CINA DEL XXI SECOLO

di Antonella Musiello

L’ uniformità e la metamorfosi dell’arte orientale si manifestano a pieno ritmo camminando fra le strade del nostro Paese ed in particolare nella capitale. È quello che accade entrando nel Palazzo delle Esposizioni a Roma dove è in corso la mostra “Cina XXI secolo, arte fra identità e trasformazione”.

Si tratta di una rassegna nata per far conoscere al pubblico non l’arte cinese in generale, ma piuttosto i mutamenti dell’aspressione artistica della sociatà cinese degli ultimi anni. Mutamenti che hanno investito tutti gli aspetti della società e che hanno evidentemente tramutato la composizione del paesaggio e l’assetto urbano. Imponente, anche per le sue dimensioni è il quadro di Liu Xiadong che si presenta subito al principio della mostra. L’opera appare come un assemblaggio di tele affiancate dal tema continuativo, sul fondo un paesaggio tetro cinese, in primo piano una serie di uomini appartenenti a categorie sociali diverse, che sollevano la stessa asta posta sulle spalle. L’artista denuncia l’alienazione degli individui all’interno dell’attuale ambiente urbano, spesso confusi nell’adattamento della rapida urbanizzazione cinese.

I cambiamenti sono evidenti anche nell’opera antistante intitolata “Prima mangia”. È rappresentata una lunga tavolata imbandita di cibo ed è la simulazione dell’ “Ultima cena” di Leonardo. Il significato sta appunto nel cibo che nella società odierna viene prima di ogni altra cosa, affiancato al consumismo moderno.
Gli artisti cinesi descrivono un fenomeno molto sentito in Cina, quello del passaggio da un sistema economico agricolo a quello di tipo capitalistico, un passaggio senza precedenti nella storia del Paese avvenuto a metà degli anni Novanta. Le trasformazioni non sono presenti solo negli aspetti urbani e sociali, ma anche nel nuovo modo di vedere l’arte insieme ad un’innovativa tecnica artistica. È quello che fa l’artista Yin Zhaoyang con le opere “Qualm 1, 2, 3”, tre riproduzioni dalle dimensioni vastissime, apparentemente “imbrattati” da solchi colorati di cerchi concentrici, ma che osservandole da lontano si percepisce l’essenza di figure vive anche se velandone i particolari fisiognomici. Le tonalità accese e calde sono in contrapposizione con l’opera “The New York Times”, un foglio di giornale enorme accartocciato fatto di bronzo. La freddezza e il grigiore di tale materiale riflette il senso dell’opera, l’ennesima immagine di consumo di massa che passa anche attraverso i media.

Vengono inoltre fotografati scene di vita quotidiana, ovviamente artefatte, come “Dormitory”, dove oltre la precarietà di rifugi provvisori, l’artista Wang Qingsong mette in luce la promiscuità sessuale di un popolo forzatamente costretto a condividere spazi comuni.
In molte opere di questi artisti prevale l’esplorazione di se stessi, del proprio essere modificato dall’avvento di nuove condizioni sociali. In questo contesto l’arte assume un significato reazionario nei confronti di cambiamenti sociali, culturali e politici anche se inevitabili. C’è infatti chi assume un atteggiamento di speranza verso il futuro come l’artista Weng Fen che attraverso gli occhi di due bambine che guardano l’orizzonte di Shanghai riscopre il giusto significato di tutta l’intera mostra.
Riuscire a guardare non la maestosità dei grattacieli, ma altrove, è il motivo per il quale si continua a fare arte sempre in movimento che è lo specchio attuale dell’arte cinese.

La mostra sarà aperta al pubblico fino al 18 maggio 2008 presso il Palazzo delle Esposizioni – Roma, via Nazionale 194.
Informazioni: www.palazzoesposizioni.it
Orari: domenica, martedi, mercoledi e giovedi dalle 10.00 alle 20.00; venerdi e sabato dalle 10.00 alle 22.30.

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