Un mare senza terre

::L'editoriale:: di Vincenzo Jacovino

La rete è, oggi, il mare senza terre o dighe foranee, supporto valido ai commerci è vero, ma è soprattutto una penetrante e perforante fonte di propagazione della comunicazione.

E’ il grimaldello per l’abbattimento delle barriere culturali e territoriali. E’ un mare che non segna confini ma si estende a macchia d’olio proprio per conglobare le conoscenze più disparate, culture e religioni; metterle a confronto per poi diffonderle.

E’, quindi, dialogo continuo, perpetuo. La cultura può essere d’aiuto, un valido aiuto, soprattutto nelle scelte più difficili; può, grazie all’apporto dei suoi interpreti sensibili dei fermenti sociali, narrare, ipotizzare scenari, inventare storie interpretarle o raffigurare situazioni che aiutino a riflettere, a capire le relazioni sociali e il tessuto urbano.
Affinché, quest’ultimo, non risulti isolato occorre che si istituisca un rapporto di buon vicinato tra la rete e chi a essa si rivolge per uno scambio di idee e non solo, per colloquiare, ampliare le personali conoscenze, comunicare e, perché no, anche per narrarsi. Non più una comunicazione passiva o, meglio, un’informazione di livello passivo avulsa dai pressanti problemi cui sono assillate le comunità urbane ma coscienza critica che vede il mondo per come è davvero, ossia costituito dalla compresenza dell’immenso numero delle diversità che lo compongono e dalle relazioni che le collegano. La cultura, nella sua più ampia accezione, ha la necessità di raccontarsi e raccontare ciò che accade al o nel tessuto urbano e la rete risulta il mezzo mediatico più idoneo, data l’immediatezza di informazione ma anche d’intervento.
E’ possibile partecipare al dibattito con proposte e ideali soluzioni. Attraverso la rete, l’odierno mar Mediterraneo, ci si individua e si ritrova un preciso referente non soltanto per i problemi di carattere generali quanto per quelli delle singole comunità urbane. Si, la rete come ogni altro mare, è veicolo di cultura e di vita.
Ma, come ogni mare, come ogni spazio senza confini, acquista la configurazione che gli dà ciascun navigatore e TerPress vuol contribuire a fare del mare nostrum, il mare di tutti; un mare che raccordi l’informazione alla “cultura” delle realtà urbane, si ma innanzi tutto al bisogno di comunicare e irradiare comunicazione perché solo così può esserci crescita complessiva del territorio urbano.


leggi l'articolo - TERPRESS N°1 DIC 2006 in PDF





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