Il senso di comunità

di Vincenzo Jacovino


Attutita la rumorosità della politica fabulante si espandono, significativamente, nella poltiglia sociale solo passioni tristi che sono, come è possibile constatare ogni oggi, fautori di smodati e specifici autismi e ciascun di essi è diventato portavoce e rappresentanza di interessi ancora più specifici. Quale fine avrà la stessa poltiglia sociale se i differenti autismi verranno in collisione?
La conflittualità tra le classi sociali, dell’altro ieri, è stato vissuto, soprattutto emotivamente, con nuove aperture di senso sociale, di confini aperti mentre gli autismi di cui è composta la società odierna hanno spazi e mondi chiusi, privi di orizzonti. Mancano della necessaria curiositas di cui abbondavano le classi del recente passato. Questi mondi chiusi, purtroppo, ricevono luce, se la ricevono, solo dall’alto grazie ai limitati lucernai. Ma sono sufficienti questi sprazzi di luce per diffondere il libero pensiero, lo spirito critico, la solidarietà, la cultura, la conoscenza

e il dubbio che sprofonda
nell’algebra della vita? ( L. De Libero)

Probabilmente no, perché la chiusura impedisce, sempre, la reciproca erosione e corrosione delle posizioni fin troppo rigide che vigono negli spazi così ben circoscritti. Sono, queste, azioni necessarie perché il particulare possa cedere di fronte alle esigenze della comunità. Ma si sentiranno mai, questi mondi chiusi colpiti dalla sindrome dei privilegi e posizioni acquisite, parti di una comunità?
E’ questo l’interrogativo che serpeggia nelle menti di molti ora che la politica fabulante, utilizzata per sostenere il proprio particulare, ha attutito ai limiti dell’assurdità la reciproca capacità di ascolto. La mancanza di una reciprocità di ascolto vuol dire che un mondo non cerca nulla nell’altro né in se stesso. Questo porta alla perdita della speranza di migliorare lo stato delle cose, oltre a percepire la perdita di un futuro migliore degli anni appena trascorsi. Per difendere i singoli particulari si aumentano i decibel dell’attualità dato che il rumore assordante tutto copre, tutto allontana o nasconde privando la comunità del senso dell’attesa, di quella speranza che tanto poca se ne vede in giro.
La comunità è sempre l’inclusione delle esigenze e bisogni di tutti i mondi che compongono la società ma, soprattutto, dei mondi esclusi. E’ possibile sbriciolare i muri che dividono questi autismi solo mettendo in discussione la natura stessa di comunità ma, soprattutto, la funzione inclusiva che essa ha o deve avere. Lo richiede la ragione anche se quest’ultima è, quasi sempre, “un’isola piccolissima nell’oceano dell’irrazionale”(E. Kant) ma è ora che si espanda fino a divenire un continente di razionalità.

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