Epistolario in dicembre - Carole, classisti e l'uomo in frac


di Natty Patanè



sottofondo musicale consigliato:
Million reasons (L. Gaga)
L'uomo in frac (D. Modugno)



Caro Piero,
Dicembre, ovvero ode all'ovvio e all'ipocrita.
Ieri il viale risuonava di carole ritrite e false che neanche rallentavano signore dagli stucchi lucenti spalmati sapientemente sulle guance pronte ad abbandonarsi all'età. Tutte in preda ad una irrefrenabile eccitazione da “regalopertuttisenochenataleè???”
Tra le note e le luci di infinitamente tristi led spiccava una specie di frac, liso e segnato dal tempo. Immobile, dal viso già triste di suo, accentuato da un bianco cadaverico e segni attorno alle labbra. Un cappello, o quel che ne rimaneva, penzolava tra le mani e una piccolissima radiolina mandava una ballata un po' rabberciata. Per una moneta il volto spento forzava un sorriso.
In la un cappotto avvolgeva uno sguardo torvo dal passo lento, un cane al guinzaglio portava la stessa andatura e faceva finta di colmare una solitudine che sapeva d'infinito. Beh, sai, ho pensato che io di cani ne ho avuti e proprio non ne voglio più, credo che a vivere una scena come quella mi abbrevierebbe la vita. E così mi sono venute in mente cose, antiche, piccole, inutili come le code dorate ostinatamente legate agli alberi di natale e da ricacciare al più presto in uno spazio celato agli sguardi dei più.
Capelli raccolti dietro la nuca, occhiali metallici e lo sguardo fisso e duro la direttrice lo chiama, nel silenzio di quasi 40 bambini di quinta elementare e gli fa consegnare i libri affidatigli qualche settimana indietro. Fuori dalle vetrate della scuola privata così alla moda in quel tempo, bouganville ancora fioriti, dentro, la perplessità dei compagni rimbalzava nell'umiliazione di lui che sapeva. Cioè non che conoscesse ancora il senso della parola “morosità” ma sapeva benissimo che quei libri consegnati erano il simbolo esibito agli altri dell'espulsione per rette non versate. La ricordi la direttrice? A Natale faceva preparare spettacoli pieni di canzoncine e triangoli tintinnanti poi si accomodava nel posto passeggeri della mercedes beige che il marito guidava con fare da principe altero. Io la ricordo e mi viene da ridere e allo stesso tempo mi vieni in mente, ancora, piccolo con gli occhiali e quell'accento strano, passaggio breve il tuo, sarà stata la seconda, forse la terza elementare, ma ti ricordo e nel tuo non esistere se non nel ricordo sei proprio l'ideale per questa confessione classista. La direttrice assisa nel suo palazzotto nobiliare del corso principale e il piccolo semiproletario cacciato.
Passo dopo passo il viale si appresta a lasciare il posto al ponte di corso Cavour e ti sorprende improvviso un odore proveniente chissà da dove e che ti riporta ancora indietro, ti sembra di essere ancora avvolto dal vapore nebbioso di uno spogliatoio dove qualcuno sta annegando in nuvole di brutt 33, ne ricordi l'odore, la forma della bottiglia, la pubblicità di Panatta e quella sensazione di essere ad un passo dalla conquista del mondo

Poi arrivano le albe, l'inizio del giorno dico, mica parlo del sole dell'avvenire, solamente di un altro giorno, e magari un sole ancora basso proietta, lunga, la tua ombra verso ponente e ti sembra di lambire il tempo e dilatarti nello spazio e in quel momento pensi che in fondo ogni mattino ha la certezza della sera e ad un tratto vuoi solo sorridere e nel silenzio cominci a sussurrare le parole di una canzone di successo e ti sembra di abbracciarti.

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