Sinfonia di Alessandro Sciaraffa, GAM TORINO

Sinfonia 

di Alessandro Sciaraffa

GAM – Torino
21 ottobre 2021 – 9 gennaio 2022

TSE Art Destination, Nur Sultan, Kazakhstan
4 marzo – 24 aprile 2022

Sara d'Alessandro Manozzo, in dialogo con Alessandro Sciaraffa


Alessandro Sciaraffa, 
Sinfonia, 2021


Sinfonia è un’installazione immersiva e partecipata di Alessandro Sciaraffa (Torino, 1976), vincitrice del nono bando Italian Council e in mostra alla GAM di Torino fino al 9 gennaio 2022 e dal 4 marzo al 24 aprile 2022 al TSE Art Destination, a Nur-Sultan, in Kazakistan. 
L’arte di Sciaraffa si concentra sui fenomeni invisibili della natura, esplorati attraverso l’uso di tecnologie sperimentali che spesso includono la partecipazione diretta da parte degli spettatori. Il risultato della sua pratica è caratterizzato dalla presenza simbiotica di suono, tecnologia e natura. 
Sinfonia prosegue una ricerca sugli aural chorus, i suoni impercettibili - perché in VLF - delle aurore boreali, che ispirano tanto i crepitii di sottofondo quanto le immagini, traduzione del loro spettrogramma. Il gong sospeso è lo strumento attraverso il quale il visitatore attiva l'installazione; le sue vibrazioni archetipiche rimandano alle profondità della natura.
Nella seguente conversazione, estratta dal catalogo della mostra, l'artista e la curatrice, Sara d'Alessandro Manozzo, parlano della genesi dell’opera. 
 
Sara d’Alessandro Manozzo: Sinfonia è un’installazione che mette insieme il gong, strumento sul quale lavori praticamente da sempre, e il video, che appartiene invece a una sperimentazione più recente, legata all’osservazione delle aurore boreali, e di cui avevo visto una prima formalizzazione in Aurora, l’opera che hai realizzato per Luci d’Artista, a Torino, nel 2019. A tenere insieme queste due componenti sono la sincronia, il suono, l’attivazione da parte del visitatore e, soprattutto, l’immersività, sulla quale io e te siamo stati fin da subito d’accordo…
 
Alessandro Sciaraffa: Sinfonia è immersiva per costituzione, perché è un ascolto dei suoni della profondità. Le aurore boreali sono un fenomeno incredibile, sempre più conosciuto e svelato dalla scienza, e rappresentano l’energia di scambio che c’è tra il sole e la terra, quell’energia necessaria perché tutto si possa muovere. La terra ha uno scudo magnetico che devia i raggi cosmici che, in prossimità delle polarità, rimbalzano e si rispecchiano nel cielo, creando un’atmosfera talmente ionizzata da presentare iridescenze. Andare a catturare il suono di un fenomeno di questo tipo, un fenomeno luminoso, è un’operazione già immersiva, perché devi entrare nell’aria, nelle sue profondità. È un ascolto della natura, l’interpretazione che posso dare io, attraverso il mio sguardo, della natura. Una natura che non sempre ascoltiamo. 
 

Alessandro Sciaraffa, Sinfonia, 2021

SDM: L’aurora boreale l’hai potuta osservare quando eri a San Pietroburgo, per il progetto The Winter Simphonyall’Ermitage. Era il 2019, giusto?
 
AS: Sì, ma in realtà lavoro sulle frequenze VLF, very low frequency, almeno dal 2013. Anzi, dal 2010. Si tratta di onde radio che si sviluppano quando ci sono fenomeni altamente energetici, come, appunto, le aurore boreali, e che producono delle frequenze bassissime, 3 hertz, che puoi captare solo con degli speciali filtri radio.
 
SDM: Non si tratta di suoni che normalmente puoi ascoltare.
 
AS: Sai, come nello specchio visivo percepiamo certi tipi di frequenze e altre, come gli infrarossi, no, lo stesso accade nell’udire. Con la radio andiamo quindi a sentire ciò che altrimenti sarebbe inudibile. È come un microscopio o un telescopio che usiamo per ascoltare le profondità della natura, di cui facciamo parte.
Quando sono stato a Murmansk ho chiesto a vari cacciatori di aurore se avessero mai udito le aurore boreali, e qualcuno sì, diceva di averle sentite. Considera però che per superare i 35 gradi sotto zero i tassi alcolici sono molto alti…
 
SDM: Quindi quello che si sente in Aurora e in Sinfonia è una sorta di “ingrandimento”, un’amplificazione. 
 
