Cittadini o/e consumatori?

di Vincenzo Jacovino


Globalizzazione e concorrenza, un derivato della prima, stanno mettendo a rischio la struttura societaria del nostro Paese, e non solo. La domanda, che assilla i piĆ¹, ĆØ: tale rischio si attenuerĆ  o col passare del tempo si aggraverĆ ? Purtroppo, non c’ĆØ risposta a questo interrogativo, almeno al momento, perĆ² genera un dilemma che coinvolge la persona nel suo duplice ruolo di cittadino e di consumatore. Oggi, c’ĆØ distinzione tra i poteri del cittadino e quelli del consumatore? O c’ĆØ, in effetti, una commistioni di poteri, sovente in contrasto tra di loro, nelle mani dell’unica persona cittadino/consumatore?
La concorrenza che vuol dire, innanzi tutto, libero mercato e quindi necessitĆ  di produrre sempre a costi piĆ¹ bassi favorisce il consumatore non ci sono dubbi ma questo non lede alcuni diritti del cittadino? Forse si, perchĆ© come scrive Robert Reich per attrarre i consumatori si abbassano i prezzi e per ottenere questo risultato o si tagliano salari e diritti dei lavoratori o, piĆ¹ drasticamente, si delocalizza la produzione gettando, cosƬ alle ortiche, il diritto del cittadino, al lavoro. Ecco, quindi, la germinazione dei processi di precarizzazione del mondo del lavoro e, quindi, l’insicurezza e la paura del futuro. E nel nostro Paese ĆØ, ormai, da molto tempo che si vedono crescere questi germogli e con essi la frammentazione della societĆ  oltre all’aumento di nuove forme di disuguaglianze. Questi germogli, in aggiunta, recano con sĆ© quasi sempre, anche, paralisi del pensiero, confusione di sentimenti, angoscia per il futuro, in sintesi: un forte senso di inquietudine e d’ansia.
Il nostro Paese questi rischi continua a correrli perchĆ© in un mondo globalizzato dove la concorrenza rincorre solo ed esclusivamente il profitto e ignora, con consapevolezza, una questione di massima importanza ossia quella afferente la giustizia sociale. Il mondo globalizzato richiede sempre piĆ¹ concorrenza, ma fin dove? E a spese di chi? E a quali costi sociali?
Non si leggono risposte in giro e, quindi, azioni consequenziali. Filosofi ed economisti tacciono perchĆ© ritengono non di loro competenza? o piĆ¹ per forma mentis sono indotti, come normalmente avviene, a eludere? Sono questi gli interrogativi che il cittadino si pone, non perĆ² il consumatore proiettato, com’ĆØ, a voler soddisfare i suoi bisogni surrettizi, indotti dalla martellante pubblicitĆ .

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