Lo scopo della bugia

di Fabio Pandiscia - www.fabiopandiscia.it
 


 
Lo scopo della bugia
Lo scopo della bugia, di qualsiasi genere essa sia, è sempre strategico.
Mentire senza scopo è patologico, ed è affrontato in altre sedi.
Chi mente cerca di mettere in campo una strategia che gli permetta di ottenere quel che vuole. Oltretutto è difficile – sempre che non si abbiano dei problemi psicologici – che il bugiardo menta a chiunque.
Ci sarà sempre qualcuno, di cui si fida, che saprà come stanno le cose per davvero.
Quel che ognuno di noi decide, quindi, è a chi mentire e a chi dire la verità.
La società punisce chi mente, con leggi apposite, con regole morali religiose, con imposizioni stabilite. Eppure, è impossibile non mentire mai a nessuno, a meno di voler essere scacciati dai nostri simili.
In Asia, viceversa, la verità è conosciuta per essere scomoda e spiacevole, quindi si da per scontato, nei rapporti sociali, che si dica qualche bugia, come quelle di cortesia.
Voler essere sinceri a tutti i costi significa violare l’intimità personale, propria e degli altri.
Nella religione e cultura musulmana l’inganno è contrario al Corano, ma non l’omissione. Diventa a questo punto necessario evitare alcune domande personali, che riguardano la sfera privata.
Del resto, è quello che accade anche nel nostro Paese, nella criminalità organizzata, dove l’omertà è ritenuta una prova di “onore”.
In sostanza, anche se le menzogna è criticata dalle istituzioni, dalla morale comune, dalla religione, dalle usanze, non possiamo farne a meno, e già così facendo siamo tutti bugiardi!
I commercianti e i politici sanno bene che, proprio quando le cose volgono al peggio, è il momento di dimostrarsi più ottimisti e fingere sicurezza.
Questo perché ciò che conta è ciò che appare, e la gente si fida di chi è sicuro in se stesso, non chi – in modo onesto ma “perdente” in logica di marketing – confessa di avere di problemi seri.
Tale logica “d’affari” è applicata a qualsiasi livello sociale, poiché, come abbiamo detto prima, le donne e gli uomini sono attirati da chi ha successo e chi appare sicuro e vincente.
Una persona con timori e dubbi su di se farà una notevole fatica a farsi notare dagli altri in modo positivo.
Le menzogne sono di diverso genere, inoltre, e se nessuno di noi ama essere preso in giro, tutti preferiamo essere chiamati in modo positivo, invece che appellati per un qualche evidente ma spiacevole difetto anatomico.
Il mentire richiede intelligenza, e solo gli animali superiori ne sono capaci. Quando si mente si attiva tutto il cervello, mentre quando si dice la verità è coinvolto solo il lobo sinistro, che non sa mentire.
In definitiva, potremmo dire che è mentendo che diventiamo adulti e indipendenti.
Con questo intendiamo dire che il mentire è necessario, ma che in molti ambiti è del tutto deprecabile. Dire una bugia per danneggiare qualcuno, per esempio, è un atto condannato da tutti in qualsiasi situazione.
Un esempio è la denuncia fatta alle società produttrici di sigarette: quando risultò che il legame tra tumore e fumo di sigaretta era ben noto alle case produttrici, ma che avevano omesso di dirlo per non danneggiare i propri affari, ben pochi hanno ritenuto questo modo di fare come scusabile.
Stessa cosa succede quando le bugie diventano la norma.
Chi crede più a una persona che tutti sanno essere un perfetto bugiardo?
Un simile individuo avrà molte difficoltà a costruire legami stabili con gli altri, perché tutti avrebbero sempre il sospetto di essere ingannati in qualche modo.
Oltretutto, coprire le bugie diventa sempre più difficile.
Se mentire su un evento è facile, mentire su due eventi, specie se non collegati, genera un insieme di collegamenti fasulli nel cervello, che diventa sempre più complesso gestire man mano che la rete di menzogne si sviluppa.
 
Il professor Daniel Goleman, ex docente di Psicologia all’Università americana di Harvard, definiva “vitali” alcuni tipi di bugie.
Secondo il teorizzatore dell’intelligenza emotiva (il modo attraverso cui siamo capaci di riconoscere le emozioni) ogni essere umano ha una parte “cieca” mentale, che non vuole e non sa comprendere la realtà.
Quando abbiamo a che fare con un fatto troppo spiacevole per essere valutato dalla mente logica, fingiamo con noi stessi, costruendoci una realtà alternativa, in cui il fatto è diverso da come è stato.
Tale bugia è vitale perché, così facendo, protegge il nostro Sé dai traumi che deriverebbero se prendesse coscienza di come stanno le cose.
Questo si traduce nell’inventarci scuse quando le cose non vanno come vorremmo, ma non accettiamo la più probabile delle verità.
Se gli altri non ci parlano, è perché non capiscono le nostre doti, e non perché, invece, siamo antipatici a tutti.
Se il professore ci dà dei brutti voti è perché ce l’ha con noi, e non perché non abbiamo studiato. Se il nostro partner esce tutte le sere senza di noi è perché è pieno di impegni, e non perché ci tradisce. Tutti questi casi potrebbero essere come noi vorremmo che fossero, ma se dovessimo verificare la realtà – parlando con persone neutre del nostro carattere, studiando di più, pedinando il partner – potremmo renderci contro che è CONTRO di noi, quindi preferiamo accettare la “nostra” versione.
Questo modo di fare può portare a conseguenze molto serie.
Una volta, durante le ricerche sul linguaggio del corpo con il mio collega dr Meridda, conoscemmo una donna che riteneva un “vero” uomo solo chi era rozzo e brutale, e i suoi partner la riempivano di colpi.
Abbiamo poi scoperto che anche suo padre faceva così, ma interrogata sul fatto rispose che “lo faceva per il suo bene”. Mentire a sé stessa ha finito per farle ora vivere un rapporto pericoloso con gli uomini! Tali bugie “vitali” riducono il dolore percepito a livello psicologico, e filtrando la realtà nel modo da confermare ciò che si vuole credere.
I sensi percepiscono ugualmente i segnali, ma arrivando al cervello questi vengono selezionati per l’inconscio, e non affiorano mai in superficie.
Finiamo per cancellare ciò che stiamo osservando.
Quando un intero gruppo di persone finiscono per credere alla medesima bugia vitale (ad esempio, di fronte a un sedicente miracolo, o a un politico che nega l’evidenza e ha sempre un seguito di fedelissimi che credono in lui, o al nazismo, in cui milioni di tedeschi si resero complici involontari di una strage) si forma un sistema sociale basato sulla menzogna.
Uno degli effetti più devastanti in questo senso si ha con le stragi familiari: l’aver mentito a sé stessi, fingendo di vivere in una famiglia felice, ha accumulato uno stress che poi esplode all’improvviso, cogliendo di sorpresa per primi proprio i membri più coinvolti.
Tramite questa bugia, si allevia quindi lo stress del momento, ma si accumula in futuro un potenziale pericolo.
La consapevolezza infatti è ridotta dello stesso tanto di quanto aumenta l’autoinganno.
L’equilibrio, come dicevano già gli antichi greci e romani, è la chiave di tutto.
Un eccesso di verità è dannoso, così come un eccesso di menzogna

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