Per non dimenticare: non soltanto nel giorno della Shoah, perché la necessità, non solo di riandare indietro nel tempo ma di rivivere le esperienze di un periodo storico dell’umana convivenza, tragico e drammatico, insieme è continua. Oltretutto, è una chiara proposta di un’ars memorandi, per meglio curare il proprio lungo “vissuto”. Il richiamare una latenza del sapere o del ricordo, che è pur sempre nella memoria collettiva, ha la funzione di impedire che l’umanità inciampi di nuovo nel buio pozzo dell’orrore e della violenza.
Per non dimenticare induce a capire che sia giunto il momento di raccontare e soffermarsi sui fatti e le storie di uomini e donne e dell’orrore quotidiano durato anni.
E tuttora prosegue per molte popolazioni che ancor soccombono a causa delle guerre e di altre violenze. Proprio per evitare che a tratti, affiorino come i classici fiumi carsici, occorre riappropriarsi della memoria collettiva e del “vissu-to” storico. Come? Con il richiamo di immagini e atmosfere forti da inserire nel vivo della realtà contingente quale prepotente bisogno di annettere la fascinazione, in questo caso, drammatica del ricordo all’area del visibile e del vissuto quotidiano.
Non sono e non mancano, tuttora, i segni delle divisioni, l’odio cieco dei cuori però è necessario che questo mare, simbolo dell’inquietante e dell’instabile, sia delimitato, confinato ma mai rimosso perché
La morte
un morto che dondola appeso a una corda,
è a quella morte
che il mio cuore non può rassegnarsi. (N. Hikmet)
ma non può e non deve rassegnarsi nessun altro uomo.
Per non dimenticare è o dev’essere il deterrente a non cadere nello stesso er-rore, oltre ad invogliare al dialogo, ossia alla pratica dell’anima che si fa sensibile ad ascoltare l’altro, a capirlo e incontrarlo ma, innanzi tutto, è un tornare a raccontare le storie di vite vissute non solo della Shoah di ieri ma anche e, soprattutto, delle Shoah quotidiane sparse in ogni angolo della terra. Si pensi alle quotidiane tragedie delle popolazioni dell’Africa.
Il giorno della memoria serve ad annullare le amnesie personali e collettive e ad immergere, il singolo come la collettività, nella continuità della propria memoria storica. Perché l’orrore, che continua ad abitare i continenti da quando sono emersi, e la sofferenza dei deboli si radicano nei ricordi e nei cuori solo con le testimonianze e non tanto con i documenti ufficiali.
La spirale dell’orrore e della violenza si spezza, in ultima analisi, soltanto attraverso la comprensione dell’altro e, quindi, attraverso il dialogo.
Per non dimenticare
di Vincenzo Jacovino
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