ME NE ANDRO' LONTANO, COME UNO ZINGARO, NELLA NATURA

di Carolina Lio

La Galleria Trevisi Accademie seleziona per il periodo estivo sei artisti che lavorano sul paesaggio classico e sulla natura. La galleria diventa così un contenitore di immagini a metà tra idilliaco e realistico, ispirandosi chiaramente a una visione dell'uomo e dell'ambiente che deriva dalle poesie di Rimbaud, da cui è tratto il titolo della mostra. Si tratta di una natura “madre” e allo stesso tempo selvaggia, dove l'uomo non viene mai raffigurato se non tramite il suo intervento. Case in lontananza, scorci di paesaggi urbani, costruzioni antiche e fiabesche. Ma sempre disperse nella natura, in un verde interrotto dai colori della frutta, dalle pelli degli animali, dai petali dei fiori. Il desiderio è quello di diventare zingari e vagabondi, di disperdesi, perdersi, ritrovarsi attraverso un contatto quasi ultraterreno con la luce, la vita, lo scorrere dell'acqua, il silenzio religioso della notte. Un contatto riscoperto con i nostri lati primordiali, con l'istinto della fuga, con quello della sopravvivenza che scatta inevitabilmente al contatto ravvicinato con le bestie feroci che sono il soggetto preferito di Gianluigi Alberio, in primi piani di un iperrealismo minuzioso e inquietante dove ci sembra di poter sentire addirittura il respiro dei suoi soggetti. Non può che seguire la fuga. Una fuga a scatti, a momenti di millisecondi in cui ci si guarda intorno, poi avanti, poi sotto per non cadere, poi alle proprie spalle per essere sicuri di non essere inseguiti. E ne esce una composizione di istanti come proprio le effettive composizioni di Marina Barbiero ci comunicano in un archi e colonne costituiti da piccoli quadri in movimento di ascesa, di allontanamento. Allontanamento che può essere qualcosa di molto diverso dalla fuga e può diventare un percorso verso un mondo fiabesco, cristallino, pulito, sgombro come quello immaginato e ritratto da Beatrice Carbonari, con costruzioni e panorami che potrebbero fare da commento a un libro di favole. Quelle favole che presentavano sempre, prima o poi, in qualche parte della narrazione un qualche luogo dove la vegetazione si faceva più fitta e ci si ritrovava davanti al mistero, magari culminante in un lago, uno stagno, una fonte di acqua, vita, fantasia, magia. Sono proprio vegetazioni acquatiche quelle di Laura Della Lucia, dove ninfee, canneti e altri elementi sembrano volerci preparare a quello che potremmo trovare spostando le fronde dei salici che ci coprono la visuale. Ma se ad ogni viaggio deve corrispondere un ritorno, è proprio questo che ritroviamo a un passo oltre il fantastico: il mondo reale. Viene rappresentato da Goffredo Godi nella commistione tra paesaggio urbano e aree verdi cittadine e in Clara Nicese che dipinge la vita di paese marino o agricolo e il suo legame obbligato tra artificio e natura. Un legame che l'umanità tenta a volte di ignorare e a volte di emancipare, ma che non può in nessun caso essere realmente scisso.

Gianluigi Alberio
Marina Barbiero
Beatrice Carbonari
Laura Della Lucia
Goffredo Godi
Clara Nicese

Trevisi Accademie Centro artistico-culturale
via Inferiore 35/A – 31100 Treviso
telefono e fax: 0422542822 - email: trevisi.accademie@gmail.com
dal 20 Giugno al 09 Luglio 2008

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