silenzi, silenzi
infiniti e da riempire o lasciare vuoti. A ciascuno i suoi, a chi le
fattorie, a chi le pescherie, a chi le falegnamerie a chi altro, magari dipinto di prestigiosi colori. E di colori io userei forse
solo il glicine, o il rosso ciliegia oppure l'indaco, ma si sa che
poi i colori sbiadiscono, i silenzi no. Pensa che mentre ti parlo di
pesci e colori mi muovo e ho rovesciato un intero vasetto di
peperoncino che per ora può attendere riverso languidamente sul
pavimento.
Hai
ragione Astrid, ti confondo, saltellando da una cosa all'altra ma che
vuoi? Mica tutti possono essere concisi e chiari come te ma capisco
che stanco, sono bravissimo a stancare, fossi stato un militare sarei
stato uno di quelli che assediano e stressano a tal punto che i
nemici si arrendono solo per non sopportarli più …. ecco, divago
ancora, che cazzo potrei entrarci io coi militari! Bah sarà la mia
notoria aggressività che da qualche parte, talvolta trasborda.
Parlo,
parlo, parlo, perchè in fondo mettere a posto, soprattutto se sai
che poi molte cose non le userai più, non è mai facile.
Insomma,
Astrid, mi hai regalato infiniti sogni, mi hai carezzato nelle
illusioni, quelle dolci, non quelle da psicoanalisi, ed ora è giusto
che prevalga il silenzio. Sul lungomare due ragazzi si baciavano, di
nascosto, nella penombra della traversa e senza saperlo mi dicevano
che della libertà dei tuoi personaggi io ho saputo solo guardare le
ombre, sfuggenti, iridescenti ma vere e comunque profonde.
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