Giuseppe Gavazza
click on image to listen: Passeggiata sonora alla GAM
La rinnovata GAM (Galleria Civica d'Arte Moderna e Contemporanea) di Torino con la recente mostra Il teatro delle performance riprende un tema recentemente presentato, ascoltato, visto, fruito, capito, discusso, approfondito sui palcoscenici culturali della città . Proprio la caratteristica del tema – l'incrocio – crea la difficoltà di tracciarne le linee di presentazione, di generalizzarne la descrizione, ad iniziare dagli spazi.
Palcoscenico è un termine spesso allargato a spazi pubblici fuori dai teatri e dalle sale di concerto. Performing Arts, traducibile con un po' goffo ma accettabile Arti Performative, comprende quanto si potrebbe definire come concerto, teatro, mostra, esposizione, happening coinvolgendo gli spazi di teatri, sale da concerto, musei, gallerie, luoghi chiusi e aperti, privati e pubblici.
Qualcosa di simile - e complementare - a questa iniziativa della GAM è stato due mesi fa Blinding the ears, nuova fertile (speriamo) costola di Artissima, fiera d'arte contemporanea, che in novembre ha presentato artisti “visivi” che usano lo spazio scenico per la loro arte. O forse creano spazi scenici con la loro arte o – semplicemente - con la loro presenza (fisica). E contemporaneamente diverse altre rassegne presentavano “crossing” di teatro-musica-arti visive. Ne ho scritto sulle colonne di TP_EWS (che significa TerPress-Ears Wide Shut) il 13 ed il 20 novembre:
“le stagioni teatrali fanno concerti, quelle concertistiche fanno danza e quelle di danza fanno teatro. Tutto si rimescola come in un cocktail o come nell'opera dove tutto si mette in gioco: il suono, il gesto, l'immagine, la parola detta e cantata.”
Stralcio dalla presentazione di Il teatro delle performance sul sito GAM:
“Peter Brook, uno dei maggiori teorici del teatro contemporaneo, ha affermato che è sufficiente che il corpo di una persona attraversi lo spazio perché attorno a quell’azione, per quanto minima, si articoli in potenza tutta l’energia del teatro.”
Un definizione essenziale che serve a spiegare molto del teatro e in generale dell'arte degli ultimi 50 anni a partire dagli Anni '50 cui la GAM dedica particolare attenzione, anche nella mostra di cui state leggendo.
Gli attori della rassegna sono nomi storici essenziali: Gruppo Gutaie con Katsuo Shiraga, Paul Mc Carthy, Hermann Nitsch, Gilbert & George, Marina Abramovic, John Bock.
Coerentemente con la missione espositiva e museale di una Civica Galleria d'Arte, non sono presenti fisicamente (con l'eccezione di Hermann Nitsch presente in un incontro il 14 gennaio sera) ma nella memoria suscitata dall'esposizione degli oggetti, dalla ricostruzione degli spazi, dalla registrazione (audio e/o video) degli eventi.
“Il Teatro della Performance non è una mostra di documentazione, non si concentra sulla registrazione dell’atto, ma sulla scena del suo accadere. Intende presentare l’architettura e la fisicità del teatro che ha accolto l’azione, intende soffermarsi sulla struttura scenica creata dall’artista, sullo spazio pensato per dare luogo alla performance e spesso creato, o quanto meno, modificato dalla performance stessa, costruito per accumulo di tracce derivanti da atti, parole e oggetti di scena.”
La mostra, di non grandi dimensioni, è interessante, fa riflettere e aiuta a capire: a me personalmente Il teatro della performance nel non-teatro della Galleria d'Arte e senza Performance mette la voglia di agire, di fare performance, di applicare quelle idee e quelle proposte inventive e innovative (anche provocatorie) che qui vengono presentata e raccontate oltre che di contemplarle e assumerle. Di farle rivivere.
Però non ho agito: forse non sono questi i tempi, non ero preparato e farlo, forse semplicemente non ho osato, non è tanto il mio mestiere.