AS: È come se avessimo un orecchio più sofisticato. Considera che siamo sempre nel mondo dell’arte, non dello strumento scientifico. Utilizziamo gli strumenti scientifici per acquisire dei dati, delle immagini, dei suoni, che altrimenti non potrebbero essere udibili. Io cerco di esplorare l’invisibile e l’inudibile e poi restituire questa esperienza, in modo che possa essere ripercorsa. 
Non sapendo io suonare nulla, mi rivolgo ai suoni della natura, che non sono mai uguali a se stessi: mi risulta più facile comporli insieme. 
Il mondo radio è un universo. Quando si dice: abbiamo visto le origini dell’universo! Vuol dire che lo abbiamo visto tramite l’ascolto di radiotelescopi, in grado di percepire frequenze così profonde, così basse, lunghe, immense, da poter restituire immagini. Anche io uso questi strumenti, ma non per restituire un fenomeno in modo scientifico. 
 




SDM: Ad esempio nel 2014, quando hai realizzato I lunatici parlano alla Luna
 
AS: Quel progetto nacque dall’idea di sentire il suono di un bicchiere d’acqua riflesso sulla luna. Mi incontrai con il presidente dell’osservatorio astronomico di Luserna San Giovanni[1], Sergio Lera, e gli chiesi: voi, con il radiotelescopio, siete in grado di fare la EME? Si tratta di una tecnica radioamatoriale il cui nome sta per earth-moon-earth, perché utilizza la luna come specchio riflettente per poter comunicare con l’altra parte del mondo. Gli dissi: “Sergio, tu guardi la luna con il telescopio, ma hai mai sentito il suono di un bicchiere d’acqua riflesso sulla luna?”
 
SDM: Immagino che lui abbia risposto di no. 
 
AS: E infatti mi dice no. E io dico “qui ho l’acqua e il bicchiere, tu hai il radiotelescopio, proviamo”. È strano perché, all’epoca, la scoperta della presenza dell’acqua sulla Luna non era stata ancora comunicata: forse la NASA ne era già a conoscenza, ma per noi era qualcosa di irraggiungibile. 
Questo primo lavoro ha permesso di allenare, affinare la tecnica, la relazione fra strumenti scientifici e poesia, che si è sviluppata fino a diventare una performance, uno spettacolo, non so neanche come definirlo, perché la Luna evoca talmente tanti discorsi…
Abbiamo automatizzato un radiotelescopio, a distanza, per permettere in tempo reale ai visitatori di riflettere la propria voce sulla luna e sentirne l’eco, all’interno di una sorta di “capsula” protetta da una tenda alta 7 metri, nella galleria Giorgio Persano[2]
L’acqua, però, era un pretesto. Alla base dei Lunatici c’è la concezione del suono della voce come qualcosa che ti tocca. Oggi noi siamo separati da uno schermo, non siamo qui fisicamente. Ma ogni volta che parliamo, in noi nasce un pensiero, che fa un percorso: entra nello stomaco, fuoriesce dalla bocca, e diventa suono, che è un’informazione che l’altro riceve. Quando si è insieme le vibrazioni che produci con il linguaggio investono l’altro, toccano la sua pelle. Se questo è vero, si può toccare allo stesso modo anche la luna, con la propria voce: basta utilizzare un grande amplificatore, un grande megafono, che è un radiotelescopio. Lì la frequenza del suono si trasforma in onde, in un segnale che, a grande potenza, viene inviato verso la luna, la colpisce, rimbalza e torna indietro. In quello spazio-tempo il visitatore ha l’opportunità di parlare e poi ascoltare quello che ha detto: la luna fa da specchio. Perciò a quel punto quello che si è detto non appartiene più alla Terra, è extraterrestre. 
 
SDM: Tu concepisci il suono, che è il cuore del tuo lavoro, come qualcosa di fisico. 
 
AS: Il suono ti investe, investe il tuo corpo. Ho sempre lavorato mettendo in risonanza lo spazio con basse frequenze prodotte da subwoofer: in questo modo il vuoto diventa pieno, quando entri in uno spazio hai la sensazione che sia pieno, perché il tuo corpo entra in risonanza con le frequenze sonore. A quel punto il tuo modo di ascoltare cambia, perché tutti i meccanismi che compi in maniera inconsapevole, gli automatismi, si placano. È il momento in cui si può dare ascolto, in cui si può imparare. Ti muovi in uno spazio invaso da vibrazioni che rimbalzano e costruiscono un tessuto sonoro quasi primordiale. È un lungo percorso di ricerca, che continua anche oggi.


Estratto dal catalogo Sinfonia. 
Sciaraffa, © Fondazione Torino Musei / GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea 
 
 
[1] LOsservatorio Astronomico Val Pellice, fondato dall’Associazione Astrofili Urania.
[2] Le trasmissioni radio EME sono state realizzate dal radioamatore Stefano Bologna. 




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