Fare selfie con i leoni non è Ecoturismo

Elena Guidi


Fare selfie con i leoni non è Ecoturismo

Con la crescente consapevolezza degli impatti negativi che alcuni tipi di viaggi portano all’ambiente e alle popolazioni che vengono visitate, il turista consapevole richiede sempre più spesso di fare “eco-turismo”. A volte però si finisce col pensare che l’ecoturismo sia rappresentato dal passare del tempo in mezzo agli animali “selvatici” o in santuari che si proclamano dalla parte delle specie in pericolo, ma lo fanno a colpi di selfie e carezze a leoni strappati all’ambiente naturale.

Monkey Beach a Phi Phi

 La Thailandia negli ultimi anni ha avuto un boom di viaggi, tra le mete principali vi è Phi Phi Island, con la famosa “isola delle scimmie”. Qui, sono proprio le scimmie stesse ad avvicinarsi all’uomo, ma al contrario di quanto possa sembrare da questa stretta interazione uomo-animale, l’unico scopo di questi primati è ricevere cibo dai turisti e non certo quello di rimanere immortalati nelle foto delle loro vacanze. Dopo anni di “turismo malsano” in cui le scimmie ricevono costantemente cibo dai turisti, hanno perso quasi completamente la capacità di procacciarselo da soli in natura e dipendono interamente dall’uomo. E se i turisti smettessero di andare nell’isola? Durante il lockdown dovuto al covid-19, molte di queste popolazioni hanno subito perdite di individui perché non essendoci più i turisti non vi era nemmeno più la fonte di alimentazione.   

Falsi santuari dei leoni

Numerosi sono i volontari e turisti che hanno inconsapevolmente alimentato il business di falsi santuari come quelli di Ukutula e Boskoppie, in Africa. Si proclamano centri di recupero e orfanotrofi per cuccioli di leoni, ghepardi e scimmie, e permettono ai volontari (che pagano per l’esperienza) di accarezzare e coccolare i grandi felini, o dormire con i babbuini, dargli e fargli la doccia. Ai turisti e volontari che fanno l’esperienza viene detto che si tratta di cuccioli orfani, in realtà sono presi in natura o strappati alle madri in giovane età, allevati in questi centri e poi venduti a circhi, per la caccia o le pellicce.

Selfie con i fenicotteri di Aruba

Sui social hanno spopolato le foto del Renaissance Resort & Casino di Aruba, dove tra un tuffo in piscina e l’altro si può fare un selfie con i fenicotteri rosa liberi in spiaggia. Se sono liberi, allora vuol dire che va bene e sono felici no? Non proprio, considerando che i fenicotteri sono specie migratrici, e che solo in casi eccezionali si fermano anni in uno stesso luogo, e solo nel caso in cui abbiano cibo e protezione a sufficienza. Nel Resort invece i fenicotteri non ci sono rimasti per scelta, ma perché gli sono state “pinzate” le ali, impedendogli di volare via, e permettendo ai turisti di potersi fare le foto con loro, in qualsiasi giorno dell’anno, a soli 100 $.

In conclusione: NO alle passeggiate con i leoni, NO agli abbracci ai bradipi, NO al dormire con le scimmie, NO a fare il bagno agli elefanti e NO all’alimentare e nuotare con animali marini. Gli animali se lasciati nel loro ambiente naturale e senza l’attrazione di un riscatto alimentare non sceglierebbero di interagire con l’uomo in queste modalità così strette e prolungate. Un turista inconsapevole rischia di finanziare queste attività di bracconaggio e pet-trade, che minacciano la sopravvivenza della specie.

Esistono però alcune strutture che riescono a combinare turismo e conservazione animale. Sono centri gestiti da professionisti, in grado di occuparsi realmente del benessere animale e mettono al bando l’interazione tra visitatori ed animali. Gli animali sono osservati direttamente nel loro habitat senza alcun tipo di interazione tra turista/volontario e animale selvatico.

Scegliere consapevolmente lo si fa anche in vacanza. Decidere di NON andare in questi luoghi permette di tutelare la fauna e la flora autoctone, permettendoci di continuare ad ammirarle negli anche anni successivi.


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