Mi illumino di nero

Giacomo Alessandro Fangano e Vanessa Viscogliosi
Direttori editoriali di "TRIBE ART

Con estremo dispiacere, Giacomo Alessandro Fangano e Vanessa Viscogliosi, direttori editoriali di TRIBE ART - La Guida e curatori della mostra, gli artisti e le gallerie coinvolte, hanno appreso nella tarda serata di ieri dell'annullamento "per l'improvvisa indisponibilità della location" della mostra "Mi illumino di nero", evento inserito nel cartellone ufficiale della Notte Bianca dell'Energia, voluto fortemente dalla Provincia Regionale di Catania.
Il progetto espositivo era stato curato in modo specifico per il primo chiostro del Monumentale Complesso dei Gesuiti, nella centralissima via dei Crociferi di Catania, che dal 1969 ospita l'Istituto Statale d'Arte. Nonostante le rassicurazioni da parte delle Istituzioni preposte e degli organizzatori sulla disponibilità della struttura, i curatori dell'evento avevano già avuto nei giorni scorsi i primi segnali delle resistenze da parte della Prof.ssa Bianca Boemi, Preside dell'Istituto, alla concessione delle necessarie autorizzazioni. Lo scontro fra la dirigente e l'organizzazione della Notte Bianca si è acuito nelle ore immediatamente antecedenti l'evento, in un'altalena di presunte concessioni e secche smentite fino al definitivo annullamento dell'evento.
Per la realizzazione della mostra "Mi illumino di nero", tutti i soggetti coinvolti, dai curatori agli artisti, dagli allestitori alle gallerie, hanno lavorato gratuitamente sostenendo notevoli spese, subendo inoltre ingenti danni di immagine.
Per il progetto espositivo i curatori hanno preso spunto dalle polemiche sorte intorno alla richiesta da parte di una società texana di scavare alla ricerca di gas e petrolio in una delle zone più belle d'Italia, il Val di Noto, cioè nel cuore di un'area dichiarata patrimonio dell'umanità dall'Unesco perché "testimonianza dell’esuberante genialità espressa nell’arte nell’architettura del tardo barocco" e contemporaneamente zona ad alto interesse paesaggistico-naturalistico, per dare vita ad una grande installazione che avrebbe coinvolto tutti gli artisti invitati.
Il colore predominante dell'allestimento sarebbe stato il nero, facilmente assimilabile al petrolio, preso a simbolo di una industrializzazione considerata incompatibile con uno sviluppo armonico, eco-compatibile, rispettoso della storia, della bellezza, della cultura e della natura dei luoghi. Una serie di inserti neri sarebbero stati dunque inseriti al piano terra del primo chiostro a indicare un fiume di petrolio che invade i nostri gioielli barocchi rendendone “difficile” la fruizione, mentre bandiere nere ai piani superiori del chiostro avrebbero simboleggiato lacrime di petrolio sui beni culturali e sulle nostre coscienze. Alla “provocazione” erano stati chiamati a partecipare circa 20 artisti, fra pittori, scultori, fotografi e videomaker della scena siciliana e non solo. Le loro opere sarebbero state coperte da plastica nera: i capolavori di architettura, gli scenari naturali, le tradizioni sarebbero stati quindi “cancellati” metaforicamente dall’oro nero e dagli interessi economici, in barba alla memoria, alle radici, al passato.

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