Manie e leoni d’oro

di Antonella Musiello

Quando la passione per i dettagli e le stravaganze contemporanee si incontrano nasce una delle manie più diffuse in Giappone: la folle dedizione per i gadget di Hello Kitty. Il tenero gattino onnipresente e a volte inquietante spesso diventa un hobby (per fortuna non diffuso), quello di agghindare i felini in carne ed ossa con ricercati accessori raffinati.
Il breve scorcio ad un business presente ormai in tutto il mondo ci ricorda che nell’era moderna l’Oriente accosta allo stile e all’essenzialità, il giusto prodotto di diffusione economica.
Questa forma di diffusione si espande sempre più e tocca i margini delle arti figurative, come anche del cinema d’animazione, o ancora il mondo delle favole.
Ormai di fama globale, ricordiamo la figura di Mariko Mori, la quale ha partecipato a rassegne internazionali come la biennale di Venezia e ha presentato mostre personali al Centre Pompidou di Parigi, al Museum of Contemporary Art di Chicago ecc…Mi affascina la sua unicità nel miscelare la videoart a mondi fantastici e insoliti, presente particolarmente nella sua opera di spicco “Pure Land”. È una terra pura quella che rappresenta, una terra al limite fra l’onirico e l’utopico. Mi ispiro anche a lei soprattutto quando dichiara: “In the next millennium, the power and the energy of the human spirit should unify the world in peace and harmony without any cultural or national borders”.
Tutto questo mi riporta con un breve balzo nel favoloso mondo dell’animazione. Il Giappone è stato sempre percepito dall’Occidente come la fabbrica che ha creato i più celebri personaggi dei cartoni animati. Ricordo Lupin III, Mazinga Z, il Mago pancione etccì e tanti altri. Questi piccoli personaggi sono cresciuti e hanno fatto le cose in grande approdando nelle sale cinematografiche. Ha fatto le cose in grande anche Hayao Miyazaki, vincendo il Leone d’oro per la carriera, e firmando capolavori come “La città incantata”, decretato in patria come il miglior film dell’anno. Di recente ho rivisto il grandioso “Castello errante di Howl”, che unisce una storia d’amore a vicende fin troppo attuali legati alla guerra e una superba panoramicità di posti forse non così irreali.
Una veloce addizione di tutte queste forme d’espressione mi regala un piacevole risultato, quello che rende la comune voglia di guardare altrove, insieme all’illusione che attraverso la fantasia si può ricreare un nuovo reale direttametnte connesso al surreale. Il risultato richiama anche quell’animo eternamente infantile forse legato alla fisicità stereotipata orientale, nel quale nutro una profonda immedesimazione.
Non posso infine esimermi dall’evidenziare che dopo il sempre gradevole viaggio in Levante è doveroso porre lo sguardo anche un po’ a Ponente, lì dove sono presenti valide personalità come il genio gotico-visionario di Tim Burton. Il recente “Sweeney Todd” è stato completato dal tocco di Dante Ferretti e dalla fantastica scenografia premiata agli Oscar.
Come dire, le diverse sfaccettature della vera Arte sono direttamente proporzionali al riconoscimento e al dignitoso valore.

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