Vittorio Miranda
fonte immagine: Domus on line
Architetto, urbanista e teorico dell'architettura nato a Novara il 10 agosto del 1927, si è laureato
presso il Politecnico di Milano nel 1952, ha insegnato architettura a Venezia, Milano, Palermo ed
ha tenuto conferenze nelle università di Tokyo, Buenos Aires, San Paolo, Losanna, Harvard,
Filadelfia, Princeton e Cambridge.
Nei suoi elementi teorici, possiamo notare che prese le distanze da quello che era il movimento
moderno dell’architettura, preferiva risaltare in qualche maniera la storia locale nelle sue
costruzioni, traendo ispirazione dalla cultura del posto.
Spesso considerato dell’ambiente dei nuovi razionalisti italiani, al pari di Giorgio Grassi, utilizzava
come riferimento le tesi di Jane Jacobs, Robert Venturi e Aldo Rossi, che avevano indotto un
riorientamento della creazione architettonica in relazione ai dati del sito, questo già negli anni '60
e '70.
L'interesse di questi teorici per la vita urbana e per la pianificazione urbana ha trovato
un'eco nei successi dei membri della scuola del Ticino e di Tendenza - nome dato a questo gruppo
di architetti storicisti.
Fortemente radicato in valori antimodernisti come già detto, la sua disciplina, si rispecchiava in
due parti: L’accoglienza delle fonti storiche e della cultura locale nei progetti di costruzione,
mentre l’altra nell’altra parte era contrario all’universalismo del razionalismo modernista.
In merito a questa tesi, scriva nel suo libro “Vittorio Gregotti”: «Cercate di non essere originali, né
tanto meno "artisti" per volontà a priori: poiché il nostro obiettivo è di lunga durata, dobbiamo
fare cose che appaiono come fossero sempre state [..]. Bisogna star lontani da ogni
preoccupazione a priori di linguaggio espressivo riconoscibile. Esso verrà dopo e sarà ciò che noi
siamo stati lungo tutto il processo di progettazione [..]. La verità specifica è quella del sito: la
geografia del sito come modo di essere della sua storia è ciò che, limitando, permette di agire. [..]
Dico spesso che il progetto proviene dalla tradizione del mestiere e dalle regole della disciplina ma
che solo lo scontro con il sito dà concretezza al progetto».
La sua prima esperienza lavorativa la fa durante un soggiorno di sei mesi a Parigi nel 1947 dove
presso l'importante studio dei fratelli Gustave, Claude e Auguste Perret, lavora lì per due
settimane. Poi continua nel lavoro presso lo studio BBPR, considerando Ernesto Nathan Rogers il
suo maestro. Nel 1951 firma insieme a Rogers la sua prima sala alla Triennale di Milano per poi
sbarcare al CIAM di Londra.
Inizia la sua carriera collaborando con la storica rivista Casabella, diretta da Ernesto Nathan Rogers
e di cui diverrà a sua volta direttore a partire dal 1982 fino al 1996. Negli anni '50 partecipa ad un
seminario internazionale a Hoddesdon, dove ebbe modo di conoscere Le Corbusier, Ove Arup,
Cornelis van Eesteren, Gropius ed il maestro dello stile liberty Henry van de Velde. Dal 1953 al
1968 ha svolto la sua attività in collaborazione con Lodovico Meneghetti e Giotto Stoppino
(Architetti Associati).
Il lavoro più significativo del suo Razionalismo, è il Palazzo per gli uffici di Novara fatto nel 1960,
arriverà poi a progettare maxi-strutture come le università di Palermo (1969), di Firenze (1972) e
della Calabria (1974).
Tra gli altri grandi meriti e riconoscimenti, vi fu il Gran premio internazionale alla 13ª Triennale di
Milano nel 1964. Gregotti è stato il direttore delle arti visive alla Biennale di Venezia dal 1974 al
1976 e nel 1974 crea il suo studio professionale "Gregotti Associati International", che da allora ha
realizzato opere in una ventina di paesi.
Nel 1999, Gregotti Associati International ha fondato la
società Global Project Development, specializzata in progettazione e sviluppo architettonico
sostenibile per i paesi in boom turistico, con l'obiettivo di rispettare l'ambiente.
E’ stato l’ideatore del progetto dello ZEN (Zona Espansione Nord) di Palermo, ma non fu portato a
termine e di ciò ha accusato le infiltrazioni della criminalità organizzata nelle gare d’appalto.
Vittorio Gregotti, muore il 15 marzo del 2020 a causa di una polmonite dovuta
al covid-19 ed il suo nome è stato inserito il 2 novembre 2020 nel Famedio di Milano.
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