Così ho preparato un breve teatro acustico della performance, documentario e liberamente reinterpretato che mescola necessariamente i suoni catturati dal vivo nelle sale espositive, tra le ore 13 e le ore 14,30 di giovedì 14 gennaio 2010: suoni storici-museali e suoni vivi-reali inseparabilmente mescolati nella registrazione audio.
A voi, al vostro orecchio spalancato, separarli, distinguerli.
Palcoscenico è un termine spesso allargato a spazi pubblici fuori dai teatri e dalle sale di concerto. Performing Arts, traducibile con un po' goffo ma accettabile Arti Performative, comprende quanto si potrebbe definire come concerto, teatro, mostra, esposizione, happening coinvolgendo gli spazi di teatri, sale da concerto, musei, gallerie, luoghi chiusi e aperti, privati e pubblici.
Qualcosa di simile - e complementare - a questa iniziativa della GAM è stato due mesi fa Blinding the ears, nuova fertile (speriamo) costola di Artissima, fiera d'arte contemporanea, che in novembre ha presentato artisti “visivi” che usano lo spazio scenico per la loro arte. O forse creano spazi scenici con la loro arte o – semplicemente - con la loro presenza (fisica). E contemporaneamente diverse altre rassegne presentavano “crossing” di teatro-musica-arti visive. Ne ho scritto sulle colonne di TP_EWS (che significa TerPress-Ears Wide Shut) il 13 ed il 20 novembre:
“le stagioni teatrali fanno concerti, quelle concertistiche fanno danza e quelle di danza fanno teatro. Tutto si rimescola come in un cocktail o come nell'opera dove tutto si mette in gioco: il suono, il gesto, l'immagine, la parola detta e cantata.”
Stralcio dalla presentazione di Il teatro delle performance sul sito GAM:
“Peter Brook, uno dei maggiori teorici del teatro contemporaneo, ha affermato che è sufficiente che il corpo di una persona attraversi lo spazio perché attorno a quell’azione, per quanto minima, si articoli in potenza tutta l’energia del teatro.”
Un definizione essenziale che serve a spiegare molto del teatro e in generale dell'arte degli ultimi 50 anni a partire dagli Anni '50 cui la GAM dedica particolare attenzione, anche nella mostra di cui state leggendo.
Gli attori della rassegna sono nomi storici essenziali: Gruppo Gutaie con Katsuo Shiraga, Paul Mc Carthy, Hermann Nitsch, Gilbert & George, Marina Abramovic, John Bock.
Coerentemente con la missione espositiva e museale di una Civica Galleria d'Arte, non sono presenti fisicamente (con l'eccezione di Hermann Nitsch presente in un incontro il 14 gennaio sera) ma nella memoria suscitata dall'esposizione degli oggetti, dalla ricostruzione degli spazi, dalla registrazione (audio e/o video) degli eventi.
“Il Teatro della Performance non è una mostra di documentazione, non si concentra sulla registrazione dell’atto, ma sulla scena del suo accadere. Intende presentare l’architettura e la fisicità del teatro che ha accolto l’azione, intende soffermarsi sulla struttura scenica creata dall’artista, sullo spazio pensato per dare luogo alla performance e spesso creato, o quanto meno, modificato dalla performance stessa, costruito per accumulo di tracce derivanti da atti, parole e oggetti di scena.”
La mostra, di non grandi dimensioni, è interessante, fa riflettere e aiuta a capire: a me personalmente Il teatro della performance nel non-teatro della Galleria d'Arte e senza Performance mette la voglia di agire, di fare performance, di applicare quelle idee e quelle proposte inventive e innovative (anche provocatorie) che qui vengono presentata e raccontate oltre che di contemplarle e assumerle. Di farle rivivere.
Però non ho agito: forse non sono questi i tempi, non ero preparato e farlo, forse semplicemente non ho osato, non è tanto il mio mestiere.
Così ho preparato un breve teatro acustico della performance, documentario e liberamente reinterpretato che mescola necessariamente i suoni catturati dal vivo nelle sale espositive, tra le ore 13 e le ore 14,30 di giovedì 14 gennaio 2010: suoni storici-museali e suoni vivi-reali inseparabilmente mescolati nella registrazione audio.
A voi, al vostro orecchio spalancato, separarli, distinguerli.
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