di Francesco Simone
Il Segesta Teatro Festival, è una iniziativa promossa dalla Regione Siciliana – assessorato dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana e dal Parco Archeologico di Segesta. E' la rassegna di arti performative con la direzione artistica di Claudio Collovà , in corso sino al 4 settembre in uno dei parchi più affascinanti della Sicilia: il Parco Archeologico di Segesta diretto da Luigi Biondo, fra il Teatro Antico, il Tempio di Afrodite Urania e i comuni limitrofi circondati da vigneti e colline: Calatafimi Segesta, Contessa Entellina, Custonaci, Poggioreale e Salemi.
Una programmazione multidisciplinare di un mese intero che vede in cartellone ben 26 spettacoli di cui 7 Prime Nazionali, fra teatro, danza, musica, poesia, installazioni, spettacoli all’alba e notti a scrutare la volta celeste, progetti speciali, eventi diffusi e incontri firmati dai grandi nomi del teatro e della danza, da Virgilio Sieni a Salvatore Sciarrino, da Roberto Latini a Mimmo Cuticchio, da Compagnia Zappalà Danza a Mamadou Dioume, da Anna Bonaiuto a Giorgina Pi, passando per i Dervisci Rotanti di Damasco e i Cuncordu e Tenore di Orosei, Massimo Cacciari e Umberto Galimberti. E molto, molto altro.
Nell'antichissimo contesto archeologico capace di trasferire immutata la prepotente sensazione di sacralità , gli spazi dell'anfiteatro sulle pendici del monte Barbaro ha ospitato momenti di intensa emotività nella sera del 22 agosto, con il secondo dei tre eventi dedicati alla musica da camera con incursioni nella produzione contemporanea, il concerto di Quatuor Akilone, ensemble internazionale nato a Parigi nel 2011 e rinomato per la visione profonda e poetica delle opere che affronta e per la capacità di avvicinare un pubblico più ampio alla musica da camera. Le musiche di Debussy, Bartók e Xu Yi sono state riprodotte in una interpretazione che hanno saputo rendere in modo intelligente e appassionato. Il quartetto parigino che dal 2011 è stato vincitore del primo premio assoluto al VIII concorso internazionale di quartetto d'archi di Bordeaux, successo replicato nel 2016 con il premio ProQuartet. Chiara ed evidente la contaminazione attuale di musicisti del calibro di Vladimir Mendelssohn, Tabea Zimmermann, Avri Levitan oltre alle innumerevoli collaborazioni che oggi portano il quartetto nel coraggioso obbiettivo di diffondere la musica da camera ad un pubblico meno abituato alla musica classica.
E quasi come una costante, la sacralità dei luoghi ha permesso livelli intensi di espressione per il secondo spettacolo della serata del 22 agosto. Il tramite fra l’Umano e il Divino in Tiresias, della regista attivista Giorgina Pi del collettivo Angelo Mai, da un testo del poeta, musicista e performer americano Kae Tempest. Lo spettacolo ha collezionato nel 2021 ben tre Premi Ubu e che trova la sua ispirazione nella cultura classica per inserirsi però pienamente nell’alveo della più radicale produzione contemporanea.
Tiresia è il veggente che sa, che conosce ciò che si dovrebbe fare. Fa paura ascoltarlo, il suo corpo conturba, è al di fuori dell’ordine naturale, è un corpo che vive più sessualità , più età in una vita. Tiresia è via d’uscita alla natura, le sue tante e sfrontate vite sfidano l’ordine naturale, sorpassano le regole sessuali e la gerarchia del tempo: Tiresia è simultaneità .
Siamo sempre soggetti in divenire SEMPRE sul punto di diventare altro
Gabriele Portoghese vaga, trasforma e si trasforma in un linguaggio epico e metropolitano assieme, trasporta nella narrazione tra vecchi dischi e impressioni ricordate, alla ricerca della via d'uscita, la sola plausibile o comunque mai quella piu' opportuna. la via della denuncia intima che implode nella gerarchia del tempo, dove tra versi e sonorità si ricuce una pelle lacerata da ferite ancestrali,
chiedendo a lui, a Tiresia chi soffoca la memoria, cosa sia il piacere sia esso donna o uomo. Chiedilo a Tiresia di quanta ferocia si rinnova nel consumismo della pressione soffocante, nei rapporti che hanno perso il valore della leggerezza, la passione dell'erotismo; difficile restare se stessi se si ha sempre bisogno di guardare per sapere. E noi sappiamo ascoltare la voce silente di Tiresia oggi?
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